Firenze, 3 dicembre - È stata presentata ufficialmente questa mattina a Firenze, nell’ambito del 55° congresso nazionale Sigg, l’associazione scientifica per l'invecchiamento attivo e le cure integrate “Piaci”, nata dalla collaborazione tra l’Ordine nazionale degli assistenti sociali, il gruppo di ricerca geriatrica Grg e la Fondazione «E. Zancan» di Padova. Per statuto, l’associazione si pone l’obiettivo di «promuovere attenzione globale ai bisogni e diritti della persona anziana, valorizzando le sue capacità e potenzialità; favorire la collaborazione tra culture professionali sociali, sanitarie, educative, ambientali a servizio delle persone anziane; sviluppare la ricerca di nuove soluzioni per migliorare il lavoro di cura, la valutazione di efficacia, gli approcci interdisciplinari».
«Questi scopi – ha spiegato il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato – vengono realizzati con attività di studio, ricerca e con azioni di promozione e divulgazione scientifica e culturale, facilitando il dialogo tra discipline, saperi professionali, scienza ed etica”. La specificità della nuova associazione scientifica è nel suo approccio multiprofessionale, visto che «tradizionalmente questo tipo di associazioni nasce dall’interesse di singole professioni e corre il rischio di anteporre l’interesse dei suoi promotori ai problemi per cui è stata costituita – ha aggiunto –. Per questo “Piaci” mette al centro la persona anziana, e la sua famiglia, e intorno tutte le professioni interessate a trovare nuove soluzioni».
In tema di invecchiamento e non autosufficienza, la Fondazione «E. Zancan» con l’occasione ha presentato i risultati di uno studio mirato a calcolare il valore equivalente del costo del lavoro di assistenza sanitaria svolto dalle famiglie che assistono in casa una persona non autosufficiente grave. La ricerca ha interessato per ora Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Piemonte e la provincia autonoma di Trento, ma l’obiettivo è di estendere l’analisi all’intero territorio nazionale. In dettaglio, risulta che se le famiglie decidessero d’un tratto di non prendersi più cura dell’anziano nel suo domicilio, la spesa a carico dei Fondi sanitari regionali crescerebbe di milioni di euro: soldi che andrebbero destinati all’assistenza sociosanitaria residenziale. Questi i valori di maggiore spesa: in Veneto 869 milioni di euro, in Emilia Romagna 861 di milioni euro, in Toscana 830 milioni, in Liguria 256 milioni, in Piemonte 924 milioni e in Trentino 65 milioni di euro.
«Il lavoro di cura familiare è una scelta generosa e onerosa, perché riduce la capacità economica delle famiglie – è il commento di Vecchiato – ed è una scelta che riguarda soprattutto le donne che talvolta rinunciano al lavoro o a possibilità di carriera per farsi carico di un anziano non autosufficiente». Questa scelta incide notevolmente sul bilancio familiare eppure, nonostante il grande apporto dato alle istituzioni e alle comunità locali, non ha corrispettivi in termini di sgravi fiscali, agevolazioni tariffarie o altre forme di sostegno. «I dati presentati oggi possono diventare base oggettiva per quantificare un “giusto riconoscimento”, con soluzioni di natura economica o anche con altre forme di agevolazione, a beneficio immediato (in termini di beni e servizi) o differito (tutela previdenziale per le donne che svolgono lavoro di cura in famiglia). La nostra, dunque, non vuole essere in alcun modo una critica, ma al contrario consentire una presa di coscienza e fornire un input affinché si pensi a modalità per andare incontro alle famiglie interessate».