Una proposta per la definizione dei Lea sociali

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creato: 12 luglio 2012

A distanza di oltre 10 anni dalla riforma costituzionale del 2001 resta ancora molto da fare per la definizione dei livelli essenziali di assistenza sociali. Ad oggi, infatti, manca ancora una legge che definisca questi livelli, persistono pesanti squilibri tra aree del paese, i diritti sono “finanziariamente condizionati. Per colmare queste lacune e dare un contributo concreto, nei giorni scorsi la Fondazione “E. Zancan” in collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna di Pisa ha riunito nella sede estiva di Malosco, in Trentino, un gruppo di costituzionalisti e altri esperti per mettere a fuoco criteri e soluzioni per la determinazione dei Lea sociali. L’obiettivo è di stimolare le istituzioni a intervenire senza giustificazioni inconsistenti. Il risultato del seminario è un documento contenente proposte concrete, che sarà prossimamente diffuso al governo, alle regioni, agli enti locali, alle organizzazioni sociali per cercare di superare insieme questa situazione di impasse che dura da troppo tempo.
“La questione è nell’agenda degli addetti ai lavori da almeno 11 anni, cioè dalla riforma del Titolo V – sottolinea il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -. In questi anni si è continuato ad affrontare e approfondire il tema, senza però fare passi in avanti sostanziali di tipo strategico e tecnico. Il seminario ha dimostrato invece che è possibile fare passi avanti per riqualificare la spesa e meglio orientare le risorse verso chi più ha bisogno, in una logica di giustizia, equità, investimento e di sviluppo sociale”.
Il motivo di un’attesa durata oltre un decennio è spiegato da Emanuele Rossi, professore di diritto costituzionale alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa e membro del cda della Fondazione Zancan, che ha coordinato il seminario: “Innanzitutto, definire i Lea significa stabilire quali sono i diritti esigibili, ma se non si identificano i fondi per garantire questi diritti allora lo sforzo di definizione è nullo. In secondo luogo, nell’area dell’assistenza sociale è difficile arrivare a una standardizzare della prestazione, come avviene in sanità”.
Il documento di Malosco propone innanzitutto di stabilire un finanziamento complessivo, propedeutico anche alla definizione degli standard: “Bisogna cercare di definire e quantificare le risorse che già ora vengono usate dallo stato per l’assistenza sociale, in modo da poterle riorganizzare e razionalizzare”. Deve essere individuata una procedura condivisa e partecipata per la definizione dei Lea e, infine, è necessario abbattere le differenze tra aree del paese, “iniziando a chiamare i servizi e le prestazioni tutti con lo stesso nome, per poter definire le priorità” conclude Rossi.

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