Agire agapico e servizio sociale: “Social One” e la Fondazione Zancan si interrogano sul rapporto possibile

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creato: 04 settembre 2012

TAGS: welfare valori sociologia servizio sociale

 

Dal 30 agosto all’1 settembre si è parlato a Rocca di Papa (Roma) di amore e servizi alle persone. Un argomento inconsueto per l’agire professionale ma non altrettanto per il gruppo Social One. Il tema: “Servizio sociale professionale e agire agapico: riflessioni teoriche, processi operativi”. La questione: agire agapico e agire professionale: cos’hanno da dirsi e da darsi? 
“Dipende! - spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato - Se l’agire professionale è fedeltà a protocolli, procedure, regole, evidenze… troverà difficoltà a lasciare spazio all’incontro con l’altro. Se l’agire agapico supera le barriere della diffidenza (dell’inimicizia), l’incontro  può generare eccedenza, cioè più di quanto ragionevolmente ci si potrebbe aspettare. Insieme possono fare la differenza nel rigenerare speranza, risorse, possibilità. Ma questo vale anche in tempi di crisi, di recessione, di razionalizzazione del nostro sistema di protezione sociale? Se il welfare è soltanto redistributivo, la risposta è negativa. Se invece il welfare  non è solo costo ma anche investimento, se riesce ad essere rigenerativo di risorse, allora i giochi si riaprono. I risultati del seminario indicano strade e possibilità da sperimentare”. Ne parleranno i materiali di studio presentati e discussi dai partecipanti, italiani e stranieri. Saranno raccolti nella monografia che uscirà a dicembre nel numero 6 della rivista “Studi Zancan”. 
“Durante il seminario – aggiunge Vecchiato - è arrivata una notizia: il Cardinale Martini ci ha lasciato. Fede e dubbio è il modo che Eugenio Scalfari ha scelto per parlare del suo ultimo incontro con Martini: raccontando della solidità di una fede che non ha avuto paura di confrontarsi ogni giorno con i dubbi, per liberare la carità e l’agape dalle impurità. Sono i dubbi e le paure dell’altro che impediscono all’agire agapico di scorrere dentro il lavoro professionale, dentro le organizzazioni di servizio, collegando teoria e azione, per un futuro possibile, grazie a un welfare di investimento e prefigurando le strade per costruirlo”.
Il seminario di Rocca di Papa ha offerto l’occasione per mettere a confronto esperienze e riflessioni di esperti nazionali e internazionali. “È da tempo che desideravamo specificare il tema dell’agire agapico in rapporto al servizio sociale in modo più diretto – sottolinea Vera Araujo, coordinatrice di Social One –. Non che non fosse presente negli altri incontri ma ora si tratta di focalizzare meglio il rapporto tra l’agire agapico e il servizio sociale”.
Molti i relatori di spicco: Anna Maria Zilianti (Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale, Università di Siena); Angelo Lippi (Docente di Amministrazione e Organizzazione dei Servizi Sociali Università di Siena); Rosalba Demartis (Assistente sociale specialista, Dottore di Ricerca in Scienze Sociali all’Università di Sassari) che ha introdotto la sezione dal titolo “La relazione agapica come condizione generativa di eccedenza riconoscibile in termini di valore professionale, personale e sociale”. Paolo De Maina (Assistente Sociale Specialista, Comune di Roma) ha riferito su “La cura e il prendersi cura” e Michele Colasanto (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttore dell’Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento) ha introdotto il tema “Agire agapico nelle organizzazioni e nelle istituzioni: ostacoli e criticità per nuovi modi di intendere la costruzione del bene comune”. 
Social One sempre più guarda oltre i confini italiani, coinvolgendo esperti di diversi continenti. Angela Maria Bezerra Silva ha presentato una relazione su “Servizio sociale in Brasile a confronto col paradigma dell’agire agapico”; Maritza Vasquez Reyes è intervenuta su “Storia ed esperienze di servizio sociale negli U.S.A” e Rolando Cristão ha presentato l’esperienza argentina con il contributo “Istituzione, norme, comunità e agire agapico”. Hanno partecipato anche due assistenti sociali provenienti dalla Romania, che hanno presentato l’azione del Servizio Sociale nel loro Paese dopo la caduta della dittatura.
Molta strada è stata fatta dalla nascita del gruppo “Social-One”, che “si è costituito e va crescendo come un gruppo composito e variegato, sempre più internazionale, di sociologi e studiosi di servizio sociale che si incontra con continuità e regolarità” sottolinea la coordinatrice Araujo. “Vogliamo portare avanti un’esperienza di vita, di studio e di confronto attraverso una dinamica dialogica in cui l’ascolto e la reciproca apertura e accoglienza facilitino e incrementino l’integrazione e la crescita intellettuale a partire dalla competenza specifica della propria disciplina”. Social One si prefigge di “inserirsi e di proseguire nel filone di una sociologia imperniata sulla centralità della persona come attore sociale, che offre nuovi spunti di riflessione e di ricerca, nuove chiavi di lettura e di interpretazione della realtà sociale”. Accetta, dunque, la sfida dell’interdisciplinarietà: “Siamo convinti che il tempo che viviamo richiede uno sguardo  al contempo  globale e sintetico, capace di cogliere non solo i dettagli ma anche il senso generale della realtà sociale”. 
Il gruppo è consapevole della necessità di una metodologia ad hoc per cogliere l’agire agapico nella realtà sociale; una metodologia insieme quantitativa e qualitativa che renda ragione di determinate azioni. “La metodologia con cui ci accingiamo a trattare temi e sfide che hanno al centro i servizi alle persone è intimamente espressione dell’agire agapico. Anche in questo seminario abbiamo voluto comporre una comunità dialogante, consapevole che per una miglior comprensione della realtà sociale e delle persone che ne sono attori è utile ascoltare e confrontarsi con altre prospettive”. Una metodologia dunque “ricca di confronto ma sempre nell’atmosfera dell’agape che vuol dire attenzione, ascolto anche critico, larghezza, apertura, rispetto. Tutto ciò porta relazioni umane autentiche, vale a dire, capaci di produrre nuova umanità”.

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