Carità e Giustizia: l'impegno e la testimonianza di don Giovanni Nervo

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creato: 14 maggio 2013

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La Fondazione Emanuela Zancan, in collaborazione con il Comune, la Diocesi, l'Università di Padova e la Caritas italiana, ha reso omaggio a monsignor Nervo, scomparso lo scorso marzo, con la giornata di studio e approfondimento Carità e Giustizia: l'impegno e la testimonianza di don  Giovanni Nervo (13 maggio, centro culturale Altinate San Gaetano, Padova). Molti e accorati gli interventi che si sono succeduti nel corso della mattinata. Oltre 250 le persone iscritte.
Monsignor Giuseppe Benvegnù-Pasini, presidente della Fondazione Zancan, ha introdotto la giornata dando risalto al contributo di don Giovanni alla crescita culturale della società: "Si rivelava non solo maestro nel dialogo, ma anche produttore di cultura sociale e politica, attivamente impegnato nella realizzazione della città dell'uomo". Ha quindi ricordato che "egli sentì il dovere di diffondere nella Chiesa la cultura della responsabilità dei cristiani verso la società civile". L'impegno e l'attenzione verso le persone povere hanno contraddistinto la sua vita: "Diceva che era difficile capire i poveri e aiutarli in maniera efficace partendo da una posizione di sicurezza e benessere. Bisognava scendere, nei limiti del possibile, a loro livello. Tra i deboli che don Giovanni sentì il bisogno di difendere con forza ci furono anche gli immigrati".
Il vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo, ha colto l'occasione per lanciare la proposta di una biografia di don Giovanni scritta a più voci da chi lo ha conosciuto: "Abbiamo bisogno di testimoni credibili da proporre alle nuove generazioni, in risposta all'emergenza educativa e alla frammentazione dolorosa nella vita della nostra nazione". Idea subito condivisa dall'assessore alla Sanità del Comune Fabio Verlato, cui piacerebbe che il testo fosse distribuito nelle scuole. 
Per il direttore della Caritas italiana, monsignor Francesco Soddu, "tutto in Caritas parla di don Giovanni, a partire dai suoi modi di dire che sono autentici programmi pastorali. Ha saputo rendere vero e vitale ciò che è scritto nel Vangelo. Il mio compito come suo successore è di accogliere e tenere sempre vivo quanto ha fatto". E il rettore Giuseppe Zaccaria ha aggiunto che "per don Giovanni la solidarietà oltre a un valore etico e sociale era anche un valore giuridicamente fondato", ricordando che "si schierò perché l'obiezione di coscienza fosse riconosciuta come diritto fondamentale dell'uomo" e che "si prodigò affinché le strutture Caritas fossero palestre di educazione civica".
La giornata è proseguita con quattro sessioni, ognuna dedicata a un tema cardine nella vita di don Giovanni e ognuna preceduta da alcune letture di suoi brani. Il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, avviando i lavori ha ricordato che secondo don Giovanni per capire i cambiamenti sociali in atto bisogna individuare le 'gemme terminali' che stanno nascendo: "Siamo qui oggi proprio per condividere il patrimonio di don Nervo e per condividere gemme di futuro".
1. Giustizia e pace. Emanuele Rossi, docente di Diritto costituzionale alla Scuola Sant'Anna di Pisa, ha posto l'accento sul fatto che "per don Giovanni il Vangelo e la Costituzione erano i capisaldi sui cui costruire un rapporto umano profondo con tutte le persone" e sull'importanza del concetto di solidarietà per conseguire il bene comune. Vivere la Costituzione come fondamento di giustizia è una delle lezioni che don Giovanni ci ha lasciato: "La Costituzione è un programma da realizzare, una 'rivoluzione promessa', che spetta a tutti mantenere e realizzare". 
Diego Cipriani di Caritas Italiana ha ricordato le tappe dell'apertura e delle motivazioni della Caritas all'obiezione di coscienza e al servizio civile : «L'interesse di don Giovanni per l'obiezione di coscienza si inseriva nel quadro della cultura di pace e della non violenza. L'obiezione di coscienza ha alla base i diritti umani. Don Giovanni è stato importante per la cura della formazione dei giovani e nella realizzazione dei progetti di servizio civile, che evitassero qualsiasi forma di sfruttamento di manodopera a basso costo».
2. Solidarietà e volontariato. Franco Piacentini, presidente di Auser Veneto, ha proposto alcune considerazioni sul rapporto tra istituzioni e terzo settore secondo monsignor Nervo: "Da sola la solidarietà non può e non potrà ridare dignità alla persona in difficoltà, quindi il ruolo dello stato rimane centrale per garantire i diritti di cittadinanza". Nel mettere in luce i limiti dell'attuale modello di welfare ha invitato a "sviluppare un'ampia riflessione" sul concetto di welfare generativo proposto dalla Fondazione Zancan. 
Felice Scalvini, vicepresidente della International Co-operative alliance, ha riepilogato la storia dell'impresa sociale, facendo presente l'attenzione di don Giovanni a questo processo. "Ne ha subito capito le potenzialità, ci ha dato un metodo e ha accompagnato la nascita di tutto il terzo settore, fungendo quasi come 'garante etico' del percorso".
3. Lotta alle disuguaglianze. Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish-Federazione italiana per il superamento dell'handicap, ha ripercorso l'impegno di don Giovanni per l'esigibilità dei diritti delle persone più fragili, "suggerito dal suo amore per la Costituzione italiana, di cui amava specialmente la prima parte, con la proclamazione dei principi e diritti fondamentali della persona". 
Paolo De Stefani, docente di diritto internazionale all'Università di Padova, ha posto l'accento sulla "curiosità verso tutto quanto di inedito e originale emergesse nella società. Un desiderio di conoscere, approfondire, studiare nei dettagli i fatti dell'uomo e delle comunità". L'attenzione di don Giovanni verso le gemme terminali lo ha portato a occuparsi di immigrazione fin dagli albori del fenomeno in Italia: "Giustizia, accoglienza, umanità nella concretezza sono i suggerimenti che ci ha consegnato per governare in modo civile e rispettoso dei diritti umani l'immigrazione nel nostro paese". 
4. Servizi alla persona. Milena Diomede Canevini, esperta di storia ed etica del servizio sociale, ha ripercorso il lavoro di monsignor Nervo "nel" e "per" il servizio sociale, a sostegno della sua valorizzazione come professione e disciplina: "Ha ispirato e sostenuto gli 'orizzonti di significato' su cui fondare le scelte etiche del servizio sociale: la centralità della persona, i diritti individuali, il rispetto e la valorizzazione delle differenze, i doveri e le responsabilità individuali e collettive. È stato punto di riferimento per generazioni di assistenti sociali".
Livio Frattin, esperto di organizzazione e programmazione dei servizi sociali e sociosanitari, ha ribadito che "stare dalla parte dei più deboli, degli ultimi, dei senza voce ha costituito il tratto forse più significativo della personalità di monsignor Nervo, che su questo ha orientato tutta la sua azione formativa nell'organizzazione dei servizi sociali", intesi come "strumenti in funzione delle necessità assistenziali della persona che quindi è e rimane il fulcro e la ragion d'essere dei servizi stessi".
La giornata è proseguita nel pomeriggio con molte testimonianze.

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