Nel terzo numero di Studi Zancan l’editoriale è dedicato alla riferma del terzo settore.
Devis Geron e Tiziano Vecchiato approfondiscono il tema degli effetti degli investimenti per la prima infanzia. Sono infatti ampiamente riconosciuti gli effetti positivi dei servizi socioeducativi per la prima infanzia, soprattutto a beneficio dei bambini che provengono da contesti familiari svantaggiati. In Italia la frequenza di asili nido e altri servizi per bambini fino a 3 anni è ancora molto ridotta e con marcate differenze territoriali. Una possibile fonte di risorse pubbliche da destinare all’estensione dei servizi per la prima infanzia sono gli assegni familiari.
Le simulazioni suggeriscono che, a parità di altre condizioni, la possibilità di destinare 1,5 miliardi di assegni familiari (sui 6,5 complessivi annui) al finanziamento della spesa per asili nido consentirebbe di raddoppiare il numero di bambini frequentanti. Raddoppierebbe anche il personale impiegato. Gli impatti positivi «diretti» (aumento dell’occupazione di welfare) e «indiretti» (aumento del gettito fiscale e contributivo) sono di notevole interesse sociale.
Cinzia Canali ed Elisabetta Leonardi riportano gli esiti del lavoro svolto a diretto contatto con bambini e famiglie in difficoltà in tre città: Napoli, Roma e Torino. La metodologia utilizzata ha consentito agli operatori di analizzare i cambiamenti avvenuti nel percorso di aiuto, con un’attenzione specifica alla capacità degli aiutati di essere essi stessi capaci di aiuto per altre persone, in un’ottica di welfare generativo.
Se e in che misura il percorso culturale e la ricerca della Fondazione Zancan hanno contribuito ad una sintesi non facile per le professioni sociali: «a servizio delle persone e/o con le persone»? Gli articoli raccolti nella sezione monografica vogliono rispondere a questa domanda ripercorrendo cinquant’anni di cambiamenti istituzionali, culturali, giuridici e sociali.
In particolare Italo De Sandre chiarisce come si è identificato, è cresciuto ed è cambiato un soggetto collettivo come la Fondazione Zancan, nell’interazione costante con i problemi e le continue trasformazioni e turbolenze della società italiana.
Milena Diomede Canevini considera le tappe che hanno portato alla stesura e alla pubblicazione della Carta etica delle professioni a servizio delle persone, ricostruite intorno a due percorsi di studio, formazione, ricerca fra loro intrecciati: l’etica e la deontologia degli assistenti sociali; l’integrazione delle figure professionali.
Augusto Palmonari e Tiziano Vecchiato, a partire dalla constatazione che ci sono differenti modi di fare formazione con specifiche validità e caratteristiche, riflettono sulle peculiarità di una formazione volta a incrementare la professionalità e le capacità: di lavorare in gruppo, di cambiare, di mettersi in discussione, di interpretare nuovi modi di essere e operare. In sintesi: quanto e come la formazione può contribuire a innovare le pratiche professionali e di servizio.
Nell’articolo «Il dialogo multidisciplinare come lavoro creativo» Italo De Sandre sottolinea che le riflessioni della Fondazione Zancan sul servizio sociale e il lavoro sociale si sono caratterizzate, nel corso degli anni, per alcune parole-chiave: cambiamento, bisogni, soggetti, relazioni, solidarietà... Conoscenza, coscienza ed etica di varie professionalità si sono via via interfacciate in un dialogo tra pari che ha permesso di allargare le diverse prospettive proponendo idee e risposte originali ai bisogni nascenti. Un lavoro intellettuale multidisciplinare fondamentale anche negli attuali rapporti tra servizio sociale e politiche di welfare.
Angelo Lippi si sofferma sul tema dell’integrazione quale risposta alle dimensioni di globalità della persona. Sullo sfondo di una normativa nazionale in evoluzione, si approfondiscono i diversi livelli dell’integrazione: istituzionale, gestionale, professionale, comunitario, riferiti alle varie aree di bisogno in cui si articolano i servizi alle persone.
Elisabetta Neve approfondisce alcuni scritti che, anche alla luce della realtà attuale, sembrano i più significativi per tracciare la fisionomia della Fondazione in rapporto ai diversi contesti storico-culturali e all’evoluzione stessa del servizio sociale. Se all’inizio l’attenzione era posta prevalentemente sulla professione dell’assistente sociale, in seguito l’orizzonte si è allargato ad altre professioni sociali, educative, psicologiche e sanitarie.
Nei suoi due articoli Lorenza Anfossi approfondisce i temi dell’informazione (come valore centrale nell’organizzazione dei servizi alle persone, in quanto risponde al bisogno e diritto dei cittadini di conoscere, di emanciparsi, di partecipare consapevolmente alla vita democratica) e della supervisione (strumento per garantire servizi validi alle persone attraverso il consolidamento e lo sviluppo innovativo delle competenze dei professionisti).
Nella sezione ricerche ed esperienze Elisabetta Crocetti riflette, a partire dai risultati dello studio Crescere, sul rapporto in adolescenza tra identità, benessere e dinamiche relazionali a scuola.
Alberto Leoni e collaboratori propongono un’analisi longitudinale sulla valutazione degli interventi d’integrazione scolastica. La verifica sulla qualità dell’intervento, unito a nuove forme di progettazione, può consentire un risparmio di risorse. A tal proposito la verifica del raggiungimento degli obiettivi individuati nel quaderno operativo dell’anno scolastico 2011-2012 e l’utilizzo di griglie di valutazione evidenziano l’efficacia dell’intervento e la corrispettiva riduzione del fabbisogno di assistenza.