Estetica sociale, sostegno a famiglie in crisi, aiuto ai bambini con malattie ematologiche: a Napoli le buone pratiche per l’infanzia e i genitori

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creato: 26 novembre 2014

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Sono le tre esperienze selezionate nell’ambito del progetto Tfiey: coniugano sostegno genitoriale, aiuto multidisciplinare, attenzione al risultato. Saranno presentate al convegno di mercoledì 3 dicembre “Orientarsi nei servizi per l’infanzia, innovarli e valutarli. Con i genitori

Individuare politiche innovative a sostegno dei bambini e delle loro famiglie, sperimentarle, coinvolgere e creare una rete di persone e realtà che hanno a cuore l’infanzia: è questo l’obiettivo del progetto Tfiey Italia, coordinato dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con Fondazione Emanuela Zancan, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione CON IL SUD.

Sebbene i servizi all’infanzia in Italia soffrano di eccessiva frammentazione e settorialità, buone pratiche incentrate sull’innovazione sono presenti in diverse realtà. Tra le molte che sono state segnalate nell’ambito di una call for innovation, tre sono quelle selezionate dal progetto TFIEY perchè particolarmente significative, anche sul piano simbolico: a Padova il gruppo multidisciplinare per la presa in carico di bambini con drepanocitosi; a Napoli il “Salone sociale di estetica”, per ridare dignità e fiducia alle donne in difficoltà; a Riva del Garda il progetto “Famiglia e capitale sociale” per un sostegno concreto ai genitori nella cura dei figli. Queste esperienze saranno segnalate e condivise nell’ambito del secondo convegno nazionale del progetto TFIEY “Orientarsi nei servizi per l’infanzia, innovarli, valutarli. Con i genitori”, che si svolgerà mercoledì 3 dicembre a Napoli (Basilica di San Gennaro extra moenia, ore 9.30-17).

BAMBINI CON DREPANOCITOSI. Nella Clinica di Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova c’è un gruppo crescente di bambini affetti da malattie ematologiche congenite e, tra queste, la drepanocitosi (anemia falciforme o sickle cell disease) è tra le più temibili. È la più comune malattia genetica a livello mondiale, che provoca crisi dolorose di vaso-occlusione in tutti gli organi e può causare ictus, infarti polmonari e dolore insopportabile alle articolazioni. È una malattia complessa, che richiede diagnosi precoce, misure profilattiche, educazione sanitaria specifica. Per la quasi totalità dei casi interessa popolazioni di origine africana, perciò i bambini seguiti (un centinaio) appartengono tutti a famiglie immigrate, con la vulnerabilità sociale, gli ostacoli all’accesso al sistema sanitario e alla fruizione dei servizi che contraddistingue questa fascia di popolazione.

Per accogliere e accompagnare questi bambini e le loro famiglie dal 2006 è attivo, con il sostegno della Fondazione Città della Speranza, il Gruppo drepanocitosi: un’équipe multidisciplinare di neurosonologi, neuroradiologi, cardiologi, psicologi e figure professionali con competenze sociali. Il servizio prevede accompagnamento e formazione per la gestione a casa delle crisi e per aiutare i genitori a capire quando portare il bambino in ospedale. Le famiglie vengono inoltre informate dei propri diritti  (esenzione dal ticket, indennità di accompagnamento, permessi straordinari dal lavoro). Il protocollo terapeutico è individualizzato e flessibile. Poiché deficit neurocognitivi e disturbi dell’apprendimento sono particolarmente diffusi tra i bambini con drepanocitosi, è attivo dal 2013 anche il doposcuola gratuito “Compitinsieme”.  

SALONE SOCIALE DI ESTETICA. Quando hai tanti problemi, molte preoccupazioni e hai paura di non sapere come tirare avanti, non ci pensi proprio a te stessa, ti metti in ultimo piano, o non ci sei proprio …”. Le parole di Maria, madre di tre bambini, racchiudono il senso del progetto di Salone sociale attivato a Napoli dall’associazione Pianoterra Onlus, rivolto a donne in grave disagio sociale. Attraverso la cura di sé, del proprio corpo, il progetto punta ad aiutare queste donne (ragazze-madri, donne sole, disoccupate, straniere ecc.) a ritrovare la stima in se stesse e la fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita. I benefici non sono solo per le donne ma anche, o soprattutto, per i loro figli: la cura verso di sé, infatti, è condizione molto importante per avere cura dell’altro.

Il Salone Sociale Estetica è attivo da circa un anno. Due martedì al mese, su appuntamento, le utenti possono dedicare del tempo alla loro bellezza e prendersi un tempo e uno spazio per loro stesse. A beneficiarne sono soprattutto donne povere, spesso sole o con compagni disoccupati, con figli a carico, giovani, poco istruite. Gran parte di loro mostra aspetti depressivi, poca fiducia nelle proprie possibilità di riscatto, uno scarso livello di autostima e di conseguenza poca cura di sé. Questa condizione, se vissuta quotidianamente e per lungo tempo, rafforza un circolo vizioso che porta ad avere sempre meno rispetto e cura della propria persona, minore considerazione di sé e delle proprie capacità di reagire alle avversità con ricadute sulla qualità di vita dei propri figli e, quindi, sul loro benessere psicofisico

Inizialmente rivolto alle sole utenti dell’associazione, da febbraio il Salone Sociale è aperto anche a donne provenienti da altri enti e associazioni ma, comunque, sempre inserite in percorsi di sostegno e accompagnamento. Le donne inserite nel progetto contribuiscono con una quota di 3 euro per ciascun trattamento ricevuto. Il pagamento, infatti, per quanto minimo rinforza il senso di dignità e valore che l’intero progetto mira a riconoscere alle donne coinvolte.

“FAMIGLIA E CAPITALE SOCIALE” è il progetto attivato a Riva del Garda (Tn) dalla Fondazione Famiglia Materna attraverso il Centro Freeway Alto Garda (servizio socio-educativo 0-6 anni). La peculiarità di questa esperienza è la sua capacità di mettere in rete soggetti pubblici e privati (non solo terzo settore, ma anche for profit), rendere protagoniste le famiglie, innovare i servizi e verificare gli esiti degli interventi. Sono state promosse iniziative concrete per sostenere i genitori nello svolgimento del ruolo educativo, nella scelta di strategie di conciliazione tra famiglia e lavoro e nella riduzione delle condizioni di precarietà e insicurezza economica e lavorativa.

Il progetto si inserisce in un territorio caratterizzato da forte frammentazione sociale, acuita dalla crisi, e da crescente conflittualità intra-familiare. I dati disaggregati disponibili (2006) mostravano, infatti, un tasso di famiglie monogenitoriali superiore alla media (14,4 vs 13,2) e un tasso di divorziati superiore al dato provinciale (2,6 vs 1,9). Il territorio è anche soggetto a una forte immigrazione (sia di italiani sia di stranieri), che porta molte famiglie a essere prive di reti di sostegno.

Nel dettaglio, i servizi attivati sono diversi: consulenza psicopedagogica e sostegno genitoriale;  interventi formativi e laboratori ludico-espressivi genitore-bambino; mutuo aiuto per i genitori; servizio nido da maggio a ottobre per i figli di lavoratrici stagionali, aperto 12 ore al giorno, sabato e giorni festivi compresi; inserimenti lavorativi di madri disoccupate.

Il progetto ha coinvolto circa 190 famiglie in condizioni di “normalità” e ha sperimentato nuovi interventi di sostegno per le  famiglie che presentavano qualche fattore di rischio. Con la collaborazione della Facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento è stato inoltre possibile misurare l’impatto di un intervento integrato di rafforzamento delle reti sociali nei confronti di 10-12 nuclei familiari in condizioni di fragilità.

Anche in questo modo il progetto TFIEY valorizza e incoraggia le molte esperienze che cercano di innovare le pratiche sociali e i modi di promuovere la crescita dei bambini.

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