Welfare degenerativo e prestazionismo mortificano la professionalità, pronti per un salto di qualità

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creato: 09 dicembre 2015

TAGS: assistente sociale welfare generativo

La Fondazione Emanuela Zancan, con il direttore Tiziano Vecchiato, ha preso parte al convegno di celebrazione dei 20 anni dell'Ordine degli assistenti sociali del Veneto, nella tavola rotonda dal titolo «Il ruolo dell'associazionismo professionale per il presente e il futuro di una comunità professionale attiva» (5 dicembre 2015).

«Oggi, in un welfare degenerativo si riduce tutto a prestazione. Non dovrebbe essere così - ha esordito Vecchiato – perché è un modo di operare non voluto, non condiviso, che aumenta la disaffezione delle persone verso i servizi e costringe gli assistenti sociali a pratiche inutili, burocratiche, senza incontro di capacità e responsabilità. Serve una rivendicazione etica a salvaguardia della ‘professionalità della professione’, che non può diventare ostaggio di pratiche inutili e burocratiche. Un futuro migliore può nascere dalla cultura e dall’arte professionale che nel tempo è diventata pensiero e azione, autonomia e responsabilità e anche oggi può contribuire ad innovare il welfare».

«È un welfare centrato sul raccogliere e redistribuire, basato sui diritti a riscossione senza doveri e senza responsabilità sociale. Bisogna ripartire dalla dignità delle persone, dalle loro capacità, dalla possibilità di produrre valore trasformativo, verificabile sul piano umano ed economico. L’aiuto è impossibile se la persona aiutata non concorre al risultato possibile con l’agire generativo. I potenziali di welfare generativo hanno radici nel rispetto profondo della dignità di ogni persona, anche di chi lavora con le persone. Il risultato dell'aiuto generativo non è mai privato ma a corrispettivo sociale, cioè bene sostanziale per la persona e per la comunità». In questa direzione è fondamentale misurare l'esito e l'impatto sociale e dicendo questo Vecchiato ha guardato alle nuove generazioni di assistenti sociali: «I giovani professionisti sono sempre più insofferenti del welfare dissipativo e degenerativo, per questo si stanno appassionando alla generatività e ai suoi potenziali di speranza e di futuro».

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