Nel mare delle disuguaglianze molte famiglie lottano contro la povertà prima che diventi miseria. Sono i figli che danno ai genitori la forza per non arrendersi. La spesa di welfare è quasi 450 miliardi ma per infanzia e famiglia rimane solo l’1,6% del Pil. Per molte famiglie significa disuguaglianza anche nell’accesso, perché non ricevono aiuto e, oltre che povere, diventano “controfattuali” quando lottano meglio di quelle aiutate. Com’è possibile? Esistono quindi è possibile. Ci dicono che gli aiuti non sono un fine ma un “trattamento”, un mezzo insufficiente per uscire dalla povertà. La genomica lo ha capito e sa che una parte dei benefici di salute non è spiegabile con i “trattamenti” ma con i “rigeneramenti”. Li mette a disposizione la vita.
Ma allora perché non investire in modi efficaci di lottare contro la povertà? Lo dimostrano i genitori e bambini che non “subiscono” l’assistenza e affrontano positivamente l’esistenza, con le loro capacità. Ci ricordano un’evidenza elementare: «Aiutarmi senza di me? Non è possibile!».
Heisenberg lo aveva capito quasi 100 anni fa e lo aveva chiamato “principio di indeterminatezza”: a una particella non è possibile assegnare un valore che descrive la posizione e la velocità nello stesso istante. È servito a Einstein per spiegare l’armonia dell’universo. Perché non applicarlo agli universi umani e capire cosa aiuta veramente?
Anche in questi universi il cambiamento non dipende dal posizionamento e dal passaggio di materia, ma da come l’aiuto viene trasformato in valore umano e sociale. Si misura con la deviazione dallo standard del concorso generativo al risultato. Nella lotta alla povertà il concorso delle capacità di figli e genitori amplifica di molto l’esito e l’impatto delle risorse conferite in input. Potrà essere utilizzato per valutare i progetti di lotta alla povertà educativa? Ma bisognerà andare oltre il materialismo metodologico e non misurare solo i benefici prestazionali ma anche e soprattutto gli indici gamma del concorso generativo al risultato.
Rubrica “Welfarismi” di Tiziano Vecchiato. Estratto da Vita, marzo 2017