Professioni sociali, livelli essenziali di assistenza e lotta alla povertà sono i temi al centro di due contributi pubblicati recentemente dalla Fondazione «E. Zancan» di Padova in altrettante riviste specializzate.
Il primo contributo si intitola «Lavorare a servizio delle persone, per aiutare ad aiutarsi», ed è contenuto nel numero 3/2009 della rivista «Etica per le professioni», a cura della Fondazione Lanza. Nell’articolo si parte dalla constatazione che le professioni sociali in Italia stanno progressivamente crescendo da un punto di vista sia numerico sia qualitativo: appare dunque opportuno evidenziarne le caratteristiche proprie che le differenziano e che le accomunano, proprio come il lavoro del medico si differenzia da quello dell’infermiere, pur operando entrambi in ambito sanitario. Centrale appare il ruolo che tali professioni possono rivestire nella promozione e nell’attuazione dei livelli essenziali di assistenza: perché i Lea divengano realtà effettiva è infatti necessario che, in primis, siano garantite professionalità qualificate in ambito sociale e sociosanitario. Come scrive Vecchiato: «L’idea di livelli essenziali nasce per fondare in modo sistematico la capacità di tutela dei diritti delle persone. La vera tutela dei diritti avviene quando le risposte sono erogate a chi ne ha bisogno, in modo efficace. Questo significa capacità di valutazione del bisogno e, prima ancora, di selezionare i bisogni meritevoli di tutela sociale […]. Per fare questo è necessaria una base tecnica, professionale perché lo sforzo di solidarietà si trasformi in risposta efficace ai bisogni e in giustizia a tutela dei più deboli».
Un approfondimento diverso è quello proposto nella rivista «Oggi, domani, anziani», trimestrale della Federazione nazionale pensionati Cisl (numero 4/2009). Il contributo «Ripensare le politiche di lotta alla povertà?» sintetizza i contenuti del volume «Famiglie in salita. Rapporto 2009 su povertà ed esclusione sociale in Italia» realizzato da Fondazione Zancan e Caritas Italiana (ed. il Mulino). Partendo dall’analisi dei dati più recenti relativi alla povertà in Italia, Maria Bezze e Tiziano Vecchiato indagano le cause che hanno portato a un progressivo peggioramento delle condizioni economiche del paese. In secondo luogo, sottolineano quale sia la linea delle amministrazioni locali – soprattutto in termini di investimenti – per contrastare il generale impoverimento dei cittadini. Nasce da qui la critica che viene fatta all’attuale sistema, colpevole di non garantire alle persone in condizioni di bisogno un accompagnamento graduale verso l’uscita dal problema, ma di operare quasi esclusivamente per risolvere l’emergenza, senza prendere in carico la persona con i suoi problemi. In particolare, concludono gli autori, «il diritto a non essere poveri ispira le parti fondamentali della Costituzione. Ma per quanto riguarda la povertà, la norma è stata trasformata in diritto ad avere ‘qualcosa’ e non ad avere un aiuto per affrontare e superare i problemi. È su questa contraddizione che la lotta alla povertà deve misurarsi per cercare soluzioni necessarie».