creato: 24 marzo 2010
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Unire le forze per mettere in luce problematiche, incongruenze e potenzialità in materia di spesa sociale dei comuni veneti: è questo l’obiettivo che si sono dati due enti di ricerca sociale, quali la Fondazione “E. Zancan” di Padova e l’Ires Veneto (Istituto di ricerche economiche e sociali), che hanno deciso di mettere in comune dati, riflessioni, metodologie per promuovere un concreto dibattito politico e un reale cambiamento.
Il problema è ormai noto: tra i 581 comuni veneti si riscontrano differenze enormi nella spesa sociale. I dati della Fondazione Zancan (elaborati su fonte Istat) presentati a dicembre 2009 evidenziano infatti una forbice che va da 1 a 13: questo significa che se un territorio ha speso 1 (dato minimo), altri sono arrivati a spendere 13 volte di più per dare risposte a bisogni analoghi. Nel dettaglio, complessivamente le amministrazioni locali della regione hanno speso nel 2006 (ultimo dato disponibile) quasi 395 milioni di euro, pari a 82,93 euro per ogni abitante. Se si analizza la spesa dei singoli territori, ci sono comuni che investono fino a 225 euro pro capite, altri che ne spendono 36.
Una fotografia, questa, che viene sostanzialmente confermata dal decimo rapporto Nobel dell’Ires, “Comuni, finanza locale, federalismo”, in cui si analizza la spesa sociale dei comuni studiandone direttamente i bilanci. In questo rapporto la regione Veneto viene suddivisa in sei “cluster” o gruppi: le centralità; i territori del benessere e della solidità produttiva; i poli della nuova crescita; le aree ad alta intensità turistica; l’arretramento demografico e produttivo. Ciò che emerge è che in particolare due cluster (le centralità e le aree ad alta intensità turistica) presentano una spesa sociale molto sopra la media: rispettivamente 180 e 145 euro contro valori medi che non superano i 100 euro pro capite.
Al di là del confronto, l’unione di questi dati ha un notevole beneficio, perché consente di analizzare la situazione attuale su distinti livelli: dal particolare al generale. Infatti, se la Fondazione Zancan considera come “spesa sociale” solo le voci relative all’assistenza sociale, l’Ires tiene in considerazione un concetto più ampio, comprensivo, ad esempio, dei servizi sociali in cui si va, ad esempio, da quelli cimiteriali e di asilo nido.
Alla luce di questi dati, appare ormai chiaro che il welfare locale deve necessariamente e urgentemente affrontare alcune sfide: in primis quella di uniformare e rendere trasparenti le regole e le modalità di accesso ai servizi, per ridurre le molte disuguaglianze riscontrate. Inoltre è indispensabile condividere parametri di equità nell’allocazione delle risorse, attraverso livelli minimi garantiti di finanziamento comunale e intercomunale dei servizi, e finalizzare i trasferimenti regionali alla costruzione di equità distributiva, con una riduzione dei finanziamenti a pioggia e con la predisposizione dei Livelli essenziali di assistenza sociale.
Restano da sciogliere alcuni dubbi: come possono essere garantiti analoghi livelli di servizio con indici di finanziamento così divaricati? Chi spende di più lo fa per inefficienza o perché vuole dare di più? A che titolo i cittadini hanno trattamenti così diversi?
“La rete regionale di welfare, i centri di responsabilità che lo rappresentano, possono e devono ripartire da queste criticità identificando soluzioni per il riequilibrio della spesa e dell’offerta – è il commento del direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato –. Per questo servono nuove competenze manageriali per il governo del sociale, così da dotare anche questo sistema di capacità adeguate a gestire strumenti di verifica e valutazione in grado di facilitare il monitoraggio delle trasformazioni e la valutazione sociale dei risultati”. E aggiunge: “Con strategie collaborative tra territori possono essere affrontati anche problemi, quali l’ottimizzazione dei costi di produzione dei servizi, l’equità distributiva, la sostenibilità del sistema di offerta, a fronte di bisogni incrementali”.
Si tratta di una vera e propria sfida. Dal canto loro, sia la Fondazione Zancan sia l’Ires si impegnano da oggi a lavorare insieme per diffondere il più possibile i dati di cui sono in possesso e per far rinascere un dibattito sul tema: “Il nostro obiettivo d’ora in poi è di far conoscere a chi ha incarichi di programmazione sociale questa nostra fotografia – spiegano Giacomo Vendrame e Paolo Vallese dell’Ires –, in modo da poter supportare una programmazione consapevole. Allo stesso tempo, attraverso ulteriori analisi, vogliamo cercare di spiegare disparità di spesa che in parte ci sembrano destinate inspiegabili”.