Assegni familiari: dallo Stato al territorio per gestirli meglio

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creato: 27 gennaio 2011

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Se la gestione degli assegni familiari fosse in carico non più all’Inps ma alle singole regioni, si potrebbero potenziare i servizi a sostegno della famiglia. In Veneto, ad esempio, con solo un terzo della quota, stimata per la regione in 600 milioni di euro, si potrebbe raddoppiare l’offerta di posti in asili nido. L’impiego dell’intera cifra, invece, permetterebbe la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro per servizi di interesse sociale. Lo sostiene la Fondazione “E. Zancan” di Padova, che ha presentato le stime inedite nell’ambito del convegno odierno “Abitare sociale” organizzato a Vicenza dalla Fondazione “La Casa”.
Secondo i calcoli riportati dalla Zancan e contenuti nel Rapporto Annuale Inps, nel 2009 i contributi obbligatori versati dalle imprese per finanziare interventi a sostegno della famiglia sono stati 6,1 miliardi di euro, di cui 4,5 destinati agli assegni per il nucleo familiare. Pur non esistendo proiezioni a livello regionale, la Zancan stima in 600 milioni le risorse versate dalle imprese del Veneto per finanziare gli interventi economici a sostegno della famiglia e in 335 milioni la spesa per assegni destinati alle famiglie residenti nel Veneto. “Quest’ultima cifra rappresenta circa il 60% della spesa dei comuni del Veneto per i servizi sociali che, secondo l’Istat, ammontava nel 2008 a 536 milioni di euro, di cui il 30% destinato alla famiglia e ai minori” riferisce Vecchiato.
Dati alla mano, la Zancan fa notare che per gli asili nido, nel 2008, la spesa veneta è stata di 83 milioni di euro, consentendo l’inserimento di circa 14 mila bambini (il 15% dei bambini 0-2 anni), con un costo medio di quasi 6 mila euro l’anno per bambino. Se a questa cifra fosse aggiunto un terzo di quei 600 milioni versati per i contributi, sarebbe possibile raddoppiare l’offerta di posti in asili nido, raggiungendo una copertura del 25%. In alternativa, utilizzando l’intera cifra sarebbe possibile creare 25 mila nuovi posti di lavoro da destinare ai servizi e alle attività di sostegno alla famiglia.
Il problema è che questi soldi sono fermi a Roma, in gestione all’Inps come se fossero destinati a interventi previdenziali. “Non è così – spiega Vecchiato –: sono soldi per l’assistenza alle famiglie dei lavoratori e quindi dovrebbero essere consegnati alle regioni, che hanno la competenza in materia”. Questo, secondo la Zancan, aprirebbe spazi di innovazione per il sistema di welfare veneto e per le altre regioni, grazie a una gestione diretta con maggiore rendimento delle risorse. L’innovazione richiederebbe anche l’impegno di diversi soggetti – sindacati soprattutto, ma anche associazioni di famiglie e istituzioni –, che insieme dovrebbero trovare “forme di spesa che producano benefici effettivi per le famiglie, rendicontabili e misurabili in termini di maggior impatto rispetto alle erogazioni attuali” come riferisce il direttore della Zancan.

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