Rovigo, una Provincia che invecchia rapidamente

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creato: 05 dicembre 2011

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Presentati i dati dell’Osservatorio sulle persone anziane non autosufficienti della Provincia di Rovigo in collaborazione con la Fondazione Zancan di Padova

È una provincia che invecchia in fretta quella rodigina, in anticipo e con un processo più accentuato rispetto al resto del Veneto. I dati, anticipati mercoledì 23 novembre durante il convegno “Le risposte per le persone anziane non autosufficienti: bisogni, servizi e spesa”, sono stati presentati oggi ufficialmente nel corso di una conferenza stampa. Si è così conclusa la prima fase della ricerca dell’osservatorio sulle persone anziane non autosufficienti della Provincia di Rovigo, nata 18 mesi fa.
Il trend dell’invecchiamento. I dati Istat relativi al 2010 riferiscono di un totale di 55.846 anziani over65 sul totale di circa 248 mila abitanti. Di questi, 3.970 sono beneficiari di indennità di accompagnamento. Nel 2008 la spesa per indennità per persone anziane è stata stimata in 28 milioni di euro.
Secondo le previsioni per il 2020 si arriverà a un totale di 62.253 anziani ultra65enni, di cui 6.314 beneficiari di indennità di accompagnamento. Nel 2010 la quota di soli over75 era dell’11,8% sul totale della popolazione polesana, contro una media veneta del 9,6%.
Si stima anche che entro il 2030 l’indice di dipendenza anziani (peso della componente anziana sulla popolazione attiva dai 14 ai 64 anni) arriverà a toccare il 47,4% (nel 2010 era al 34,2%). Ciò significa che per ogni due persone attive ce ne sarà una over65. Allo stesso modo, l’indice di vecchiaia (peso della componente anziana sul totale dei bambini/ragazzi 0-14 anni) arriverà nel 2030 al 254,3%, mentre nel 2010 si è assestato sul 199%. Quindi, tra meno di vent’anni in provincia ci saranno 2,5 anziani per ogni bambino.
I servizi e la spesa sociale in provincia. L’Osservatorio si è occupato di mappare i servizi comunali per anziani attivi a livello provinciale. Ne è emerso che dal 2004 al 2009 sono sempre  stati presenti 22 servizi su 36 (il 61%). Nel 2009, il 40% dei servizi aveva una diffusione territoriale bassa o medio-bassa, mentre quelli ad alta diffusione (presenti in almeno il 61% dei comuni) sono in tutto 6: servizio sociale professionale, Sad (servizio di assistenza domiciliare), telesoccorso, assegno di cura, trasporto sociale, integrazione delle rette per le strutture residenziali.
La Fondazione Zancan si è occupata in particolare di analizzare la spesa sociale dei comuni polesani, che risulta inferiore alla media veneta e nazionale: nel 2004 superava di poco i 50 euro per anziano residente, assestandosi nel 2006 a 100 euro, dato confermato anche nel 2008 dopo un lieve calo nel 2007. La maggior parte della spesa è legata alla residenzialità (il 37% nel 2008) e all’assistenza domiciliare (31%). “Si conferma anche la tendenza degli enti locali per i contributi economici una tantum, che tradizionalmente ed erroneamente vengono preferiti ai servizi - commenta il direttore della Fondazione, Tiziano Vecchiato -. È invece proprio su questi ultimi che si dovrebbe investire, perché garantiscono un maggiore rendimento, misurabile in termini di soddisfazione dei bisogni”. Gli interventi economici nel  2008 hanno assorbito il 48% della spesa, ma considerando i benefici economici destinati alle persone non autosufficienti come voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari il dato sale al 62%.
Entrando nel dettaglio, il servizio di assistenza domiciliare nel 2008 ha raggiunto 701 utenti, con una spesa complessiva di 945.374 euro. Nel 2009, invece, gli anziani serviti sono stati 785, di cui il 64% non autosufficienti. In provincia di Rovigo il Sad è gestito per il 74% in convenzione e per il restante 26% affidato a Ulss o Unione di comuni. In un anno vengono spesi circa 17 euro per anziano residente, di cui 15 euro a carico dei comuni.
Il commento. “Il trend demografico e l’analisi della spesa dei comuni ci dimostrano che il futuro è difficile ma non impossibile da affrontare - spiega Vecchiato -. L’osservatorio si muove proprio in questa direzione, individuando le informazioni necessarie per conoscere i bisogni sociali e mettendole a disposizione dei decisori politici e dei tecnici ai fini di riqualificare la gestione dei servizi, ristrutturando la spesa e misurando i suoi risultati in termini di costo-efficacia”. Particolarmente importante è infatti la valutazione d’efficacia degli interventi per le persone e le famiglie, che consente di adottare strategie finalizzate a potenziare l'impatto delle risposte e a rendere i servizi erogati il più possibile “omogenei” sull’intero territorio provinciale.
L’assessore provinciale alle Politiche sociali Marinella Mantovani aggiunge che “l’azione di questa amministrazione vuole confermare un modello e un metodo di lavoro in un’ottica di ‘rete’ per una nuova programmazione del sociale”. E aggiunge: “Occorre sostenere scelte di programmazione sociale il più possibile unitaria”. In merito alla condizione specifica dell’età anziana e della non autosufficienza, l’assessore afferma l’importanza di investire sulla domiciliarità, cambiando l’attuale sistema di risposta, inadeguato a rispondere ai nuovi bisogni emergenti: poiché il “peso” della cura ricade e ricadrà sempre più sulle famiglie sarà necessario investire sempre di più sui sistemi di supporto dei caregivers.

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