Minori: lavorare per progetti personalizzati per evitare l’allontanamento

 

Continua a destare interesse l’esperienza di “Risc – Rischio per l’infanzia e soluzioni per contrastarlo”, studio nazionale coordinato dalla Fondazione «E. Zancan» e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, di cui si è da poco conclusa la seconda annualità. I risultati sono stati presentati al seminario «Una rete per la famiglia. “Nuove” strategie per rispondere al disagio dei minori», organizzato dall’associazione “L’Albero di Pina. Dalla parte dei ragazzi” lo scorso sabato a Jesi (An). 
«La metodologia utilizzata da Risc mette il bambino “al centro” e chiede a tutti i professionisti di contribuire alla presa in carico per la risoluzione dei problemi, facendoli lavorare in sinergia per dare le risposte necessarie» spiega Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan, che sottolinea come «le verifiche in itinere consentono agli operatori di confrontarsi con agli altri professionisti coinvolti e anche con i genitori, modificando le azioni intraprese via via che emergono indicazioni dalle valutazioni effettuate». 
Proprio questo approccio è stato apprezzato dall’associazione di Jesi, che da due anni ha attivato un centro educativo diurno per minori ‘a rischio’ e non solo. «Ciò che ci ha colpito di Risc è che mette in evidenza la possibilità di evitare l’allontanamento lavorando per progetti personalizzati – commenta Pierluigi Bertini, presidente di “L’albero di Pina” -. Leggendo di questo studio abbiamo trovato una consonanza diretta con la nostra attività e ne abbiamo tratto una sorta di ‘motivazione scientifica’ per quello che noi stiamo facendo, della nostra missione». Francesco Lucchi, assistente sociale del Comune di Cesena e componente del gruppo di ricerca Risc, sottolinea come «lavorare con questo modello non porta alla semplice rendicontazione delle azioni svolte ma, soprattutto, consente di avere un riscontro sulla efficacia del proprio lavoro. Nel corso dello studio, ci si è resi conto che non è abitudine di tutti gli operatori rivolgere ai genitori domande sulla quotidianità, come ad esempio se sono soliti raccontare una favola al figlio prima di metterlo a dormire o quando è stata l’ultima volta che lo hanno portato al parco a giocare. Fare valutazione globale e in itinere aiuta ad entrare in questa dimensione e a far emergere e valorizzare gli aspetti di funzionalità della famiglia e non sottolineare solo aspetti di mancanza o di rischio».
Il centro educativo “Volere volare” ospita durante tutto l’anno ragazzi tra i 7 e i 14 anni, su segnalazione dei servizi sociali o su richiesta diretta delle famiglie (www.alberodipina.it).  
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