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creato: 26 settembre 2012
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volontariato programmazione poverta comunicazione
Conoscere e comunicare la povertà a livello diocesano: è questa la sfida delle Caritas del Nordest e della Fondazione “E. Zancan”, impegnate in un progetto di formazione su larga scala (che coinvolge 13 delle 15 Caritas del Triveneto). L’obiettivo è di creare una base teorica e pratica condivisa tra gli operatori, coinvolti direttamente nell’individuazione di modalità di lavoro utili alla predisposizione dei rapporti diocesani. Questo permetterà di potenziare le competenze dei partecipanti, meglio disseminare le conoscenze e di incrementare le modalità di collaborazione tre le Caritas del Nord-Est.
“Un rapporto sulla povertà non può avere ambizioni puramente conoscitive – sottolinea il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -, ma deve avere il coraggio di denunciare gli errori e le omissioni che caratterizzano le azioni di contrasto alla povertà e di indicare percorsi alternativi. Inoltre, per essere efficace, un rapporto di questo tipo deve saper parlare a tutti”. Per Maria Bezze, ricercatrice della Fondazione Zancan, “deve essere chiaro che un rapporto diocesano va inteso come strumento utile al lavoro sul territorio. Non deve essere un prodotto fine a se stesso”.
Le fa eco Alessandro Sovera, di Caritas Rovigo, secondo cui “è necessario superare l’autoreferenzialità, cercando di conoscere anche quello che non riusciamo a incontrare, per variare l’offerta dei servizi e adeguarla ai bisogni”. Ma il progetto ha anche il valore aggiunto di costruire dei percorsi in comune tra le Caritas del Nordest: “È l’unica esperienza che riesce a unire le Caritas di tre regioni diverse – sottolinea -, quindi rappresenta un’occasione importante per fare rete e condividere le buone prassi”. Paolo Zenarolla, della Caritas di Udine, sottolinea che “è un percorso di confronto, un’esperienza nuova che potrà aiutare a incrementare il livello di consapevolezza riflessiva e analitica degli operatori e dei volontari”. Per le Caritas questa “è una sfida, perché impone uno sforzo organizzativo a tutte le Diocesi del Nordest, che sono chiamate a lavorare insieme. È un’occasione per rivedere le prassi di lavoro e operare in sintonia”.