In Italia, l’investimento pubblico nei servizi per la prima infanzia (bambini in età 0-2) è molto più basso rispetto agli altri paesi europei. Solo il 12 percento dei bambini in età 0-2 anni ha un posto al nido, rispetto ad una media OECD intorno al 30 percento e rispetto al target di Lisbona definito dall’Unione Europea del 33 percento. Tra i bambini che non frequentano il nido, un terzo è accudito dai nonni, mentre il servizio privato ha visto una diffusione più ampia solo negli ultimi anni anche se risulta poco conveniente per tante famiglie, a causa dei costi più elevati. Il nido può rispondere sia a un’esigenza di conciliare lavoro e famiglia sia allo sviluppo cognitivo dei bambini. In Italia, solo il 54 percento delle madri lavorano, contro valori vicini al 70 percento in Regno Unito, Francia e Germania.
Per quanto riguarda i risultati scolastici, gli studenti italiani hanno ottenuto, in media, il quarto peggior punteggio rispetto agli studenti degli altri paesi nelle rilevazioni OCSE-PISA 2006. Inoltre, l’Italia è al penultimo posto per il livello di disuguaglianza nei risultati scolastici. Nelle nostre ricerche abbiamo valutato l’impatto di varie forme di child care sia sulla partecipazione delle madri al mercato del lavoro che sui risultati scolastici e cognitivi dei bambini. Obiettivo del seminario (Torino, 23 aprile) è la presentazione dei risultati di alcune ricerche e la discussione con le istituzioni che hanno un ruolo importante per la progettazione delle politiche per la prima infanzia.
Programma
15.30: Saluti di:
15.45:
16.15: Interventi di: Comune di Torino, Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, Fondazione Agnelli, Fondazione Zancan, Gruppo Cooperativo CGM, Reggio Children, Save the Children.
18.15: Conclusioni di Piero Gastaldo, Segretario Generale Compagnia di San Paolo.