I progetti personalizzati nell’integrazione sociosanitaria: sperimentazioni realizzate in Abruzzo

Montesilvano (Pe), 3 aprile 2008 – Sono passati 7 anni dall’Atto di indirizzo sull’integrazione sociosanitaria (Dpcm 14 febbraio 2001), e ancora molto resta da fare, nel nostro Paese, per sviluppare l’integrazione. Su questo tema nella giornata di oggi giovedì 3 aprile la Regione Abruzzo e la Fondazione Zancan hanno organizzato un convegno a Montesilvano (Pe), dal titolo “L’integrazione sociosanitaria. Esperienze e prospettive della Regione Abruzzo”.

Durante il convegno sono stati presentati i risultati di diversi studi e sperimentazioni realizzati congiuntamente dalla Regione e dalla Fondazione Zancan: riguardo l’assistenza domiciliare integrata, i bisogni delle famiglie problematiche con figli in giovane età, la continuità assistenziale, la riorganizzazione dei distretti sanitari abruzzesi. Le ricerche e le sperimentazioni sono state effettuate con il coinvolgimento delle famiglie.

 

UNA RICERCA A CHIETI SUI BISOGNI DELLE FAMIGLIE MULTIPROBLEMATICHE

Tra le sperimentazioni presentate oggi al convegno, una in particolare ha riguardato i bisogni delle famiglie multiproblematiche con figli di minore età nel Comune di CHIETI. Le famiglie multiproblematiche vivono difficoltà dovute a diverse ragioni: fragilità dei genitori; crisi familiari, ad esempio per separazioni o divorzi; compresenza di problemi diversi sia sanitari, ad esempio di salute mentale o di dipendenza da alcol o altre sostanze, sia sociali, ad esempio situazioni di emarginazione. Sono famiglie che necessitano di attenzioni specifiche: risulta fondamentale per loro l’aiuto integrato dei servizi sociali, sanitari ed educativi.

Complessivamente nell’indagine sono stati coinvolti 15 nuclei multiproblematici con 27 minori: si tratta di un numero non irrilevante, dato che la percentuale di minori risulta pari al 30% del totale dei minori presi in carico nel territorio. L’indagine è stata svolta nel periodo tra dicembre 2005 e gennaio 2007; la metodologia di lavoro utilizzata è stata quella della presa in carico per progetti personalizzati: significa che gli interventi sono definiti sulla base dei bisogni e delle risorse della persona e con lei condivisi, e sono progettati, attuati e verificati da un’equipe che coinvolge diverse professionalità (assistente sociale, educatore, medico, psicologo…).

A distanza di alcuni mesi è stata effettuata una prima verifica sulle condizioni delle persone: si è riscontrato un sensibile miglioramento per quanto riguarda i rapporti delle famiglie con le realtà educative e ricreative del territorio (+31,9%), ma anche nelle relazioni tra genitori (+18,9%), nelle situazioni della madre (+18,7%) e del padre (+16,8%).
Alla verifica finale, realizzata in un momento successivo, il miglioramento è stato ancora maggiore: dal momento iniziale della presa in carico i rapporti con le realtà educative e ricreative sono migliorati del 73,7%, le relazioni parentali del 60,7%, le situazioni della madre e del padre del 51%.

 


UNA SPERIMENTAZIONE SULL'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA IN ABRUZZO

Una seconda sperimentazione ha riguardato l’assistenza domiciliare integrata: è stata realizzata in quattro Distretti (Montesilvano, Vasto, Teramo, L’Aquila) e ha coinvolto 33 persone, 18 affette da demenza e 15 da ictus. Questi 33 casi rappresentavano il 20% dei casi seguiti dai servizi in un anno. Anche in tale sperimentazione è stata utilizzata la metodologia del lavoro per progetti personalizzati.

Al momento della presa in carico le persone affette da demenza avevano difficoltà nelle capacità di memoria o di ragionamento, nel prendersi cura di sé o nello spostarsi autonomamente, oppure, ancora, erano emarginate o non inserite in una rete sociale di aiuto e sostegno. Dopo tre mesi di assistenza domiciliare integrata attraverso percorsi personalizzati si sono osservati miglioramenti del 14,3% nel settore socioambientale e relazionale: in altre parole, queste persone al termine della presa in carico hanno una rete sociale più ricca, che li aiuta e li stimola di più… Nel contempo i loro familiari grazie alla presa in carico personalizzata mostrano livelli di stress minori (il miglioramento è del 12,6%).
Per quanto riguarda le persone affette da ictus, dopo 3 mesi di assistenza domiciliare integrata con percorsi personalizzati si è verificato un miglioramento pari al 20,5% sia nella rete sociale delle persone prese in carico sia nei livelli di stress dei caregiver (cioè le persone che si prendono cura di loro).

«Tutte le sperimentazioni realizzate con la Regione Abruzzo e presentate oggi a questo convegno – sottolinea TIZIANO VECCHIATO, direttore della Fondazione Zancan – dimostrano che quando i servizi sanitari e sociali sono integrati e quando gli operatori lavorano seguendo protocolli condivisi, che prevedono progetti personalizzati, attenti alla persona e alla famiglia, si ottengono miglioramenti di salute significativi. Per questo la Regione Abruzzo continua a investire sull’integrazione sociosanitaria: per meglio qualificare l’offerta dei servizi alle persone e alle famiglie, grazie soprattutto a una maggiore capacità di umanizzazione, personalizzazione, efficacia».

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