La capacità trasformativa dell’assistente sociale nel lavoro con le persone anziane: è questo il tema dell’ottava edizione del corso per assistenti sociali organizzato dall’Associazione Scientifica per la Promozione dell’Invecchiamento Attivo e le Cure Integrate P.I.A.C.I., associazione costituita nel 2010 dalla Fondazione Emanuela Zancan Onlus, dal Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali (CNOAS) e dal Gruppo di Ricerca Geriatrica (GRG) di Brescia. Il corso, che si svolge a Bologna da oggi fino a venerdì, intende mettere in evidenza la capacità dell’assistente sociale di promuovere cambiamento con le persone utenti dei servizi in un’ottica di welfare generativo.
L’attuale modello di welfare si è rivelato incapace di dare risposte alle persone in difficoltà, siano esse anziane o minori, e alle loro famiglie. La radicata tendenza a stanziare contributi economici piuttosto che attivare servizi è il principale motivo del fallimento. Ormai, è evidente che una revisione profonda della modalità di gestione delle risorse a disposizione non è più rimandabile. “I trasferimenti economici non sono sostenibili e tendono a passivizzare le persone – spiega Tiziano Vecchiato direttore della Fondazione Zancan e Presidente Piaci -. Al contrario, i servizi rappresentano un investimento, possono rigenerare le risorse economiche, e soprattutto quelle umane e sociali, possono riabilitare e riattivare le capacità e valorizzano le capacità delle persone per ‘imparare ad aiutarsi da sé’. Inoltre generano occupazione, promuovono responsabilità non solo personali ma anche comunitarie e trasformano i diritti-doveri individuali in diritti-doveri sociali”.
In questo, il ruolo dell’assistente sociale è fondamentale, a patto che accetti la sfida di agire in modo più responsabile e responsabilizzante. “Possiamo chiedere alle persone utenti di responsabilizzarsi solo se non facciamo i burocrati – precisa Elisabetta Neve, docente di Servizio sociale e collaboratrice della Fondazione Zancan -, ma accompagniamo le persone per far rendere il capitale umano”. Quello che si chiede alla professione è un cambio di paradigma: “Non si tratta semplicemente di aggiungere delle tecniche alle nostre competenze, ma di avviare piccoli-grandi cambiamenti che possono trasformare: le buone intenzioni in effettivi risultati, la dipendenza dall’istituzione in forza di negoziazione, la stessa immagine della professione, la cultura di beneficenza e assistenzialismo in cultura dei diritti e delle responsabilità”. Concretamente significa: razionalizzare gli interventi definendo precisi obiettivi, dotarsi di strumenti per misurare i risultati ottenuti, valutare gli esiti per accumulare saperi e costruire evidenze, adoperare il patrimonio professionale come mezzo di comunicazione trasparente e argomentata.
Questi i temi del corso di Bologna che vedrà impegnati oltre 70 assistenti sociali in plenarie, approfondimenti in gruppo e discussioni con esperti. Nel 2013 il corso raddoppia, visto che una seconda edizione è prevista a Roma nei giorni 29-30-31 ottobre 2013, per rispondere alle tante richieste di approfondimento sul tema della capacità trasformativa professionale.
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