Quale nuovo welfare per la Toscana?

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creato: 18 giugno 2013

TAGS: welfare sociale sindacato

Un sistema che deve essere riordinato e rivisto, quello del welfare toscano, in base alle esigenze emergenti che, con la crisi, si affacciano nel panorama regionale. Questo l’orientamento principale emerso dal convegno “Quale nuovo Welfare per la Toscana”, organizzato da Anci Toscana e Regione Toscana lunedì 17 giugno a Firenze, nella cornice dell’Educatorio del Fuligno. “La Toscana – ha affermato il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi, durante il suo intervento conclusivo – nel complesso regge e funziona, ma oggi le sue rigidità strutturali non consentono più di rappresentare i bisogni delle comunità”.

Secondo il presidente Anci, la politica ha di fronte a sé due strade: “O si continua a sostenere questo sistema, incrementando costantemente finanziamenti che però, ad oggi, è sempre più difficile mettere insieme, oppure si compie una scelta radicale e lo si cambia, lo si rimodula, integrando i sistemi di servizio e, di conseguenza, redistribuendo e ridefinendo i rapporti tra Comuni e Regione.” Ridefinizione dei rapporti tematizzata anche da Paolo Carrozza, docente di diritto Costituzionale alla Scola Superiore S.Anna di Pisa. E, dalla Regione, dall’assessorato al Welfare, è arrivata un’apertura a riguardo, con l’assessore Salvatore Allocca che ha rivendicato la necessità di un nuovo e più forte rapporto di cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, in vista di una rivoluzione che porti i “bilanci a sottomettersi ai diritti e non il contrario”, lavorando per abbattere le diseguaglianze, l’insicurezza e la solitudine dei cittadini.

E nella costruzione di questo nuovo modello, il welfare diventa occasione per finanziare i diritti producendo lavoro, come ha esplicitato Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan di Padova che ha individuato nella considerazione del welfare come investimento e non come spesa il punto di partenza ideale. “Le condizioni concrete ci sono se si investe di più sulle persone e le loro capacità - ha spiegato -. È inoltre necessario valorizzare i potenziali trasformativi delle professioni sociali, che non devono limitarsi a redistribuire gli aiuti, ma devono chiedere alle persone e alle famiglie il loro contributo al risultato. Potranno così evitare le dinamiche assistenziali e dare risposte efficaci ai bisogni. Anche la classe dirigente potrà contribuire a nuove soluzioni di welfare se sarà capace di investire, facendo rendere le risorse a disposizione e rigenerandole, così da creare maggiore occupazione di welfare”.

Cosimi nel suo intervento ha ripreso quanto precedentemente affermato dal responsabile Welfare di ANCI nazionale Luca Pacini, che aveva focalizzato la propria attenzione sull’assoluta scarsità di finanziamenti dal livello centrale che, insieme a riforme incomplete, rischia di rappresentare un passo indietro per la nostra Regione. Da Cosimi, anche la denuncia dell’estromissione dei Comuni dalla discussione in materia di sanità e un avvertimento: “ad oggi noi sindaci siamo completamente tenuti fuori dalla programmazione di Area vasta sui grandi sistemi di servizi sanitari, e non dobbiamo commettere assolutamente lo stesso errore anche per quanto riguarda il sociale e il sociosanitario. Anzi, dobbiamo comprendere qual è il sistema da adottare nel futuro, difendendo l’esistente”. E sulla necessità, per la politica, di compiere scelte urgenti, si è soffermato anche il presidente di Federsanità Anci Toscana Giorgio Del Ghingaro che ha sottolineato come saranno “il progetto e la prospettiva di welfare che sceglieremo a fare la differenza, altrimenti si naviga a vista, e si rincorrono scelte su scelte. Se decidiamo – ha puntualizzato Del Ghingaro – che l'asse Regione, territori, Comuni é quello più utile e più adeguato a mantenere un welfare di qualità, mi sento di dire di smetterla di temporeggiare e muoverci in questa direzione, seriamente e con responsabilità. E anche coraggio. Perché oggi più che mai dobbiamo averne nell'interesse delle collettività”.

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