Il quotidiano Avvenire ha pubblicato un approfondimento in occasione della giornata nazionale dell'infanzia del 20 novembre citando alcuni dati sulla povertà infantile della Fondazione Zancan.
Avere una famiglia il diritto negato. Calano le adozioni
Riconosciamo – scrivevano già nel preambolo gli estensori della Convenzione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 – «che il fanciullo, ai fini di uno sviluppo armonioso e completo della sua personalità, deve crescere in un ambiente familiare e in un clima di felicità, di amore e di comprensione». Potevano riconoscere l’importanza di un sereno e accogliente ambiente familiare i delegati che 24 anni diedero alle stampe la Convenzione. Garantire, però, che tutti i bambini quell’ambiente potessero sperimentare è tutta un’altra storia.
C’è poco da festeggiare, in Italia, a questo proposito. Le adozioni continuano a registrare un segno negativo. Quelle all’estero, secondo i dati presentati ieri dalla Commissione per le adozioni internazionali, sono calate di quasi un quarto (-22,8%). Né vanno meglio quelle nazionali: secondo la Commissione bicamerale per l’infanzia dal 2007 al 2011 sono state il 33% in meno.
Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri ha ricordato che «poter essere accolto e crescere all’interno di un ambiente familiare sereno rappresenta un fondamentale diritto del minore, un bene sociale irrinunciabile», ma spetta al legislatore – ha proseguito – «il compito di affrontare in modo organico i seri problemi finora individuati».
Secondo Piero Grasso, il presidente del Senato, «uno dei deterrenti alla scelta di adottare è la complessità delle procedure e l’incertezza dei tempi per concludere il percorso». Dello stesso parere anche Marco Griffini, presidente di Ai.Bi, l’associazione Amici dei Bambini: «Quando lanciamo gli annunci di bambini da adottare, i tribunali ricevono centinaia di richieste. Vuol dire – ha spiegato – che oggi in Italia c’è una voglia di adottare che è stata brutalmente messa in crisi dalle procedure». E, soprattutto, dai costi. Spesso per portare a termine un’adozione internazionale bisogna mettere in preventivo tra i 15 e i 20mila euro. Inevitabile che la crisi abbia determinato una brusca contrazione di coloro che – al di là del desiderio di maternità e di paternità – hanno a disposizione cifre così rilevanti.
Lo scorso anno sono stati adottati 3.106 bambini stranieri contro i 4.022 del 2011. Sul fronte nazionale, a fronte di 1.177 minori dichiarati adottabili sono stati pronunciati 776 affidamenti preadottivi e 923 adozioni legittimanti, cioè quelle in cui il bambino diventa figlio a tutti gli effetti.
Nel 2012, i bambini arrivati dall’estero nelle famiglie italiane sono nati in 55 Paesi diversi anche se la maggior parte arriva da Federazione Russa, Colombia, Brasile, Etiopia e Ucraina. La Lombardia è la regione dove risiede il numero più alto di bambini adottati, il 18,1 per cento del totale. Seguono Lazio, Toscana, Veneto, Campania, Puglia e Sicilia.
Ma Ieri non si è parlato solo di adozioni.
Una ricerca presentata dalla Fondazione Zancan ha messo in luce dati gravissimi: il 23% delle persone in condizioni di povertà assoluta sono bambini, che non hanno a disposizione beni e servizi essenziali per il loro sviluppo. In Italia la spesa per la protezione sociale destinata a bambini e famiglie è nettamente inferiore rispetto alla media europea: nel 2010 era l’1,3% del Pil, contro il 2,3% del Pil mediamente in Europa.
Non sono più incoraggianti i dati sfoderati da Unitalsi: il 65% dei bambini disabili di Roma dichiara di dover fare i conti sistematicamente con le barriere architettoniche, grave piaga della Capitale.
«I bambini incarnano il nostro futuro e sono estremamente vulnerabili, soprattutto se di sesso femminile, disabili, o appartenenti a un’altra etnia. Ridurre le disparità di accesso alla scuola, ai servizi sanitari, alla socializzazione – ha dichiarato Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita – deve confermarsi un preciso impegno di una società veramente solidale».
Lapidario Marco Scarpati, presidente di Ecpat: «L’infanzia e l’adolescenza non meritano di venir celebrate una volta l’anno».
C’è poco da festeggiare, in Italia, a questo proposito. Le adozioni continuano a registrare un segno negativo. Quelle all’estero, secondo i dati presentati ieri dalla Commissione per le adozioni internazionali, sono calate di quasi un quarto (-22,8%). Né vanno meglio quelle nazionali: secondo la Commissione bicamerale per l’infanzia dal 2007 al 2011 sono state il 33% in meno.
Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri ha ricordato che «poter essere accolto e crescere all’interno di un ambiente familiare sereno rappresenta un fondamentale diritto del minore, un bene sociale irrinunciabile», ma spetta al legislatore – ha proseguito – «il compito di affrontare in modo organico i seri problemi finora individuati».
Secondo Piero Grasso, il presidente del Senato, «uno dei deterrenti alla scelta di adottare è la complessità delle procedure e l’incertezza dei tempi per concludere il percorso». Dello stesso parere anche Marco Griffini, presidente di Ai.Bi, l’associazione Amici dei Bambini: «Quando lanciamo gli annunci di bambini da adottare, i tribunali ricevono centinaia di richieste. Vuol dire – ha spiegato – che oggi in Italia c’è una voglia di adottare che è stata brutalmente messa in crisi dalle procedure». E, soprattutto, dai costi. Spesso per portare a termine un’adozione internazionale bisogna mettere in preventivo tra i 15 e i 20mila euro. Inevitabile che la crisi abbia determinato una brusca contrazione di coloro che – al di là del desiderio di maternità e di paternità – hanno a disposizione cifre così rilevanti.
Lo scorso anno sono stati adottati 3.106 bambini stranieri contro i 4.022 del 2011. Sul fronte nazionale, a fronte di 1.177 minori dichiarati adottabili sono stati pronunciati 776 affidamenti preadottivi e 923 adozioni legittimanti, cioè quelle in cui il bambino diventa figlio a tutti gli effetti.
Nel 2012, i bambini arrivati dall’estero nelle famiglie italiane sono nati in 55 Paesi diversi anche se la maggior parte arriva da Federazione Russa, Colombia, Brasile, Etiopia e Ucraina. La Lombardia è la regione dove risiede il numero più alto di bambini adottati, il 18,1 per cento del totale. Seguono Lazio, Toscana, Veneto, Campania, Puglia e Sicilia.
Ma Ieri non si è parlato solo di adozioni.
Una ricerca presentata dalla Fondazione Zancan ha messo in luce dati gravissimi: il 23% delle persone in condizioni di povertà assoluta sono bambini, che non hanno a disposizione beni e servizi essenziali per il loro sviluppo. In Italia la spesa per la protezione sociale destinata a bambini e famiglie è nettamente inferiore rispetto alla media europea: nel 2010 era l’1,3% del Pil, contro il 2,3% del Pil mediamente in Europa.
Non sono più incoraggianti i dati sfoderati da Unitalsi: il 65% dei bambini disabili di Roma dichiara di dover fare i conti sistematicamente con le barriere architettoniche, grave piaga della Capitale.
«I bambini incarnano il nostro futuro e sono estremamente vulnerabili, soprattutto se di sesso femminile, disabili, o appartenenti a un’altra etnia. Ridurre le disparità di accesso alla scuola, ai servizi sanitari, alla socializzazione – ha dichiarato Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita – deve confermarsi un preciso impegno di una società veramente solidale».
Lapidario Marco Scarpati, presidente di Ecpat: «L’infanzia e l’adolescenza non meritano di venir celebrate una volta l’anno».