Lavoro a dividendo sociale, in un welfare che da costo diventa investimento

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creato: 24 gennaio 2014

TAGS: welfare

E' uscito oggi nel Corriere del Veneto l'articolo del dr. Tiziano Vecchiato:

"La recente lettera al Corriere di Franca Porto su “Lavori socialmente utili ai cassintegrati: quando e perché” ci chiede di guardare in faccia la realtà e di non evitare domande che molti si pongono per far fruttare meglio le poche risorse disponibili.

Chiedersi se il lavoro volontario dei lavoratori possa rappresentare una grande risorsa “da mettere a disposizione della collettività” significa prima di tutto, come detto da Porto, evitare gli errori: “lavori socialmente inutili, precariato stabile, nuovo clientelismo”. E’ vero, non ne abbiamo bisogno perché umiliano le persone e non producono valore e socialità inclusiva, capace di rigenerare le risorse e ridare speranza.

La disponibilità volontaria di quanti ricevono indennità è la premessa necessaria per fare qualcosa di nuovo. Come fondazione Zancan abbiamo proposto questo e altro nei rapporti sulla lotta alla povertà (Vincere la povertà con un welfare generativo, 2012) e (Rigenerare capacità e risorse, 2013). Ogni aiutato può infatti contribuire a rigenerare l’aiuto ricevuto e destinarlo a valore sociale.

Il problema è gestire lavoro di questo tipo, governando un’inedita “logistica dei diritti e dei doveri sociali”, da finalizzare a ben comune. Durante la crisi ci hanno provato aziende, comuni, enti non profit… Significativo quanto successo all’Alessi di Omegna. Chi ha dato il proprio tempo in questo modo ha reso possibile rendimento alle indennità ricevute. Ha anche sviluppato capacità da reinvestire in nuova occupazione. Anche per questo Franca Porto fa bene a segnalare rischi e potenzialità. Insieme disegnano scenari inediti, verso nuovi modi di essere società. Ma guardando oltre i diritti individuali. Abbiamo bisogno di imparare a farli diventare sociali e a “corrispettivo sociale”. È valore a disposizione, prezioso e necessario, a vantaggio delle nuove generazioni. Più di tutti hanno pagato gli effetti della crisi. Nessuno meglio del sindacato potrebbe incoraggiare scelte di questo tipo, verificando l’impatto e il rendimento reso possibile dall’incontro tra “diritti e doveri sociali”. Ben vengano quindi sperimentazioni concordate tra lavoratori, chi li rappresenta, imprenditori, enti pubblici e privati per sviluppare nuovi modi di essere società solidale".

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