una ricerca svolta con la Provincia di Piacenza mette in evidenza le permanenti difficoltà dell'affido. Gli esiti presentati alla conferenza internazionale Eusarf
Gli affidamenti in Italia durano più di quanto dovrebbero e il rapporto tra famiglia originale e affidataria è scarso se non assente. È quanto emerge da una ricerca sull'istituto dell'affidamento condotta dalla Fondazione Zancan su incarico della Provincia di Piacenza e presentata oggi, nell'ultimo giorno di lavori della conferenza EUSARF 2014 a Copenaghen. Dalla ricerca emerge anche che gli interventi sugli affidi vengono effettuati in situazioni perlopiù già conosciute ai servizi sociali. Inoltre, si rilevano risultati insoddisfacenti per quanto riguarda gli esiti del lavoro svolto con le famiglie d’origine, che non riesce troppo spesso a modificare le condizioni che hanno portato all'allontanamento del bambino. Questo rende difficile il ritorno a casa e allunga i tempi dell'allontanamento. Nel dettaglio, la ricerca prende in esame i percorsi assistenziali di 136 bambini in affidamento nel periodo 2010-2012. "Già prima dell'affido due minori su tre (32%) erano stati allontanati dalla famiglia di origine: il 20% (due su dieci) viveva in casa di parenti o in affido, l'11% (uno su dieci) era ospitato in una struttura residenziale - spiega Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan -. Nella maggior parte dei casi i bambini hanno problemi coesistenti: psicologici, sociali ed educativi, E anche i loro genitori vivono situazioni di difficoltà anche gravi". "Sul totale degli affidamenti conclusi al 31 dicembre 2012, il 56% dei bambini è ritornato a casa (con entrambi i genitori o solo con la madre ), uno su quattro è andato a vivere con un parente. In alcuni casi il ragazzo è stato trasferito in un ambiente residenziale (7%), è rimasto nella famiglia affidataria anche se maggiorenne (7%) oppure è stato avviato un altro percorso di affido.
La ricerca ha anche considerato il punto di vista delle famiglie affidatarie, attraverso interviste a 38 famiglie che hanno accolto in tutto 70 bambini. “È necessario impegnarsi di più per comprendere i percorsi e gli esiti per questi bambini – sottolinea Canali -, guardando al futuro con sguardi aperti, flessibili, capaci di sviluppare con creatività interventi che diano maggiore spazio al protagonismo delle famiglie e dei bambini e delle comunità territoriali”.