“1) La salute è un diritto umano fondamentale ed è un bene comune essenziale per lo sviluppo sociale ed economico della comunità.
2) La salute è creata e vissuta negli ambienti dove le persone vivono tutti i giorni: dove imparano, lavorano, giocano ed amano (OMS 1986); superare l’accezione meramente sanitaria del significato di salute significa dare valore ai determinanti sociali che incidono nelle esistenze delle persone e ad una visione unitaria che permetta di superare il tradizionale concetto di bisogno sviluppando, innanzitutto, l’esercizio della responsabilità individuale e collettiva.
3) La salute è un bene da perseguire come comunità, in tutte le sue articolazioni di benessere fisico, psichico, affettivo, relazionale, spirituale. Deriva da un mandato costituzionale e implica l’inclusione sociale, giustizia ed equità, il rispetto di sé e della dignità di ogni persona, l’accesso ai diritti di base come l’istruzione, il lavoro, la casa, la partecipazione.
4) La salute non è una merce alla stregua di ogni altro oggetto, prodotto e offerto da un mercato nel quale le persone, espropriate di saperi fondamentali, diventano consumatori passivi di prestazioni che le singole istituzioni producono.
5) Il miglioramento della salute e del benessere costituisce il fine ultimo delle scelte di sviluppo economico e sociale di una comunità e coincide con l’idea autentica di welfare. Occorre quindi un programma di governo - nelle diverse articolazioni, nazionale, regionale e locale - che abbia come “filo rosso” di tutte le politiche la salute delle persone e delle comunità. (…)”
Sono questi i primi punti del Manifesto per una autentica casa della salute proposto dalle Fondazioni Santa Clelia Barbieri e Casa della Carità Angelo Abriani.
Secondo i due proponenti: “Il sistema sanitario del nostro Paese prevede lo sviluppo sul territorio nazionale delle ‘Case del salute’. A parte il cronico ritardo nella loro effettiva realizzazione - segno, ancora una volta, di una ampia assenza nelle istituzioni di una cultura della salute intesa nel suo significato autentico - laddove si stanno concretizzando presentano le caratteristiche di esperienze di esclusiva riorganizzazione dei soli servizi sanitari”. Per questa ragione e per l’importanza che la questione riveste, hanno sottoscritto un manifesto di 10 punti (vedi allegato).
Il manifesto è stato presentato alla decima edizione delle Giornate Studio della Fondazione Santa Clelia Barbieri, dal titolo “Prendersi cura degli sconfinamenti: i limiti dei saperi specialistici e la cura delle persone” (Bologna, 16-17 ottobre). L’iniziativa era rivolta a persone desiderose di sconfinare tra i saperi e le discipline senza perdere in rigore scientifico e sapienza tecnica. Al centro dell'attenzione anche in questa edizione c’era la persona e il suo contesto, ovvero la comunità familiare, il quartiere, le istituzioni della società civile, il mondo globalizzato.
Lo sconfinamento tra i saperi è contenuto formativo prezioso per cogliere la complessità senza negarla e per favorire quello sconfinamento ancora più determinante che permette ad un operatore o ad un intero staff di generare una relazione di aiuto verso una persona fragile che porti a soluzioni inedite e personalizzate, mai irrigidite su posizioni definite a priori.
La passione per la cura intesa come processo complesso e multidisciplinare che mira al benessere di soggetti e gruppi porta inevitabilmente a valorizzare l'interiorità del singolo (sia esso curante o curato) e al tempo stesso le dinamiche sociali, politiche e mondiali che la esaltano o la mortificano.
Esperti che si sono alternati a beneficio di rappresentanti istituzionali, di operatori sociosanitari, di soggetti esperti in politiche sociali e di cittadini sensibili ai temi della cura, della salute, dell'integrazione: