«La legge di stabilità potrebbe preparare condizioni per rimettere in discussione gli schemi tradizionali di funzionamento del nostro welfare e iniziare a rinnovarlo profondamente» inizia così l’editoriale del quarto numero della rivista Studi Zancan, ma –continua Vecchiato – «ci vorrà coraggio per andare oltre il welfare tradizionale. Si è mostrato incapace di redistribuire con equità e giustizia. Ha utilizzato modi inefficaci e clientelari di aiutare in conflitto con quanto vorrebbe la Costituzione».
Nel dibattito sulle pratiche sociosanitarie Vecchiato introduce un nuovo processo clinico e decisionale: l’arco terapeutico. Parlare di arco terapeutico significa passare da «strutture e processi» ad un’attenzione centrata su «esiti e personalizzazione». Punto chiave è la partecipazione, intesa come incontro di responsabilità e capacità. L’arco di pietre autoportanti connette le forze, l’arco terapeutico, fatto di assessment, diagnosis, prognosis, responsiveness, cure & care, outcome, mette a disposizione la forza e l’energia necessaria per affrontare le sfide professionali più difficili. Il futuro del curare e prendersi cura va in questa direzione. Mette al centro i problemi e le persone che li esprimono, con strategie generative capaci di alimentare fiducia e speranza.
Nel campo delle professioni sanitarie, Balboni e Milan ricordano che esistono tutte le condizioni per riflettere sulle modalità per svolgere un lavoro proficuo a favore della comunità. Il nursing generativo mette in campo relazioni per aiutare le persone a cooperare e responsabilizzarsi reciprocamente per il benessere di tutti. Il lavoro che la comunità si attende da infermieri e altri professionisti sanitari è riconoscere e connettere le reti già presenti nell’ambito di un modello che, aggregando soggetti che hanno vocazioni diverse su obiettivi comuni, è in grado di dare risultati mutuamente vantaggiosi.
L’obiettivo del contributo di Gorgoni è di traslare il pensiero della pedagogia umanistica nell’operatività del servizio sociale. Parte dall’assunto che ogni operatore sociale è un educatore territoriale ovvero un promotore del cambiamento nel singolo, nel gruppo e nella comunità. In particolare l’assistente sociale è co-fautore di una società «non umiliante» perché intende il processo d’aiuto come occasione educativo-promozionale e la relazione come sua pietra miliare.
La monografia affronta il tema della lotta alla povertà con nuove competenze professionali.
La crisi economica degli ultimi anni ha determinato un’estensione delle aree di difficoltà e disagio socio-economico, colpendo in particolare le famiglie povere con figli minori. Canali, Geron e Vecchiato ci mettono a disposizione informazioni su come le famiglie affrontano le difficoltà, sull’utilità percepita degli aiuti che ricevono, sul deficit di rendimento derivante dai mancati aiuti. Fanno emergere le capacità e le risorse che le famiglie «fragili» si riconoscono e mettono a disposizione di sé (a «concorso al risultato») e della comunità (a «dividendo sociale»). Se meglio valorizzate e incentivate, sono capitale a disposizione (anche) delle famiglie fragili, per lottare contro la povertà e contribuire a una socialità più inclusiva.
Innocenti, Marzola, Migliari e Neve riportano un’esperienza di elaborazione condivisa e sperimentazione di un modello di segretariato sociale in grado di migliorare l’accesso ai servizi. Una soluzione che permette di garantire una maggiore efficacia nelle risposte ai cittadini, una razionalizzazione del sistema di offerta, una conoscenza più sistematica dei bisogni e delle risposte, una maggiore economicità nell’erogazione degli aiuti, una presa in carico più appropriata e interventi più efficaci.
Nella sezione ricerche ed esperienze Roversi ricorda che il diritto all’istruzione dovrebbe essere garantito a ogni detenuto secondo un percorso individuale e personalizzato. Ma nella realtà dei fatti non è di facile attuazione. Tuttavia proprio la presenza di ostacoli e difficoltà può diventare una molla che spinge alla ricerca di nuove soluzioni. Quando ciò accade, si è in presenza di attività di sperimentazione e di innovazione che fanno del carcere un vero e proprio laboratorio sociale e culturale.
Sanavio presenta l’evoluzione storica dei servizi diurni e residenziali per la disabilità nell’esperienza del Consorzio cooperative sociali di Padova e la costituzione dell’impresa di comunità. L’articolo considera il periodo di crisi che ha investito i servizi dal 2008 e le strategie adottate con le famiglie nella ricerca di nuove soluzioni per garantire sostenibilità ai servizi, tra cui la Fondazione di partecipazione, il trust e la valutazione dell’esito.
Moreale tratta il tema delle opportunità generative nel passaggio di informazioni al letto del paziente. Questo momento è fondamentale per la continuità, la sicurezza e la linearità dei diversi processi di cura, si presta al coinvolgimento oltre che del professionista anche del paziente e del caregiver e proprio da quest’ultima possibilità scaturisce la potenzialità generativa.