creato: 24 febbraio 2016
TAGS: non autosufficienza anziani valutazione poverta welfare generativo personalizzazione
Il welfare generativo richiede soluzioni che permettano lo sviluppo di pratiche generative e la loro concreta attuazione. L’intervento legislativo può facilitare la loro diffusione a livello nazionale, regionale e locale. Studi Zancan 6 del 2015 apre con una proposta di legge della Fondazione che traduce e sintetizza i contenuti, le soluzioni e le potenzialità del welfare generativo. É un passaggio necessario per la costruzione di un nuovo sistema di welfare.
Giulia Barbero Vignola, Devis Geron e Tiziano Vecchiato approfondiscono determinanti e conseguenze della povertà «al femminile». Evidenziano l’importanza di adeguate politiche di supporto alle donne in difficoltà, a partire dai servizi per la prima infanzia.
Elena Innocenti e Francesca Ricci sintetizzano una ricerca condotta da Fnp Cisl Toscana e Fondazione Zancan sulle modalità di accesso delle famiglie e degli anziani non autosufficienti ai servizi territoriali, le criticità incontrate e i punti di forze. Sottolineano in particolare gli aspetti su cui è opportuno intervenire a livello istituzionale, organizzativo e clinico-professionale, per migliorare la capacità di risposta dei servizi territoriali della regione Toscana.
La monografia è dedicata al tema della programmazione personalizzata e relativa valutazione.
La fase iniziale del progetto di aiuto, approfondita da Elisabetta Neve, è conoscitiva e nello stesso tempo il «luogo» della costruzione di una relazione. È il primo incontro della persona con l’istituzione, che in gran parte determina o influenza le successive fasi della presa in carico.
Daniele Salmaso identifica percorsi metodologici per definire obiettivi generali, intermedi e specifici. Ne indica le caratteristiche (pertinenza, logica, precisione, essere realizzabili, osservabili e misurabili) e riporta alcune esemplificazioni. Nella fase della programmazione personalizzata sottolinea la necessità di pianificare gli interventi in modo da garantire il raggiungimento degli obiettivi, una sinergia delle singole azioni, un metodo comune di lavoro, l’identificazione delle persone coinvolte, il rispetto di un timing definito.
In un ulteriore articolo Salmaso analizza la valutazione multidimensionale, la diagnosi e la prognosi. La valutazione della persona consiste nella raccolta sistematica di dati necessari per formulare in un quadro di sintesi i problemi della persona (diagnosi). Quando la valutazione considera le dimensioni funzionale organica, cognitivo comportamentale, socio ambientale relazionale e valoriale-spirituale allora questa diviene multidimensionale. Questo tipo di assessment risponde in modo ottimale all’analisi di problemi complessi che riguardano la persona ma anche il contesto in cui essa vive. La prognosi trae origine dalla diagnosi ed è previsione dell’evoluzione clinica di una persona. La definizione della prognosi permette la successiva identificazione dei risultati attesi.
Cinzia Canali si concentra sulla valutazione di esito riportando l’esperienza del laboratorio multicentrico PersonaLAB che dispone di casistiche in ambito di disabilità complessa, anziani non autosufficienti che vivono a domicilio o in residenza, bambini a rischio di allontanamento, ragazzi con problemi di dipendenza, adulti fragili. La metodologia per la progettazione personalizzata e la valutazione di esito richiede uno sforzo per prefigurare l’impatto delle decisioni, collegando esiti e azioni, risultati attesi e decisioni operative da assumere, rapporto tra costi e benefici e valutazione di generatività che si può ottenere dal maggiore coinvolgimento delle persone utenti. Non è una sfida da poco soprattutto se si considera che questa metodologia non propone l’acquisizione di competenze «nuove» ma richiede un processo di razionalizzazione e pianificazione del proprio lavoro da sottoporre a continue verifiche e ri-progettazioni, in concorso con la persona utente e con la sua famiglia.
Nella sezione ricerche ed esperienze, Valeria Fabbri, Almerinda Cirillo e Claudia Sacco presentano i risultati di una ricerca condotta sul campo, relativa all’individuazione dei fattori sociali prognostici per valutare e definire percorsi di dimissioni sicure di pazienti ricoverati in presidi di cure intermedie. Le dimissioni ospedaliere, nelle situazioni di rischio sociosanitario, non devono essere considerate un’interruzione delle cure, ma un percorso programmato, orientato e concordato, nonché l’inizio di una fase di recupero/mantenimento in un contesto adeguato alle necessità del paziente.