Servizi residenziali ad alta intensità terapeutica per minori e giovani adulti: 30 esperti da 3 continenti per 3 giorni di confronto.
Si conclude oggi l’incontro internazionale organizzato dal Centre for Child and Family Research – Loughborough University, coordinato da Lisa Holmes, direttore del Centro, James Whittaker (University of Washington) e Jorge F. del Valle (University of Oviedo) (27-29 aprile). È dal loro lavoro pubblicato nel volume “Therapeutic Residential Care for Children and Youth. Developing Evidence-Based International Practice” che si è sviluppata l’idea di rilanciare questo tema. L’obiettivo è di approfondire il ruolo e l’utilizzo in diversi paesi dei servizi residenziali ad alta intensità. Fino a che punto questi servizi possono essere considerati una parte del percorso di aiuto per rispondere a specifiche problematiche, in collaborazione con le famiglie e le risorse della comunità?
Anche per l’Italia è un tema importate, come afferma Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan: “Riconsiderare l'accoglienza residenziale dei bambini e ragazzi che non possono vivere in famiglia è un problema che non va più trattato ‘uniformando’ e pensando che l'uniformità sia qualità sostitutiva della capacità differenziata di risposta, perché a diversi bisogni devono corrispondere diverse modalità e capacità di risposta. Lo stesso tema dei costi eccessivi va posto in relazione ai diversi livelli del ‘curare e prendersi cura’ dei bisogni di questi ragazzi e non va agganciato a istanze secondarie di tipo ‘struttura e processo’. Il rischio infatti è di remunerare le infrastrutture e non le capacità di aiuto efficace, in tempi che non siano inutilmente dilatati. Sono questioni sempre più presenti nel dibattito internazionale e che anche in Italia hanno bisogno di farsi strada. L'impegno della Fondazione Zancan è far sì che questo si realizzi, nei diversi contesti regionali e nei nuovi livelli di assistenza sociosanitaria per l'età evolutiva”.
Secondo James Whittaker “molta della discussione attuale e passata aveva radici nella ideologia e nelle opinioni. L’incontro di questi giorni ci ha aiutato a dare una rappresentazione più razionale del tema e a discutere di evidenze empiriche a partire da esperienze in diversi paesi. L’obiettivo è definire qual è il miglior impiego di questi servizi ad alta intensità, in modo che possano aiutare meglio un segmento di minori e giovani adulti che ne hanno estremo bisogno”. Su questo tema, Patricia McNamara, della University of Melbourne e membro della Associazione internazionale per la valutazione di esito (iaOBERfcs) evidenzia che “il confronto internazionale rappresenta una condizione necessaria per migliorare gli interventi che nei diversi paesi sono rivolti a bambini e ragazzi con problemi di salute mentale e con disturbi di comportamento. Il confronto serio e approfondito aiuta a focalizzare l’attenzione su nuove modalità di lavoro, sulle differenze, sulle tendenze per meglio investire le risorse e capacità a disposizione. L’Associazione internazionale iaOBERfcs è molto attenta a questa opera di ‘fertilizzazione’ che potrà dare frutti importanti anche nel campo della valutazione di esito”. Oltre a Whittaker, McNamara e Canali hanno partecipato al Summit di Loughborough: Laura Palareti (Università di Bologna), Hans Grietens (University of Groningen), June Thoburn (East Anglia University), Frank Ainsworth (James Cook University), Anat Zeira (The Hebrew University of Jerusalem), anch’essi membri dell’Associazione internazionale per la valutazione di esito (iaOBERfcs) promossa dalla Fondazione Zancan oltre 10 anni fa.