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Nuove soluzioni per la presa in carico dei bisogni e la valutazione dell'efficacia dell'assistenza sociosanitaria |
È iniziata, con un incontro di studio (7 aprile 2009), la ricerca finalizzata sanitaria promossa dalla Regione Veneto «Nuove soluzioni per la presa in carico dei bisogni e la valutazione dell'efficacia dell'assistenza sociosanitaria, con particolare riferimento all'apporto integrato dei medici di medicina generale, degli assistenti sociali e delle altre professioni sanitarie e sociali». I presupposti della ricerca fanno riferimento a tre questioni: 1. le modalità di integrazione (cliniche e organizzative) tra medico di medicina generale, assistente sociale e altri operatori coinvolti nella presa in carico integrata e nella valutazione della sua efficacia; 2. la base informativa che le diverse professioni possono garantire, con riferimento alle dimensioni: organica e funzionale, cognitiva e comportamentale, socio ambientale e relazionale; 3. le soluzioni tecnologiche e organizzative idonee a facilitare la condivisione di tali informazioni tra le strutture e i professionisti coinvolti, nonché la condivisione dei processi di decisione e di valutazione di outcome. Il Governo e le Regioni condividono la necessità di:
Tutto ciò pone problemi in parte inediti, e quindi da approfondire soprattutto per gli effetti clinici e di efficacia, oltre che in termini di tutela giuridica degli interessati. Se infatti, come evidenziano molti studi, ad una maggiore condivisione di conoscenze, risorse e responsabilità corrispondono maggiori indici di efficacia, vanno trovate soluzioni perché la condivisione delle informazioni contribuisca ad aumentare l'appropriatezza e l'efficacia clinica delle risposte assistenziali, come documentato anche dai risultati di una sperimentazione multiregionale (Assr, Strumenti Operativi per una Rete Integrata di Servizi Sanitari e Sociosanitari sul Territorio, Rapporto di ricerca ex art. 12). I risultati a cui la ricerca è chiamata a rispondere, sono la definizione di:
La ricerca vede coinvolte numerose unità operative: Az. Ulss n. 16 Padova; Az. Ulss n. 18 Rovigo; Az. Ulss n. 4 Alto Vicentino; Az. Ulss n. 15 Alta Padovana; Az. Ulss n. 13 Dolo-Mirano; Conferenza dei Sindaci della Az. Ulss n. 1 Belluno; Conferenza dei Sindaci della Az. Ulss n. 13 Dolo-Mirano; Fondazione «E. Zancan» onlus; FIMMG; Associazione Keiron; Ordine Regionale degli assistenti sociali |
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Monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza sociosanitaria in Campania |
Il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza sociosanitaria è una questione prioritaria per la trasformazione e il riequilibrio dei poteri (centrali, regionali e locali) dopo le ultime modifiche costituzionali. Le azioni regionali per il monitoraggio dei livelli essenziali sono condizione necessaria per partecipare attivamente non solo al dibattito ma anche alle azioni in corso sulla regolazione dei livelli e sulle modalità di gestione del fondo perequativo. Alla base del progetto ci sono anche altre ragioni, più orientate al governo del welfare campano, che consapevole delle proprie difficoltà, è impegnato nella ricerca di soluzioni per governare la spesa e l'offerta e per garantire maggiore equità distributiva. Il percorso avviato da alcuni anni in Regione Campania è finalizzato a dare soluzioni ai problemi, verificandone l'impatto sul sistema professionale e di governo dei servizi sociosanitari. La necessità di cercare soluzioni nasce dal fatto che quelle disponibili non bastano per ridurre le criticità. Ad esempio, in una fase di profonda trasformazione non bastano raccomandazioni di buone prassi. Servono soprattutto opzioni di natura strategica, per una maggiore integrazione delle responsabilità e delle risorse. Dopo le riforme sanitaria (Dlgs n. 229/99) e sociale (L. n. 328/00) le successive attuazioni sono ancora insufficienti. Le ragioni sono conosciute, a partire da centri di responsabilità strutturalmente differenziati. Finché tali responsabilità non saranno esercitate in modo integrato e collaborativo, le opzioni professionali, anche qualificate, non potranno colmare i deficit di governabilità della spesa e dell'offerta. Il progetto si è sviluppato a partire da una convinzione: per definire un livello essenziale di assistenza è necessario far riferimento ad almeno tre parametri: l'entità di finanziamento, i contenuti e le quantità di risposta, i benefici di salute, misurabili in termini di efficacia. Le disuguaglianze nascono e si riproducono da persistenti difformità presenti nel territorio, spiegabili proprio in termini differenziali di input, output e outcome. Su questo problema si è concentrato il gruppo di lavoro regionale, partendo dalle più evidenti disuguaglianze e criticità. Si è poi focalizzato sullo sviluppo di soluzioni e sulla loro sperimentazione, avendo in mente una priorità: i livelli essenziali di assistenza sono reali se e in quanto contribuiscono a tutelare e promuovere i diritti di ogni persona, a partire da quelle più deboli, riducendo le disuguaglianze non solo nell'accesso ma anche e soprattutto nella fruizione delle risposte. Nella giornata di studio svoltasi a Napoli, lo scorso 8 aprile, sono interventi di Angelo Montemarano, Assessore alla Sanità; Alfonsina De Felice, Assessore alle Politiche Sociali; Antonio Gambacorta, Coordinatore Assistenza sanitaria Regione Campania; Tonino Pedicini, Direttore Generale Arsan; Rosanna Romano, Dirigente Settore Fasce Deboli; Pierluigi Cerato, Direttore Pianificazione Programmazione Arsan; Tiziano Vecchiato, Direttore Fondazione «E. Zancan» onlus; Silvia Arcà, Ufficio II-Direzione Programmazione livelli essenziali di assistenza e principi etici, Ministero della Salute; Cinzia Canali, Ricercatrice Fondazione «E. Zancan» onlus; Giuseppe Cirillo, Tavolo tecnico monitoraggio LEASOCIOSAN; Donata Bellentani, Responsabile Organizzazione dei servizi sanitari regionali dell'ASSR; Antonio Oddat,i Coordinatore A.G.C. Assistenza Sociale. Coordina Ettore Mautone, giornalista. Nell'ambito del convegno è stato presentato il rapporto «Livelli essenziali di assistenza, bisogni e diritti delle fasce deboli della popolazione», che raccoglie i dati sulla classificazione e il monitoraggio 2008 dei livelli di assistenza sociosanitaria nella Regione Campania. Il rapporto è scaricabile nell'area download del sito www.fondazionezancan.it.
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Una moratoria «Bossi-Fini» |
Il nostro Paese si trova nel mezzo della crisi economica. Tra la categorie di persone più esposte ci sono i lavoratori immigrati: il rischio è che di fronte a possibili licenziamenti, si sviluppi una specie di «guerra tra poveri» nella quale gli stranieri, percepiti e combattuti come pericolosi concorrenti, finirebbero per soccombere. Di fronte ad un simile scenario carico di possibili conflitti, ci sembra doveroso lanciare all'opinione pubblica e alle forze parlamentari la proposta di una moratoria, ossia di sospendere ad tempus l'applicazione della «Bossi-Fini», specificamente dell'art. 22 comma 11, relativo all'espulsione di immigrati licenziati, in attesa del superamento della fase più acuta della crisi. La proposta di sospendere l'applicazione della legge non è una forma di buonismo, bensì una misura di giustizia e anche di buon senso, giacché degli immigrati l'economia italiana non può fare a meno. Una proposta di moratoria dell'espulsione di lavoratori immigrati, avrebbe naturalmente un efficace peso politico, se fosse fatta propria da altri soggetti, non solo dalla Fondazione Zancan, per diventare proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta dai sindacati, dalle associazioni di promozione sociale e da tutto il terzo settore. Il successo di una simile iniziativa è legato ad una convinzione: la cittadinanza e quindi l'appartenenza ad uno Stato è importante; ma prioritaria è l'appartenenza all'umanità. La persona umana viene prima del cittadino, e a nessuno è consentito di far appello alle leggi della propria patria, per opprimere la persona umana, sia essa regolare o irregolare. La versione integrale dell'Editoriale Una moratoria della «Bossi-Fini» di Mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini pubblicato in Studi Zancan n. 1/2009 è scaricabile nella sezione download.
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Famiglie che cambiano. Politiche, servizi e reti sociali |
Il Convegno di giovedì 16 aprile, promosso dal Comune di Cremona, il Centro per le Famiglie e l'Ordine degli Psicologi della Lombardia, si è proposto di individuare nuove prospettive teoriche e operative per le politiche, per i servizi e per le azioni sociali. Si è considerata la famiglia come esperienza e spazio di relazione sociale piena, cioè in grado di implicare tutte le dimensioni della generatività, nei suoi aspetti biologici, sociali, simbolici e relazionali. È l'idea della famiglia come sistema, come soggetto di relazioni e di reti, che costituisce l'ottica con cui, in primo luogo, si progettano e si strutturano le politiche, i servizi e le azioni sociali. La famiglia come ambito di risorse, problemi, decisioni, simbolizza il paradigma del cambiamento. Cambiamento dello scenario sociale, economico, culturale nel quale le famiglie vivono; cambiamento, però, anche come motore di ogni azione sociale, rivolta a modificazioni positive dei percorsi di vita individuali o collettivi. L'attuale frammentazione delle politiche e dei servizi, la perdurante debolezza dei processi partecipativi, di progettazione condivisa, o il progressivo indebolimento dei legami sociali ostacolano spesso questa prospettiva. Di fronte a questo quadro, i servizi pubblici e i soggetti impegnati nel lavoro sociale ed educativo possono essere ripensati nella comunità locale, imparando a leggere le sfide e a ripensare gli attuali percorsi. Il presupposto che le sofferenze e le difficoltà personali e familiari si possano meglio comprendere e fronteggiare, ragionando in termini di relazioni, cambia profondamente la logica del lavoro sociale. Si tratta di aiutare le famiglie a riprogettare le proprie azioni, i propri compiti entro un quadro dotato di «senso», trovando nelle relazioni con altre famiglie, nelle reti sociali, nei servizi, nella scuola, negli spazi educativi e di socializzazione, interlocutori di una condivisione dei problemi, per sottrarli a una rappresentazione individuale e portarli al rango di domande sociali da ascoltare, comprendere, condividere. La prospettiva è quella di rafforzare e qualificare le relazioni, la promozione umana autentica e la coesione sociale più profonda. Sono intervenuti:
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Un modo diverso di pensare per un modo nuovo di agire. Solidaria 2009: biennale dei diritti |
Solidaria è un'occasione di incontro e confronto su temi che riguardano i valori di fondo per l'operatività del Terzo Settore e delle Politiche Sociali della Valdera. I temi affrontati quest'anno sono stati:
La molteplicità delle proposte ha coinvolto un pubblico ampio ed eterogeneo, non solo gli operatori e i responsabili delle politiche di settore, ma anche i cittadini, i destinatari dei servizi, le associazioni di volontariato, gli studenti delle Scuole Medie Superiori, i giovani dei centri di aggregazione. Tra le iniziative organizzate ricordiamo: Venerdì 17 aprile (ore 10.00-13.00) Il laboratorio sul tema «Il ruolo delle Cooperative sociali nelle pratiche di Agricoltura Sociale». Proposto da Zancan Formazione Srl, CIRAA, Fondazione «E. Zancan» onlus, ORISS. L'evento rientra nell'ambito del progetto promosso dalla Provincia di Pisa «Agricoltura sociale nella Provincia di Pisa: una risorsa per lo sviluppo locale delle aree rurali». Venerdì 17 aprile (ore 15.00) Il Convegno Etica e Responsabilità nelle Imprese Sociali organizzato dalla Provincia di Pisa nell'ambito della X Giornata della Cooperazione Sociale. Nel convegno si è trattato in particolar modo il tema dell'etica nelle onlus e la sua declinazione a livello di responsabilità direzionali e professionali nei servizi alla persona e nella sua programmazione. «L'esigenza di norme etiche che garantiscano il rispetto dei valori fondamentali - la centralità della persona e il bene comune - emerge anche dal fatto che la complessità delle situazioni umane e dei problemi sociali richiede che le singole professioni sviluppino e affinino gli strumenti e le metodologie di lavoro perché i valori non rimangano sterili affermazioni di principio». (Carta Etica delle professioni che operano a servizio delle persone Fondazione «E. Zancan» onlus). Le diapositive presentate da Elena Innocenti sono scaricabili nell'area download del sito www.fondazionezancan.it
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4° corso per assistenti sociale |
Nell'ambito del 54° Congresso Sigg «Salute e benessere dell'anziano: la nostra missione», la Fondazione «E. Zancan» onlus, in collaborazione con la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e l'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali, organizza il 4° Corso per assistenti sociali sul tema: «Ripensare il ruolo strategico dell'assistente sociale nel lavoro con le persone anziane e con la comunità locale». Il corso si svolgerà nei giorni 3-4 dicembre 2009 a Firenze, presso il Palazzo degli Affari (Piazza Adua, 1). Il corso intende ripensare il ruolo strategico e di governo dell'assistente sociale, quale figura professionale e livello essenziale di assistenza sociale, che opera per la protezione e promozione dei diritti delle persone. È un'occasione per riflettere su come l'assistente sociale può contribuire all'innovazione di contenuto e di processo nell'ambito dei servizi per le persone anziane, all'ascolto e al lavoro con la comunità, alla valutazione sociale dei risultati. Durante il corso saranno presentati e discussi una selezione di contributi scritti a cura dei partecipanti sulle seguenti aree tematiche:
Le indicazioni complete relative il formato del contributo, le scadenze e le modalità di iscrizione sono indicate nel «Call for Papers» scaricabile dalla news nel sito www.fondazionezancan.it.
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Strumenti di lavoro 1 libro 1 euro |
L'azione dei mass media in merito al tragico terremoto dell'Abruzzo, ha evidenziato l'importanza della Protezione Civile e della solidarietà collettiva. Le caratteristiche principali del nostro sistema nazionale di Protezione civile sono infatti la trasversalità e la sussidiarietà. I suoi compiti vengono assolti da diverse componenti operanti sul territorio. Più che una struttura, la Protezione civile è cioè una organizzazione funzionale che oggi si definisce come complesso di attività finalizzate alla sicurezza e alla tutela dei cittadini, dei beni e dell'ambiente colpiti da eventi o calamità (legge n. 225/1992). Con la stessa legge il concetto di Protezione civile dovrebbe evolvere verso una "cultura diffusa della collettività" basata sulla responsabilità di tutti i cittadini a concorrere efficacemente alla tutela e salvaguardia del territorio, dell'ambiente e della società nel suo complesso. La pubblicazione Azioni volontarie di protezione civile. Dalla frana al Vajont all'alluvione in Piemonte 1963-1994 aveva lo scopo di illustrare la varietà di interventi che istituzioni e il volontariato possono attuare nelle diverse fasi delle emergenze di massa, prima dell'intervento, all'impatto, nel ripristino e nella ricostruzione. Per questo propone all'attenzione episodi e vicende relative a 30 anni (1963-1994) riletti nei momenti più significativi di emergenza e di risposta. Il volume che viene proposto all'interno dell'iniziativa «Strumenti di lavoro 1 libro 1 euro» può essere ritirati di persona (presentando la scheda scaricabile dal sito www.fondazionezancan.it) presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00). Si può ricevere direttamente a casa, con spese a carico, a seguito di richiesta via (fax 049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it) compilando sempre la scheda. La richiesta va effettuata entro il 30 giugno 2009. Per conoscere le proposte di ogni mese consultate il sito www.fondazionezancan.it.
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