1.

Approcci qualitativi e quantitativi per valutare l’efficacia degli interventi per l’infanzia e la famiglia

Il prossimo 29 settembre, organizziamo una giornata di studio in Toscana, a Firenze, presso l'Istituto degli Innocenti. L'incontro è sul tema “Approcci qualitativi e quantitativi per valutare l’efficacia degli interventi per l’infanzia e la famiglia: prospettive internazionali a confronto”.
L’iniziativa rientra tra le attività di ricerca della Fondazione Emanuela Zancan onlus in collaborazione con la Regione Toscana e con la International Association for Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Services.
L’obiettivo della giornata di studio è di presentare lo stato dell’arte della teoria, della ricerca, delle soluzioni disponibili in tema di valutazione di efficacia degli interventi per l’infanzia e la famiglia, in diversi paesi (oltre all’Italia, Australia, Inghilterra, Israele, Irlanda, Stati Uniti). Verranno illustrati i risultati di ricerche svolte in diversi paesi da parte di ricercatori e professionisti impegnati nel settore dei servizi per l’infanzia e la famiglia.
È rivolta in particolare a operatori e dirigenti dei servizi per l’età evolutiva e la famiglia (area sociale, sociosanitaria, sanitaria), di altri professionisti che lavorano a contatto con bambini, ragazzi e famiglie (area sociale, sociosanitaria, educativa, sanitaria), di associazioni di famiglie e organizzazioni che gestiscono servizi di accoglienza per bambini e ragazzi.
Grazie al sostegno della Regione Toscana, siamo riusciti a mantenere una bassa quota di iscrizione, che ci aiuta a coprire i costi di traduzione simultanea, di predisposizione della documentazione per i partecipanti e i crediti formativi.
Speriamo che questo possa facilitare la partecipazione di quanti sono interessati a questi temi. Per l'iscrizione è necessario completare la scheda di iscrizione: i posti sono limitati e le iscrizioni saranno accettate in ordine di arrivo.
Depliant e scheda di iscrizione sono scaricabili dal sito www.fondazionezancan.it.

2.

Verso una linea guida per l’accesso ai servizi sanitari di persone con disabilità

La scelta di impegnarsi nella definizione di linee guida per l’accesso ai servizi sanitari delle persone con grave disabilità nasce dal una ricerca recente della Fondazione Zancan, realizzata in collaborazione con Aias e Svep di Piacenza, dalla quale emerge che spesso i diritti di accesso alle cure dei disabili sono disattesi. Secondo lo studio, però, esistono anche esperienze locali positive che possono rappresentare un punto di partenza per definire criteri e protocolli per facilitare l’accesso e la fruizione delle risposte. Una sintesi della ricerca è stata recentemente pubblicata nel numero 2/2010 della Rivista “Studi Zancan” nella sezione monografica.
Tale pubblicazione è stata la base conoscitiva a partire dalla quale un gruppo di esperti, dal 30 giugno al 3 luglio (Malosco), ha riflettuto sul problema del diritto all’accesso, alle cure e alla salute dei bambini, ragazzi e giovani adulti con grave disabilità. Particolare attenzione è stata prestata alle modalità di accesso, di accoglienza, di assistenza delle persone con disabilità che hanno bisogno di prestazioni sanitarie, erogate in regime di ricovero o ambulatoriale.
La convinzione è che serva un cambiamento culturale che consenta di focalizzarsi non solo sui bisogni delle persone con disabilità, ma anche sui loro diritti. Questo approccio non nega i problemi e le difficoltà, ma è fondamentale perché riconosce protagonismo alle persone e ai loro familiari. Un protagonismo che i servizi e gli operatori faticano ad accettare e a riconoscere completamente, continuando a pensare alle persone delle quali sono chiamati a occuparsi come a destinatari di interventi e prestazioni, in modo indipendente dalle barriere e difficoltà di accesso e fruizione delle risposte.

3.

Organizzazioni di volontariato e attività di tipo commerciale

Per le organizzazioni di volontariato che svolgono anche attività di tipo commerciale esiste attualmente una certa confusione normativa che rischia di creare disagi e problemi. Ad esempio, potrebbero esistere organizzazioni di volontariato iscritte nei registri del volontariato e contemporaneamente Onlus e, al contrario, Odv che, pur essendo iscritte nei primi, non possono essere considerate Onlus. Per cercare di fare chiarezza su questo tema delicato la Fondazione “E. Zancan” di Padova e la Scuola Superiore Sant’Anna di studi universitari e di perfezionamento di Pisa – in collaborazione con CSVnet, Università del Terzo Settore, Confederazione Misericordie d’Italia, Fondazione Volontariato e Partecipazione di Lucca, Centro Nazionale per il Volontariato e con il patrocinio dell’Agenzia per le Onlus – hanno organizzato un seminario di ricerca a invito dal titolo «Organizzazioni di volontariato e attività commerciali e produttive», (3-7 luglio).
Il seminario ha cercato di dare risposta ai problemi emersi in relazione alla regolamentazione giuridica delle attività poste in essere dalle organizzazioni di volontariato, con specifico riferimento a quelle che hanno risvolti di tipo commerciale.
L’obiettivo era di offrire un quadro di riferimento certo alle organizzazioni di volontariato. Esse possono così sapere se, svolgendo attività commerciali in misura non marginale, possono continuare a esistere ed essere riconosciute come organizzazioni di volontariato, con i benefici che questo comporta, in primis la possibilità di svolgere attività con gli enti pubblici. Il secondo obiettivo era di capire le implicazioni generali della normativa in riferimento al sistema attuale di welfare. Nel passaggio dal welfare gestito dalle istituzioni pubbliche a quello gestito attraverso forme contrattuali, i soggetti terzi si trovano nella condizione di garantire i servizi, ma il rischio è che ciò porti a un indebolimento dei diritti delle persone, non più garantite dagli enti pubblici ma da enti privati. In questa condizione, dove il terzo settore è radicato, i diritti sono comunque garantiti, dove invece è meno presente è più difficile tutelarli. Tutto questo ci pone delle domande: Dove stiamo andando? Verso quale modello di welfare? Quale sarà il ruolo delle Odv in questo sistema? Se e come i diritti delle persone saranno tutelati?

4.

Gli immigrati e il diritto di accesso alla produzione culturale

Il seminario di ricerca a invito «Accesso all’offerta culturale da parte delle persone immigrate», organizzato in collaborazione con la Fondazione Migrantes (Malosco, 7-10 luglio), ha cercato di capire se e in che misura le persone immigrate contribuiscono all’offerta culturale e in quali termini hanno possibilità di accedere a essa. Si è inoltre discusso sui bisogni e i diritti culturali dei cittadini stranieri e su come vengono soddisfatti dai soggetti che concorrono all’offerta culturale nel territorio.
L’immigrazione è tuttora considerata come emergenza sociale, come problema di ordine pubblico, come questione da controllare e reprimere. In questo contesto, sempre più spesso ci si dimentica che la popolazione italiana è costituita da una percentuale considerevole di immigrati, di famiglie miste, di bambini e ragazzi nati nel nostro paese da genitori stranieri. Tutte queste persone vivono nelle comunità locali, contribuiscono con il loro lavoro alla solidarietà fiscale e sono, come tutti, consumatori di beni e servizi. Se si guarda alla società italiana da questo punto di vista, risulta evidente l’urgenza di uscire dall’ossessione dell’emergenza. Nostra convinzione è che anche i consumi culturali possano contribuire ad andare in questa direzione, grazie alla forza che hanno di promuovere dialogo, confronto, integrazione.
Nell’Italia di oggi, tuttavia, tra le tante barriere cui si trovano davanti gli immigrati c’è anche quella dell’accesso all’offerta culturale. Riconoscere queste barriere è importante, anche perché consente di mettere a disposizione di operatori culturali, amministratori e attori sociali un bilancio delle capacità di inclusione/esclusione espresse da un territorio, a partire dalla sua
capacità di accogliere e valorizzare le radici e le proposte di ogni cultura. Secondo la Fondazione Zancan, per abbattere le barriere e promuovere il dialogo servono azioni mirate: un buon esempio sono i 700 centri pastorali etnici, dove spesso sono promosse iniziative culturali ed etniche, spettacoli e musica.

5.

Livelli essenziali di assistenza e costi standard

Come calcolare i costi dei servizi da garantire nei Livelli essenziali di assistenza? Come monitorarli per garantire equità distributiva e tutela dei diritti? Sono questi gli interrogativi cui conta di rispondere la Fondazione “E. Zancan”, che ha organizzato nella sua sede estiva in Trentino il seminario di ricerca e di studio a invito «Spesa, costi standardizzati ed equità distributiva dei livelli essenziali di assistenza per garantire i diritti sociali» (11-14 luglio).
Al centro del dibattito è l’applicazione della legge n. 49 del 5 maggio 2009, che introduce nuovi criteri nella quantificazione dei fabbisogni di spesa per i livelli essenziali delle prestazioni riguardanti le risposte di welfare sociale e sanitarie. Il modello di finanziamento basato sui costi di produzione delle singole prestazioni ha lo scopo di garantire una maggiore efficienza nella gestione delle risorse e nella produzione dei servizi essenziali.
Il problema è, però, che non c’è chiarezza su cosa intendere per “costo standard delle prestazioni essenziali” e quindi del come determinarlo. E questo non solo in materia di sanità, ma anche di istruzione e di assistenza sociale. Se in materia sanitaria e di istruzione sono meglio conosciute dimensioni e modalità di finanziamento e governo dei Lea, non è così per i diritti di assistenza sociale. Le risposte assistenziali da garantire sono oggetto di discussione tra chi le identifica negli attuali trasferimenti economici basati su norme vigenti e chi ritiene che anche per l’assistenza sociale si debba procedere a una riconversione della spesa ‘da trasferimenti a servizi’ e a una qualificazione strutturale e professionale del sistema di risposte alle persone e alle famiglie.
Il federalismo italiano deve misurarsi con molti problemi, in particolare la garanzia costituzionale dei diritti sociali. Il rapporto tra costi standard, livelli di assistenza sociale, fabbisogni, diritti da tutelare è quindi una questione centrale. Il governo nella recente relazione sul federalismo fiscale ha evidenziato come si possano utilizzare diverse modalità di valutazione dei costi: il metodo delle determinanti, il metodo Res, gli studi di settore. Si tratta quindi di individuare quali soluzioni sono in grado di meglio affrontare il problema, favorendo l'incontro tra diritti e doveri sociali.

6.

Valutare costi ed efficacia degli interventi per persone con disabilità

È dedicato alle persone con disabilità, e in particolare alla valutazione costi/efficacia degli interventi assistenziali di cui sono destinatarie, il nuovo seminario che la Fondazione “E. Zancan” onlus - in collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus – organizza nella propria sede estiva di Malosco, in Trentino, fino a mercoledì 21 luglio. Il seminario di ricerca a invito, attualmente in corso, si pone come ideale continuazione di un precedente incontro di studio organizzato nel 2008 dal titolo «Tecnologie, ausili e soluzioni professionali per l’autonomia possibile delle persone con disabilità», che nasceva per analizzare i bisogni assistenziali delle persone con disabilità e per proporre soluzioni integrate che ne favoriscano l’autonomia.

“Alla luce di quanto emerso in quella sede – spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato –, abbiamo voluto organizzare questo ulteriore momento di ricerca per approfondire gli aspetti relativi alla valutazione dell’efficacia e dei costi degli interventi proposti all’utente, integrando l’uso delle tecnologie nel quadro più complessivo degli interventi assistenziali”. Perché il rapporto costo/efficacia risulti soddisfacente, secondo gli organizzatori è necessario elaborare e mettere a disposizione del personale sociosanitario metodi, strumenti e indicatori per definire i percorsi assistenziali, valutare le possibili alternative, assicurare la continuità quando la complessità del caso impone una successione di più percorsi.

Obiettivo del seminario è dunque quello di fornire strumenti operativi utili a monitorare i risultati in termini di salute e qualità di vita e favorire un uso attento delle risorse. In particolare, saranno presentati e discussi metodi che consentano di analizzare le componenti dei processi assistenziali, valutarne l’efficacia, determinarne i costi e soprattutto individuare dei “costi standard” nei processi assistenziali. Quest’ultimo aspetto è uno dei punti chiave per garantire i livelli essenziali di assistenza nel federalismo.

Il seminario è coordinato da Renzo Andrich, coordinatore dell’Area delle tecnologie assistite del Polo tecnologico della Fondazione Don Gnocchi, e da Giovanni Pilati, direttore sanitario dell’Azienda Ulss n. 18 di Rovigo e collaboratore della Fondazione Zancan.

7.

Non è vero che la povertà è diminuita. Quest’anno 800.000 poveri in più

Secondo i dati Istat diffusi ieri sulla povertà in Italia, il numero di poveri nel 2009 non è salito. In base alla rilevazione, infatti, lo scorso anno l’incidenza della povertà relativa è stata pari al 10,8%, mentre quella della povertà assoluta era del  4,7%, un dato stabile rispetto al 2008. Ma è davvero così?
Non è d’accordo con la lettura dei dati la Fondazione “E. Zancan” di Padova, che cura annualmente insieme a Caritas Italiana il “Rapporto povertà ed esclusione sociale in Italia”. La Fondazione invita infatti a non farsi prendere dall’ottimismo, perché i dati possono trarre in inganno. Come spiega Tiziano Vecchiato “non è vero che ci sono meno poveri in Italia. È vero invece che, visto che tutti stanno peggio - cioè che lo scorso anno complessivamente la situazione economica delle famiglie italiane si è aggravata - la linea della povertà relativa si è abbassata. Ma ciò non significa che, oggettivamente, i poveri
siano meno. Tutt’altro. Significa solo che chi sta ‘meno peggio’ esce dalla categoria di ‘povero relativo’, pur trovandosi nella medesima situazione economica di un anno fa. A conferma di quanto diciamo, si noti che il numero dei “poveri assoluti” (i “poveri-poveri”) è invece aumentato. Questo dà la misura del valore tecnicamente relativo dei dati del monitoraggio Istat, che non misurano quanto peggio stiamo veramente, ma l’indice di popolazione che vive al di sotto di una certa soglia di capacità di spesa. L’Istat infatti ha utilizzato una soglia più bassa dell’anno scorso perché sono calati i consumi, ma se l’avesse confrontata con la soglia dello scorso anno i poveri sarebbero aumentati”. Per questo è necessario entrare in profondità nel significato reale dei dati: ad esempio il peggioramento complessivo della situazione di molti italiani è confermato dal fatto che nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% (che a fine anno ha toccato anche -15%) e la cessione del quinto dello stipendio a settembre 2009 aveva raggiunto il +8%. “Il fatto che buona parte di questi indicatori superi la quota del 10% - conclude Vecchiato - significa che potrebbe esserci un 10% in più di poveri rispetto agli 8 milioni del 2008. Ciò vuol dire circa 800.000 poveri in più se utilizziamo i criteri di valutazione praticati dalle banche e dal credito al consumo”.

8.

Strumenti di lavoro: 1 libro 1 euro

Il volume “Comunicazione e socialità. Buone prassi di comunicazione sociale in Italia, Spagna e Grecia” raccoglie i lavori svolti nell'ambito del progetto Coeso, un’iniziativa attuata all’interno del Programma d'azione comunitario per combattere l'emarginazione sociale 2002-2006.
Il progetto analizza e valuta l'impatto delle iniziative di informazione sull'accesso ai servizi locali di inclusione sociale da parte delle categorie svantaggiate e sulla promozione dell'integrazione. Nel corso degli anni sono state sviluppate in diversi contesti europei strategie politiche e strumenti operativi di comunicazione e partecipazione dei cittadini al fine di promuovere l'accesso ai servizi sociali, in particolare da parte dei poveri e degli emarginati.
Coeso mette a confronto le strategie utilizzate in diversi contesti europei ed organizzazioni locali per risolvere i problemi connessi alle informazioni necessarie per l'accesso, gli strumenti facilitativi, i patti di cittadinanza per negoziare e garantire i diritti di equità fra cittadini e amministrazione pubblica, valutandone l'impatto e i punti di forza e di debolezza.
Il testo può essere ritirato di persona (presentando la scheda scaricabile dal sito) presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00).
Si può ricevere direttamente a casa, con spese a carico, a seguito di richiesta via fax (049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it), compilando sempre la scheda.
La richiesta va effettuata entro il 30 settembre 2010.

9.

Chiusura estiva della sede di Padova e ospitalità alberghiera a Malosco

Ricordando che nel mese di agosto la sede di Padova della Fondazione sarà chiusa per ferie auguriamo a tutti buone vacanze estive.
Il Centro di documentazione sulle politiche sociali riapre mercoledì 1 settembre.
Il Centro Studi Zancan di Malosco, che a tutti gli effetti funziona come struttura alberghiera, nel mese di agosto resta aperto per ospitalità. È dotato di stanze singole e a due letti, tutte con servizi. L’accogliente gestione familiare, l’ottima cucina e il contesto della Val di Non ne fanno un posto dove trascorrere tranquille vacanze.
Chi desidera approfittare di questa occasione, può telefonare a Thea Paganin al seguente recapito:
Centro Studi Zancan - Viale Alpino, 8 38013 Malosco TN -Tel. 0463 831342 - fax 0463 830408 - email: fz@fondazionezancan.it oppure: zancan.malosco@tin.it

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