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Cresce il welfare, cresce l’Italia: «La vera sfida è far fruttare le risorse, destinandole a chi ha reale bisogno»
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La Fondazione Zancan è stata tra le 50 organizzazioni sociali protagoniste della conferenza nazionale «Cresce il welfare, cresce l’Italia» (Roma, 1-2 marzo). Tiziano Vecchiato ha partecipato alla sessione plenaria in programma nella seconda giornata di lavori, dal titolo «Strategie e prospettive del welfare di cittadinanza». L’iniziativa è nata con l’obiettivo di riunire tutti i soggetti che a diverso titolo si occupano di welfare, cercando di ragionare insieme su un nuovo patto per il sociale, una nuova idea di responsabilità collettiva, che tenga insieme libertà e uguaglianza, sviluppo economico, sviluppo sociale, giustizia redistributiva. La crisi che stiamo vivendo ci offre l’opportunità di trovare il coraggio per passare da un welfare compassionevole, governato con regole burocratiche, a un welfare di «investimento in nuova cittadinanza». La differenza sta nell’incontro delle responsabilità che si fanno carico di concorrere al superamento del bisogno e allo sviluppo di capacità umane ed economiche. Oggi più di ieri molti sarebbero disposti a capire le ragioni dei cambiamenti necessari e l’urgenza di favorire la trasformazione da soldi a servizi. Ma, per puntare a questo traguardo, bisogna superare l’ossessione di equilibrio finanziario per raggiungerlo veramente, privilegiando il rendimento della spesa sociale e non i vantaggi apparenti di breve periodo. Il vero problema con cui fare i conti non è la carenza di fondi destinati al welfare, quanto il loro utilizzo. Si tratta di trasformare da costo a investimento i 43 miliardi di spesa assistenziale gestiti dallo stato e i quasi 8 miliardi gestiti dai comuni. Senza dimenticare che i comuni spendono circa 4 miliardi per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale in trasferimenti monetari, senza farli fruttare meglio. E queste sono solo le risorse pubbliche, cui si aggiungono quelle della solidarietà, del mondo ecclesiale e degli enti privati che operano nei servizi alle persone. Il nocciolo del problema è che questi soldi non vengono impiegati nel giusto modo e destinati a chi ha più bisogno. Si può uscire da questa impasse solo toccando i diritti che sono diventati privilegi, quando non riesco più a dare risposte alle condizioni di bisogno. È necessario re-indirizzare verso le persone più deboli e fragili le risorse oggi destinate a chi non ne ha più reale bisogno. Un modo per farlo, per certi aspetti provocatorio, è coinvolgere i beneficiari degli aiuti più di quanto oggi non si faccia, chiedendo loro di essere più solidali con chi ha più bisogno, assumendosi anche loro la responsabilità di far fruttare di più gli aiuti che ricevono.
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Verso nuove soluzioni per l’integrazione sociosanitaria e l'efficacia delle cure
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Entra nella fase operativa il progetto realizzato dall’Azienda Ulss 17 Este-Monselice in collaborazione con la Fondazione Zancan, per la sperimentazione di nuove soluzioni per l’integrazione sociosanitaria, basata su progetti personalizzati e sulla valutazione dei loro esiti. Il progetto mira a definire le migliori modalità possibili di erogazione dei servizi e di individuare percorsi e piani assistenziali personalizzati e condivisi tra i diversi professionisti. Questo nuovo approccio ha grandi benefici per gli utenti: innanzitutto perché gli interventi e la presa in carico sono individualizzati, cioè calibrati sui bisogni di ogni persona. La personalizzazione riguarda anche le famiglie, che sono in sofferenza per il carico assistenziale da sostenere. Inoltre, valutare gli esiti degli interventi garantisce a tutti - persone utenti comprese - la possibilità di misurarne il risultato assistenziale in termini di efficacia. Significa rispondere alle domande: quello che abbiamo fatto è stato effettivamente utile? I problemi per i quali siamo intervenuti sono stati ridotti o superati? Quale relazione tra risultati ottenuti, risultati attesi e costi? La collaborazione e la maggiore interazione tra i professionisti mira a facilitare la continuità delle cure e la presa in carico globale, favorendo la comunicazione con l’utente e i famigliari. Consente inoltre di calcolare il rapporto costo/efficacia, per capire come meglio impiegare le risorse per il bene comune. Infine, il progetto consentirà anche di «valutare» l’apporto di tutti i soggetti coinvolti nella presa in carico. Famiglia, vicini, amici, infatti, rappresentano una risorsa perché, partecipando alle cure, garantiscono un risparmio economico per il servizio sanitario nazionale, finora non riconosciuto né valorizzato. Sono oltre 100 gli operatori della Ulss 17, dei Comuni, delle II.PP.A.B. e del privato sociale coinvolti nella fase operativa, di area infanzia e famiglia, donne vittime di violenza, adulti e anziani non autosufficienti, inserimento scolastico e lavorativo, disabilità, dipendenze, salute mentale. La Fondazione Zancan ha messo a disposizione soluzioni metodologiche, il software S-P, una piattaforma web finalizzata alla gestione integrata e condivisa dei dati. Il risultato atteso è che i partecipanti siano in grado di gestire la casistica con nuovi strumenti per costruire il progetto personalizzato e valutare la sua efficacia. Il tutto all'interno dei PDTA (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) elaborati dagli stessi operatori e verificati dall’Ufficio qualità della Ulss 17. Si tratta di ragionare in termini di appropriatezza, efficacia, efficienza in un’ottica del miglioramento continuo della qualità degli interventi.
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A Rovigo un corso di formazione per aiutare le persone in condizioni di povertà
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Il 12 marzo è iniziato a Rovigo il corso di formazione « Crisi economica e nuove povertà: il ruolo delle associazioni», rivolto ai volontari delle associazioni che si occupano di ascolto, accoglienza, aiuto alle situazioni di povertà. La Fondazione Zancan ha introdotto il tema e presentato l’undicesimo rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, curato insieme alla Caritas, e intitolato « Poveri di diritti».
È stata l’occasione per fare il punto su un fenomeno che interessa fasce sempre maggiori della popolazione, senza eccezioni. Giovani, anziani, lavoratori, famiglie, chiunque può finire in condizione di povertà, magari per la perdita del lavoro, per l’impossibilità di trovarne uno, per una separazione, per la difficoltà di accesso al credito (nel 2012 +46,3% di sofferenze bancarie per le famiglie, secondo la Banca d’Italia) o perché costretti a vivere con pensioni inadeguate (2,3 milioni di anziani sono a rischio povertà secondo l’Istat). Dovendo fare i conti con un quadro così delicato, è importante partire dalle persone, guardare i volti della povertà, non ragionando per categorie precostituite ma cercando di rispondere ai bisogni con soluzioni concrete, personalizzate, che vadano oltre la logica dell’assistenza. Si tratta di attivare le capacità personali, per consentire a chi è in condizione di bisogno di uscirne anche grazie alle proprie forze. Il fenomeno della povertà è cambiato: oggi colpisce sempre più la classe media ed è sempre più facile ritrovarsi in difficoltà economiche per svariate ragioni. I volontari sono quindi chiamati a operare con sempre maggiori competenze, per offrire, oltre all'aiuto materiale, prospettive per uscire da una situazione di difficoltà. Il corso, realizzato dal Csv provinciale in collaborazione con la Caritas diocesana di Adria-Rovigo, proseguirà ogni lunedì fino al 14 maggio e prevede approfondimenti sul mercato del lavoro, sulle modalità di ascolto e orientamento, sulle dipendenze da droga e alcol.
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4.
Conferenza europea per la ricerca nel servizio sociale
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La Fondazione Zancan ha partecipato alla seconda «Conferenza europea per la ricerca nel servizio sociale», (Basilea, Svizzera, 22-24 marzo). L’evento ha visto la partecipazione di esperti di servizio sociale provenienti da gran parte dei paesi europei. Organizzata dalla School of Social Work della University of Applied Sciences and Arts Northwestern Switzerland, la conferenza è stata un’importante occasione di confronto. Le relazioni degli esperti volevano dare risposta alle seguenti domande: quali sono le modalità per trasferire o generalizzare i risultati della ricerca svolta a livello locale? A che punto siamo con gli studi comparativi internazionali? Esistono esempi vincenti di generalizzazione, divulgazione e utilizzo dei risultati della ricerca? Qual è la relazione tra teoria del servizio sociale e ricerca sociale? Possiamo sperare in prassi più efficaci di servizio sociale? A queste domande la Fondazione Zancan, in collaborazione con l’Associazione internazionale per la valutazione di esito, ha cercato di dare risposte organizzando due workshop. Il primo sulla storia e lo sviluppo delle attività dell’Associazione in termini di divulgazione culturale, confronto tra ricercatori, confronto tra diversi paesi. A questo hanno partecipato Wendy Rose, Chris Warren-Adamson, Colette McAuley e Cinzia Canali. Nel secondo sulle potenzialità delle collaborazioni internazionali, sono intervenuti Annamaria Campanini, Elisabetta Neve, Jane Aldgate e Tiziano Vecchiato. In particolare, in questo workshop si è evidenziato l’apporto dei laboratori sulla valutazione di esito (uno è stato coordinato a Padova presso la Fondazione Zancan da Anat Zeira della Hebrew University of Jerusalem con la collaborazione di June Thoburn della East Anglia University). Altri laboratori sono in corso di organizzazione, in collaborazione con Ordini regionali degli assistenti sociali, che hanno avviato un percorso di confronto proprio su questi temi. Nello stesso workshop si è parlato di DCE approach (Ezell M., Spath R., Zeira A., Canali C., Fernandez E., Thoburn J., Vecchiato T., An international classification system for child welfare programs, Children and Youth Services Review 33 (2011), pp. 1847–1854), un modello di analisi che facilita il confronto tra paesi in particolare sulle politiche per l’infanzia e la famiglia e il loro impatto sociale.
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Prossima pubblicazione: Organizzazioni di volontariato e attività commerciali e produttive
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Nell’Anno internazionale del volontariato (2011) si è dedicato uno spazio di riflessione ad un tema che può avere conseguenze di rilievo sulla vita delle organizzazioni di volontariato e più in generale sul senso e sul futuro di esse nel nostro Paese. Il tema, visto, nella sua essenzialità, è il seguente: il volontariato può, e fino a quale limite, svolgere attività che abbiano effetti economici e produttivi? Il problema si è recentemente riacceso a seguito dell’entrata in vigore di una disposizione contenuta in un decreto-legge in materia economica e che ha modificato la normativa precedente. I risultati sono sintetizzati nel volume «Organizzazioni di volontariato e attività commerciali e produttive» a cura di Emanuele Rossi. Un volontariato che svolga attività economiche, magari anche produttive, e che ad esse dedichi parte significativa della propria azione, fino a che punto è coerente con la sua missione, indicata dalla legge n. 266/1991, che stabilisce che l’attività volontaria è quella «prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà»? E, d’altro canto, lo svolgimento di un’attività che abbia tutte queste caratteristiche e requisiti, e sia pertanto ispirata a fini esclusivi di solidarietà, può essere inibita dal solo fatto che ad essa possa riconnettersi una dimensione economica? Come si vede, la questione è complessa, e non affrontabile soltanto con strumenti giuridici. Il volume contribuisce a fare chiarezza sulla questione, offrendo strumenti per comprendere l’esatta portata della riforma legislativa sia sugli aspetti organizzativi che su quelli più generali del ruolo che il volontariato è chiamato a svolgere nell’attuale contesto sociale. Il lavoro nasce dalla collaborazione tra Fondazione Zancan, l’Agenzia per il Terzo Settore e la Scuola Superiore Sant’Anna per combinare saperi diversi, in una prospettiva di impegno comune per un volontariato che sia strumento di innovazione sociale e di garanzia per i diritti di tutti.
- Il volontariato fra «primo» e «secondo» welfare (Ugo Ascoli)
- Evoluzione normativa sulle attività commerciali e produttive delle organizzazioni di volontariato: problemi e prospettive (Emanuele Rossi)
- Organizzazioni di volontariato e reperimento delle risorse economiche (Renato Frisanco)
- Terzo settore, volontariato ed economia (Paolo Addis ed Elettra Stradella)
- Etica e legittimazione per un ruolo economico delle organizzazioni di volontariato (Ilaria Lucaroni)
- Volontariato e attività d’impresa: è un ossimoro? (Alceste Santuari)
- La nozione di marginalità tra diritto interno e diritto comunitario (Emiliano Frediani)
- Il ruolo delle leggi regionali nella definizione delle attività commerciali e produttive marginali svolte dalle Odv (Elena Vivaldi)
- È legittimo lo svolgimento di attività commerciali non marginali da parte delle Odv di cui alla legge n. 266/1991? (Salvatore Nocera)
- Interventi e voci dal terzo settore (1. Centro Nazionale per il Volontariato – Lucca; 2. Confederazione Misericordie d’Italia; 3. Università del terzo settore; 4. Fondazione Volontariato e Partecipazione – Lucca; 5. L’art. 30 decreto legge n. 185/2008; 6. Due parole a tema per una riflessione sul volontariato: crisi e futuro; 7. Il terzo settore nella comunità locale)
- Alla ricerca di uno sguardo d’insieme
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Strumenti di lavoro: 1 libro 1 euro
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La sezione monografica «Donne e salute: pari opportunità o discriminazione?» della rivista Studi Zancan 1/2003 presenta i risultati di tre ricerche che, direttamente o indirettamente, affrontano la violenza subita dalle donne. L’indagine sulle recidive di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) rileva che l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, a differenza che in altri paesi, viene praticata in prevalenza da donne coniugate. A livelli crescenti di scolarità corrispondono livelli crescenti di abortività. Il numero di Ivg ripetute aumenta inoltre con il numero di figli e l’età delle donne. L’indagine sulla frequenza del ricorso al taglio cesareo, esaminate le motivazioni addotte a spiegazione del fenomeno e la specifica casistica, suggerisce l’opportunità di monitorare l’appropriatezza del ricorso al taglio cesareo e propone un sistema di indicatori utili a questo fine. L’indagine sulle recidive di traumi domestici nelle donne sottolinea come si tratti di un fenomeno in continua crescita. I risultati esposti riguardano le donne che si sono presentate ai servizi di pronto soccorso sostenendo di essere vittima di incidente domestico. L’articolo propone come base diagnostica una check-list da utilizzare, oltre che per meglio riconoscere le vittime di violenza domestica, anche come mappa di osservazione per azioni formative rivolte al personale a diretto contatto con le vittime. La rivista può essere ritirata di persona (presentando la scheda scaricabile dal sito www.fondazionezancan.it) presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00). Si può ricevere direttamente a casa, con spese a carico, a seguito di richiesta via fax (049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it) compilando sempre la scheda. La richiesta va effettuata entro il 30 aprile 2012.
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Dona il 5 per mille alla Fondazione Zancan
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Anche quest'anno, con la Dichiarazione dei redditi (730, Unico, Cud), è possibile donare il 5 per mille dell´Irpef ad organizzazioni non profit. È una scelta che non costa nulla ma che può dare molto. Non è alternativo alla donazione dell’8 per mille destinato alle confessioni religiose, ma è un’opzione aggiuntiva. Il 5 per mille non è una tassa da pagare (una spesa per il dichiarante) ma una quota di imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni non profit a sostegno delle loro attività. Per sostenere la Fondazione Zancan basta indicare nella casella «destinazione del 5 per mille–sostegno alle organizzazioni non lucrative» il codice fiscale 00286760285. Grazie se deciderai di aiutare chi svolge attività di ricerca donando il tuo 5 per mille o facendoti promotore di questa possibilità tra amici e conoscenti.
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