Ultima ricerca sul lavoro flessibile e un nuovo documento sui temi del welfare

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creato: 16 marzo 2006

Quest'oggi GIOVEDI' 16 MARZO 2006 la Fondazione «E. Zancan» Onlus di Padova ha presentato a Roma I RISULTATI DELLA SUA ULTIMA RICERCA QUALITATIVA SUGLI EFFETTI ESISTENZIALI E PSICOLOGICI DELLA FLESSIBILITA' DEL LAVORO, svolta in collaborazione con la Facoltà di Psicologia, Dipartimento di Scienze dell'Educazione, dell'Università di Bologna.

«Il lavoro non è semplicemente una delle tante attività della persona - ha sottolineato mons. GIUSEPPE PASINI, presidente della Fondazione Zancan -, ma è lo strumento per garantire alla maggioranza dei cittadini l'autonomia economica, per progettare la propria vita a livello individuale e familiare e per esplicare la propria creatività . Quando il lavoro viene a mancare, o si presenta incerto, precario, sottopagato, o quando la persona è costretta a lavori umili, degradati rispetto alla sua preparazione e professionalità , è la vita e la dignità che risultano compromesse. Viene meno anche l'uguaglianza dei cittadini, sancita dalla Costituzione; diminuisce il senso di appartenenza e la volontà di contribuire alla realizzazione del bene comune».

Al crescere della diffusione del fenomeno flessibilità lavorativa non corrisponde ancora, oggi, un adeguato livello di conoscenza e consapevolezza delle sue caratteristiche costitutive, sia a livello nazionale che dei mercati del lavoro locali. Da qui è nata l'esigenza di una ricerca di tipo qualitativo, per capire cosa comporta, a seguito della legge Biagi (n. 30/2003), lavorare in una società instabile e quali sono gli effetti del lavoro precario sulla vita personale, familiare e sociale. Nella ricerca sono coinvolte cinque regioni italiane: Veneto, Emilia-Romagna, Puglia, Abruzzo e Marche. Sono stati intervistati 60 lavoratori flessibili, 12 per regione (interviste di 45-75 minuti), proprio per dare voce ai lavoratori flessibili, per ascoltare da loro positività e criticità della loro situazione lavorativa.
L'indagine, dunque, analizza storia lavorativa (coerenza, continuità , spendibilità , spazi di autonomia), condizioni di vita e aspettative per il futuro dei lavoratori flessibili, e indaga il ruolo dei servizi pubblici e privati e del sindacato.

PROFILO DEL LAVORATORE FLESSIBILE: ALCUNI NODI CRITICI EMERSI DALLA RICERCA

- Il reddito percepito, in un numero notevole di casi, non sembra costituire il principale punto dolente dell'esperienza lavorativa. Ciò che risulta più problematico è proprio la forma contrattuale del lavoro, di fronte alla quale non ci sono grandi margini negoziali; anzi, le forme contrattuali in uso sembrano ormai essere percepite come una «strada obbligata».
- Il giudizio sulla recente riforma del mercato del lavoro è fortemente negativo (con pochi che riconoscono qualche elemento di opportunità ). A fronte di tale valutazione condivisa, non emerge una risposta univoca in termini di atteggiamento (e come effettive scelte comportamentali). Sembra prevalere un orientamento di accettazione più o meno rassegnata della realtà .
- Contrariamente a quanto emerge da tempo nelle indagini estensive su giovani e lavoro, la forma del lavoro in proprio sembra perdere di attrattiva rispetto alla richiesta di lavoro dipendente.
- Gli intervistati forniscono una rappresentazione della loro esperienza di vita nettamente segnata dal tipo di contratto lavorativo. Vi è una tendenziale invadenza del lavoro contingente sulla vita quotidiana: mettere su casa e vivere da soli, sposarsi o convivere con il partner, fare dei figli, regolare i propri investimenti e consumi di dimensioni importanti, gestire le spese quotidiane per i beni di prima necessità o per il tempo libero, risparmiare, organizzare la propria vita sociale, pensare e realizzare progetti di indipendenza, trovare un equilibrio tra lavoro e altre attività personali ecc. Tali criticità , che appunto riguardano ambiti di azione e decisione importanti e comuni nell'impostare e gestire la propria vita attuale e le scelte future, sono affrontate talvolta con successo, ma comunque sono elevati i costi da pagare per mantenersi attivi e non soccombere di fronte agli ostacoli della flessibile presenza occupazionale.
- Proprio in relazione a tali possibili costi, si dimostra importante il sostegno da parte dei partner e, soprattutto, della famiglia. La partecipazione della famiglia nelle scelte personali, nell'impostazione dei propri programmi e nel sorreggere i modi di vita quotidiana appare decisiva nelle parole degli intervistati e certo potrebbe rappresentare una forma di compensazione provvisoriamente efficace per resistere nell'attuale condizione. Il contributo economico fornito direttamente, la disponibilità a garantire il riconoscimento sociale (le garanzie necessarie per avere mutui bancari), la possibilità di «rimanere in casa» dei genitori costituiscono le forme tipiche del sostegno familiare, che se da un lato attenuano i costi della flessibilità occupazionale, dall'altro lato rendono ancora più problematico realizzare prospettive di indipendenza e autonomia familiare, già difficili per le nuove generazioni anche molto prima dell'avvento delle nuove forme contrattuali.
- Gli intervistati per la ricerca affermano di consumare pressochè integralmente il loro reddito da lavoro per gestire le proprie condizioni di vita quotidiana, e difficilmente riescono a risparmiare, tanto è vero che devono attingere spesso ai sostegni materiali diretti e indiretti dalle famiglie. In questo quadro si pone il problema degli orientamenti previdenziali dei lavoratori contingenti, ma soprattutto il problema del cosiddetto «debito differito». Cosa sarà degli attuali giovani-adulti quando diventeranno anziani, quando usciranno dal mondo del lavoro e dovranno vivere del credito pensionistico maturato nel tempo di una vita lavorativa frammentata? Più in specifico, cosa sarà di quei molti giovani che oggi dispongono di lavori atipici, flessibili, precari, al limite della regolarità ?
- I lavoratori flessibili, che già hanno riconosciuto l'esigenza e l'importanza di ricevere sostegni da parte della famiglia, si mostrano lontani dai comuni strumenti delle politiche del lavoro a livello locale e poco coinvolti nelle iniziative promosse nei diversi territori dalle rappresentanze dei lavoratori. Si evidenzia da un lato la ridotta diffusione, accessibilità ed efficienza, nei contesti considerati e nei casi esaminati, delle misure istituzionali adottate normalmente per sostenere i lavoratori contingenti, dall'altro lato l'esigenza di individuare e adottare nuovi dispositivi e formule operative per contrastare l'evidente situazione di «privatizzazione dei rischi sociali» di chi si trova immerso nel lavoro contingente ed è costretto a usare strategie di risposta di natura familiare o individuale.
I risultati della ricerca sono pubblicati nel volume "Lavorare da precari. Effetti psicosociali della flessibilità occupazionale", a cura di Guido Sarchielli, Elisabetta Mandrioli, Augusto Palmonari, Tiziano Vecchiato, edito dalla Fondazione Zancan (2006).

La Fondazione Zancan ha presentato oggi a Roma anche un documento dal titolo "Orientamenti etico-politici per una società in evoluzione e riflessi sullo stato sociale" (IN ALLEGATO): uno stimolo di riflessione per politici e pubblici amministratori, che hanno il compito di definire le regole, di dar loro esecuzione e di distribuire e orientare le risorse; per gli operatori, che ai diversi livelli le traducono in quotidiana operatività ; per i cittadini attivi, singoli od organizzati, che danno immediate e dirette risposte ai bisogni delle persone. «La nostra è una società in evoluzione dove aumentano le disuguaglianze - afferma TIZIANO VECCHIATO, direttore della Fondazione Zancan -; disuguaglianze che non toccano più solo le povertà tradizionali, ma interessano sempre più i giovani e la famiglia. Da qui la proposta del documento della Fondazione Zancan su nuove politiche per l'inclusione e la famiglia, basate su una profonda revisione della spesa sociale». Il documento, elaborato da un gruppo di esperti nell'ambito di un seminario di ricerca realizzato dalla Fondazione «E. Zancan», indica le finalità , le questioni prioritarie e possibili interventi da attuare nel welfare riguardo le politiche per la giustizia e l'equità , le politiche per l'inclusione, le politiche per il lavoro, le politiche fiscali, le politiche per la famiglia, le politiche per l'istruzione, la formazione e la ricerca, le politiche per l'immigrazione, politiche ambientali.
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