Referendum sulla Costituzione: una riflessione di Emanuele Rossi e Vincenzo Casamassima
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creato: 14 giugno 2006
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A fine giugno saremo chiamati a confermare o bocciare la riforma della Costituzione approvata dal Governo Berlusconi. Che significato ha e quali conseguenze comporta votare sì o votare no? Su questo tema si sviluppa la riflessione "La riforma costituzionale tra passato e futuro"del prof. Emanuele Rossi, ordinario di Diritto costituzionale dell'Università di Pisa, e del suo collaboratore dr. Vincenzo Casamassima, pubblicata nel n. 2/2006 della rivista «Studi Zancan», e proposta qui IN ALLEGATO.
Gli autori partono da un'analisi di come è nata la Costituzione del 1947. Analizzano poi come è nata la riforma sottoposta al referendum: il progetto elaborato dai "quattro saggi", rappresentanti dei quattro partiti di maggioranza, in alcuni giorni, in una baita di montagna a Lorenzago; l'insufficiente discussione in Parlamento (nella Commissione Affari costituzionali del Senato: complessivamente un totale di 3 ore e mezza, concentrate nell'ultima settimana di luglio, in quattro sedute di brevissima durata, senza alcun intervento a favore della riforma e con tutti interventi contrari). Rossi e Casamassima presentano poi le oggettive difficoltà di applicazione.
E' necessario acquisire una coscienza informata su questi temi, tenendo conto di quanto il prof. Rossi dice all'inizio dell'articolo: il pericolo di porsi nell'ottica della «grande riforma» della seconda parte della Carta costituzionale, secondo linee di revisione che inevitabilmente finiscono per incidere anche sulle statuizioni contenute nella prima parte.
Credo che non si possa sottovalutare quanto l'on. Berlusconi affermò nel 1994, che cioè va modificata anche la prima parte della Costituzione: non «l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro», ma «sulla libertà ». Quale libertà ? A questa domanda forse la risposta è nell'affermazione di Piero Ostellino, opinionista del «Corriere della Sera», che qualche tempo fa, nel programma «Otto e mezzo» diretto da Ferrara, affermò ripetutamente che la Costituzione va modificata anche nella prima parte: non «l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro», ma «sull'economia e sul mercato: il lavoro è una merce che va venduta e comprata seguendo le leggi e i meccanismi del mercato».
E «i diritti inviolabili dell'uomo?». E «gli inderogabili doveri di solidarietà economica, politica e sociale?».
Mons. Giovanni Nervo,
presidente onorario della Fondazione Zancan