Nel 2011 erano più di 720 mila i bambini e i ragazzi in condizioni di povertà assoluta, in crescita rispetto all’anno precedente con un aumento di circa 70 mila unità (Save The Children, 2012). Si tratta di un fenomeno diffuso soprattutto nelle regioni del Sud, dove nel 2011 erano più di 400 mila i bambini e i ragazzi in questa condizione. La fascia d’età più colpita è quella da 4 a 6 anni: in questa età i bambini poveri nel 2011 rappresentavano il 7,8% del totale.
Il sensibile incremento dell’incidenza della povertà in Italia nel 2012, dopo anni di relativa stabilità, ha riguardato in misura particolare i bambini e i ragazzi. Nel 2012 su poco più di 4,8 milioni di persone in condizione di povertà assoluta quasi 1,1 milione erano costituiti da minori, a fronte di 723 mila minori su 3,4 milioni di poveri assoluti complessivi nel 2011. Mentre il numero complessivo di persone in povertà assoluta è aumentato del 41% rispetto al 2011, il numero di minori assolutamente poveri è aumentato in misura maggiore, ossia del 46%.
- In generale, si notano ampie differenze tra aree e regioni del Paese: nel 2011 in Sicilia quasi 1 minore su 2 era in condizioni di povertà relativa (42,3%), in Campania, Puglia, Calabria circa 1 minore su 3, in Lombardia e Trentino Alto Adige 1 su 13 e in Veneto 1 su 18.
- In presenza di figli tende ad aumentare la diffusione della povertà: nel 2012 il 18,3% delle famiglie con almeno un figlio minorenne era relativamente povero (a fronte del 12,7% tra tutte le famiglie), in aumento rispetto al 15,6% del 2011. Inoltre, la diffusione della povertà relativa tende ad aumentare con il numero di figli minori presenti in famiglia: l’incidenza è pari al 15,7% tra le famiglie con 1 figlio minore, al 20,1% tra le famiglie con 2 figli minori, al 28,5% tra le famiglie con 3 o più figli minori. Il quadro è particolarmente negativo nel Mezzogiorno: nel 2012 un terzo (33,9%) delle famiglie meridionali con almeno 1 figlio minore era in condizione di povertà relativa, la percentuale sale al 40,2% tra le famiglie con 3 o più figli minori. Analoghi trend valgono per la povertà assoluta.
- La crisi ha colpito in misura significativa le famiglie con bambini e tra il 2007 e il 2010 la povertà tra bambini e giovani è aumentata in numerosi paesi Ocse. Al contrario, nello stesso periodo la popolazione anziana è rimasta relativamente protetta dagli effetti della crisi, grazie alla stabilità dei trasferimenti pensionistici. In particolare, nel corso del periodo iniziale della crisi (fino al 2010) i tassi di povertà relativa nei paesi Ocse sono mediamente aumentati tra i minori (di 0,6 punti percentuali) e mediamente diminuiti tra gli anziani (di 2,7 punti percentuali), a fronte di una generale stabilità (leggero aumento di 0,1 punti percentuali) sul complesso della popolazione. In Italia questi trend si sono manifestati in misura più accentuata: l’incidenza della povertà relativa è significativamente aumentata tra i minori (+2,2 punti percentuali) e diminuita tra gli anziani (-3,5 punti percentuali), a fronte di un aumento complessivo di un punto percentuale sul complesso della popolazione.
- In Italia il rischio di povertà o esclusione sociale per i bambini fino a 6 anni (28,9% nel 2011) è sensibilmente più elevato rispetto alla media Ue (25,1%), al 5° posto dopo Bulgaria, Romania, Lettonia e Ungheria. Si tratta inoltre una percentuale leggermente superiore al rischio sulla popolazione italiana complessiva (28,2%).
L’impatto dei trasferimenti sociali in termini di riduzione del rischio di povertà tra i minori italiani è di gran lunga inferiore rispetto a quello medio europeo: -6,7 contro -14,2 punti percentuali. Se i trasferimenti hanno una efficacia limitata, la fornitura di servizi per l’infanzia può invece costituire uno strumento di riduzione della povertà e disuguaglianza. In Italia i servizi sono rivolti ad un numero troppo limitato di bambini, soprattutto per la fascia 0-3 anni.
- Nell’anno scolastico 2010/2011, l’indicatore di presa in carico, ossia il rapporto tra bambini che frequentano i servizi socio-educativi per la prima infanzia e residenti di età 0-2 anni, era pari al 14% a livello medio nazionale. Nell’anno scolastico 2011/2012 il valore è diminuito al 13,5%. Nel 2010/2011 aumentava di oltre 10 volte passando dal 2,4% e 2,7% rispettivamente in Calabria e Campania, al 27,6% e al 29,4% dell’Umbria e dell’Emilia-Romagna: nelle regioni meridionali risiedeva il 34,5% della popolazione di bambini fra zero e due anni, ma era accolto appena il 13% degli utenti nel 2010/2011.
- Nell’anno scolastico 2011/2012 gli utenti di asili nido (comunali o finanziati dai comuni) sono passati a 201.565 dai 201.640 nel 2010/2011: è la prima riduzione nel numero assoluto di utenti registrata dal 2004. Nel 2011/2012 è aumentata la percentuale di Comuni che offre il servizio di asilo nido (48,1% rispetto al 47,4% nel 2010/2011). Aumentato anche l’indice di copertura territoriale del servizio (quota di bambini 0-2 anni che vivono in un Comune che offre il servizio), al 77,7% dal 76,8% nel 2010/2011. L’indicatore di presa in carico (utenti degli asili nido su residenti di età 0-2 anni) è rimasto costante all’11,8% . Permangono forti disparità territoriali: l’indicatore di presa in carico varia dal 3,5% nel Sud Italia al 17,1% nel Nord-est, e la percentuale dei Comuni coperti dal servizio varia dal 24,3% nel Sud Italia all’82,6% nel Nord-est.
La quota di spesa per la protezione sociale destinata a bambini e famiglia in Italia è inferiore rispetto alla media europea. Nel 2010 era pari mediamente all’8% sia nella Ue a 15 sia nella Ue a 27, mentre in Italia era pari al 4,6%. La spesa per trasferimenti e servizi a bambini e famiglie in Italia era l’1,3% del Pil (0,7% trasferimenti e 0,6% servizi), contro il 2,3% del Pil (1,5% trasferimenti e 0,8% servizi) in Europa.
- Considerando la spesa pubblica media per bambino, emerge una variabilità relativamente contenuta tra paesi Ocse nella spesa per bambino da 3 a 5 anni: nel 2009 era pari mediamente a 3.600 dollari (a parità di potere d’acquisto). L’Italia (4.600 dollari) si collocava sopra la media Ocse. Una variabilità più accentuata tra paesi si registrava invece nella spesa di cura formale (childcare) per bambino sotto i 3 anni. Questa presentava valori decisamente più elevati nel Nord Europa rispetto al resto dei paesi considerati: in tutti i paesi nordici la spesa media per bambino sotto i 3 anni era superiore a 5.700 dollari, contro i meno di 1.600 in Italia.
- Negli ultimi anni è costantemente aumentata la spesa complessiva impegnata per asili nido (sia strutture comunali sia contributi e integrazioni a rette) – complessivamente del 22,1% tra il 2007/2008 e il 2011/2012 – così come il numero degli utenti – del 22% tra il 2007/2008 e il 2011/2012. La spesa media per utente è aumentata tra il 2007/2008 e il 2008/2009 ed è diminuita nel biennio successivo. È infine aumentata nuovamente nel 2011/2012, ma ciò è dovuto anche al fatto che nel 2011/2012 è leggermente diminuito il numero di utenti (per la prima volta dal 2004). La percentuale di compartecipazione degli utenti è invece diminuita tra il 2007/2008 e il 2008/2009, ed è costantemente aumentata nel triennio successivo: pertanto tra il 2008 e il 2012, a fronte di una spesa media per utente tendenzialmente in diminuzione, le famiglie sono state chiamate a compartecipare al costo dei servizi in misura crescente
- La spesa comunale per utente per asili nido varia significativamente tra le diverse regioni. Nell’anno 2011/2012 ammontava in media a 7.612 euro in Italia: la spesa per u-tente più elevata si registrava in Valle d’Aosta (13.066 euro) e Lazio (12.032 euro), la spesa più bassa in Calabria (3.278 euro) e Molise (3.521 euro).
- La spesa dei comuni per servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia nell’anno 2011/2012 in Italia ammontava in media a 2.146 euro per utente. La spesa per utente più elevata si registrava nella P.A. di Bolzano (6.186 euro) e in Valle d’Aosta (4.056 euro), la spesa più bassa in Puglia (479 euro) e Piemonte (679 euro).
A fronte di questo quadro molto problematico, prosegue l’impegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo e Fondazione Zancan per portare all’attenzione degli amministratori, degli operatori e delle comunità locali la questione dei “servizi per la prima infanzia”. Ne hanno soprattutto bisogno i bambini in condizioni di povertà.
Alla ricerca di soluzioni è dedicato il seminario che si svolge a Milano, nei giorni 9-10 gennaio, presso la Fondazione Cariplo. Il tema è “I genitori negli spazi di vita dell’infanzia” Vengono affrontate le questioni legate al coinvolgimento dei genitori negli spazi di vita dei bambini in età 0-6 anni e al concorso al risultato che le famiglie possono dare per migliorare la situazione, insieme con le istituzioni.
L’incontro nazionale fa seguito al convegno di Torino (9 dicembre 2013) focalizzato sui problemi dell’accesso ai servizi e delle risorse professionali ed economiche per la prima infanzia. Al seminario partecipano esperti, docenti e ricercatori delle Università di Milano, Torino, Padova, referenti dei ministeri, delle regioni, dei comuni, operatori e dirigenti dei servizi sociali, sanitari ed educativi per la prima infanzia.