Padova, 9 settembre 2008 – Domani 10 SETTEMBRE 2008 ricorre la GIORNATA MONDIALE PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO.
Grazie alla collaborazione tra la Fondazione Zancan, l'Azienda Ospedaliera di Padova e il Pronto soccorso, diretto dal dott. Franco Tosato, e l’Australian Institute for Suicide Research and Prevention, diretto dal prof. Diego De Leo, è stata costituita negli ultimi mesi una banca dati sui tentativi di suicidio a Padova aggiornata al 2006.
L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto NICE-SP (Network for International Collaboration on Evidence - Suicide Prevention), uno studio internazionale che coinvolge 8 centri di ricerca europei.
Da una prima analisi degli atti autolesivi rilevati nel quinquennio 2002-2006 dal Pronto soccorso del Policlinico di Padova emerge che:
- 1 tentativo suicidario su 5 è messo in atto da persone immigrate. «Un dato che deve far riflettere – afferma il prof. De Leo – dal momento che gli immigrati non rappresentano di certo il 20% della popolazione di Padova»;
- Il numero medio annuo degli atti autolesivi da parte di residenti nel territorio padovano appare stabile rispetto agli anni passati; tuttavia, il numero complessivo degli atti risulta aumentato, appunto per il contributo degli immigrati;
- Rispetto al passato è sensibilmente aumentata l’età media di chi tenta il suicidio (tra i 35 e i 39 anni);
- Mentre in passato i tentativi di suicidio erano attuati in prevalenza da donne, con un rapporto di circa 2:1, ora il contributo dei due sessi si è alquanto riproporzionato (perdura comunque la prevalenza del sesso femminile);
- Tra le diverse modalità autolesive rilevate al Pronto soccorso (overdose di farmaci, ingestione di sostanze tossiche, ferite da taglio ecc.), aumenta significativamente il numero delle ferite da taglio: «Una tendenza – continua il prof. De Leo – che si riscontra a Padova come in molti altri Paesi europei e del mondo occidentale».
Sottolinea Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan: «Il fatto di prendere in esame in maniera sistematica l’andamento della sofferenza e del disagio sociale, che trova anche espressioni estreme come è il tentativo di togliersi la vita, per la nostra Fondazione è un modo concreto di contribuire alla prevenzione, perché i problemi si possono meglio affrontare se ne conosciamo le radici e le modalità. Dalla conoscenza, quindi, dobbiamo passare a precise scelte tecniche e politiche, in modo da aiutare davvero le persone in difficoltà e ridurre il numero dei suicidi».