Il Trentino guarda con crescente interesse al welfare generativo. Sarà questo il focus del convegno che si svolgerà mercoledì 15 aprile all'Università di Trento dal titolo "Welfare generativo: da spesa a investimento" (dalle ore 9.00, Aula 16 - Dipartimento di Sociologia, Università di Trento). L'evento è organizzato dalla Scuola di Preparazione Sociale di Trento, dal Gruppo Fuci di Trento con il patrocinio dei Comuni di Trento e Rovereto .
Interverranno Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Emanuela Zancan che ha introdotto il concetto di "welfare generativo", ed Emanuele Rossi, professore ordinario di Diritto Costituzionale della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Seguiranno interventi di Fabrizio Gerola, assessore ai servizi alla persona e politiche familiari del comune di Rovereto; Stefania Arici, caposala e UFE, esperto - Centro di Salute mentale di Trento; Mariachiara Franzoia, assessore con delega per le Politiche Sociali e Pari Opportunità del Comune di Trento; Donata Borgonovo Re, assessore alla Salute e Solidarietà Sociale della Provincia autonoma di Trento.
La proposta di welfare generativo elaborata dalla Fondazione Zancan - che riscuote sempre maggiore consenso e apprezzamento da parte di molte amministrazioni pubbliche in Italia - nasce dalla consapevolezza che l’attuale sistema di welfare non è più in grado di rispondere alle esigenze e ai bisogni di una società in profonda crisi e bisognosa di segnali di speranza. È dunque necessario e urgente un nuovo scenario su cui investire e credere. Si tratta di smettere di vedere il welfare come un costo iniziando a considerarlo un investimento. Concretamente significa abbandonare la tradizionale logica assistenzialistica, prevedere una partecipazione diretta delle persone dicendo loro "non posso aiutarti senza di te"; privilegiare l’efficacia responsabilizzando le persone.
"È una scelta strategica necessaria e urgente per non essere sopraffatti dalla domanda crescente di welfare – sottolinea il direttore Vecchiato -, per non ridursi a considerare i ‘diritti sociali’ una minaccia anziché un motore moltiplicativo delle capacità".