La generazione dei sempre connessi: i dati del progetto "Crescere a Pinerolo"

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creato: 13 novembre 2015

TAGS: scuola famiglie giovani adolescenza

Passano il loro tempo libero con gli amici, amano fare sport e trascorrono molto tempo "connessi". La scuola piace abbastanza e hanno un buon rapporto con i genitori. Sono i dodicenni di Pinerolo, secondo quanto emerge dal progetto “Crescere a Pinerolo”, i cui risultati sono stati presentati venerdì 13 novembre, nel corso del convegno "I ragazzi di Pinerolo si raccontano", ospitato al Castello di Miradolo (a San Secondo di Pinerolo). L'indagine è realizzata dalla Fondazione Emanuela Zancan, grazie al contributo della Fondazione Cosso, in collaborazione con il Comune di Pinerolo, le scuole secondarie di primo grado “Filippo Brignone” e “Lidia Poet”.

Lo studio ha coinvolto 212 ragazzi che frequentano la scuola secondaria di primo grado. Sono state coinvolte 12 classi, grazie alla disponibilità di insegnanti e genitori. L'obiettivo dello studio è di capire come crescono i ragazzi, cosa fanno, cosa pensano, come si relazionano con i pari e in famiglia, se sono felici e quali sono le loro aspettative per il futuro. Il questionario era auto-compilato, così che i ragazzi fossero completamente liberi di esprimersi.

Il tempo libero

La compagnia preferita nel tempo libero sono gli amici.

9 ragazzi su 10 praticano sport: giocano a calcio, pallavolo, basket, tennis, nuotano, vanno in bici ecc. Il 61% lo fa a livello agonistico e si allena tutte le settimane.

Pochi fanno attività di volontariato: si arriva al 25% considerando anche chi lo fa qualche volta all’anno. Aiutano i nonni o altre persone anziane, puliscono i sentieri, donano vestiti, giochi e denaro per le persone che hanno bisogno, fanno scout, volontariato in canile ecc.

Leggere è un’attività abbastanza frequente: 1 su 3 legge tutti i giorni, soprattutto libri, ma anche giornali, riviste e fumetti.

La generazione dei sempre connessi

Quasi tutti i ragazzi hanno una televisione in casa (99%) e 6 su 10 la guardano tutti i giorni, in media 1 ora e 50 minuti al giorno. Quasi tutti hanno un computer in casa (97%) e possono utilizzarlo. Più di un quarto usa il computer/tablet tutti i giorni (27%) , in media circa un’ora e 10 minuti al giorno. Tre ragazzi su 4 (76%) possiedono un cellulare/smartphone per il proprio uso personale. 

A 12 anni metà dei ragazzi si collega a internet tutti i giorni (55%). Rimangono connessi in media quasi 3 ore al giorno. Nella maggior parte dei casi sono da soli, più raramente usano internet con i genitori, gli amici, i fratelli o altri parenti. Ascoltano musica e chattano con gli amici, giocano ai videogiochi, fanno ricerche per la scuola, guardano film e video musicali, scaricano programmi e giochi, usano social network.

La scuola

A 12 anni la scuola piace a 6 ragazzi su 10 (piace molto a 2 su 10, “abbastanza” a 4 su 10). Per il 13%, invece, la scuola “non piace per niente”. Per la maggior parte la scuola è fonte di stress: il 16% si sente molto stressato, il 29% “abbastanza”, il 42% “un poco”.

L’istruzione, secondo i ragazzi, è molto importante per trovare lavoro in futuro: 8 su 10 pensano sia “molto importante”, il 16% “abbastanza”.

Il bullismo

A 12 anni, 7 ragazzi su 10 dichiarano di aver subito almeno un atto di bullismo negli ultimi 6 mesi. Le forme più frequenti sono di tipo verbale: insulti, offese, prese in giro, bugie e falsità (51%). Più di uno su tre (35%) riferisce di essere stato “escluso o ignorato dal gruppo” almeno una volta in sei mesi. Il 24% è stato infastidito attraverso il cellulare (cyberbullismo). Soltanto una minoranza riferisce di aver subito violenza fisica e di essere stato “colpito, calciato, spinto o rinchiuso” (13%). A subire atti di bullismo sono sia maschi sia femmine, italiani e stranieri. Non ci sono differenze nella proporzione con cui dicono di aver ricevuto prepotenze.

Il 51% dei ragazzi, d'altro canto, ammette di avere compiuto atti di bullismo. Si tratta soprattutto di offese verbali (insulti, offese, bugie e falsità) o relazionali (escludere o ignorare qualcuno dal gruppo).

Vita in famiglia e dialogo con i genitori

Per 3 ragazzi su 4 (75%) è “facile/molto facile”parlare con la madre di cose che preoccupano veramente. La relazione con il padre è invece più complicata: per il 42% è “difficile/molto difficile”.

Nella maggior parte dei casi, i ragazzi si sentono supportati e protetti dalla loro famiglia. Sanno che la famiglia cerca di aiutarli (l’81% è “d’accordo/molto d’accordo), ricevono il sostegno morale e l’aiuto di cui hanno bisogno (78%), possono contare sulla famiglia quando devono prendere decisioni (78%). L’aspetto più critico è quello del dialogo: il 56% sa di poter parlare dei propri problemi in famiglia, il 29% è incerto (“a volte sì a volte no”) e il 15% invece non è d’accordo.

Autostima e benessere

In generale, i ragazzi hanno un buon livello di autostima e fiducia nelle proprie capacità. 9 su 10 pensano di essere in grado di fare le cose bene e di valere almeno quanto gli altri. 8 su 10 inoltre hanno un atteggiamento positivo verso se stessi e complessivamente sono soddisfatti di quello che sono. Viceversa, 2 ragazzi su 10 pensano di essere un vero fallimento. 1 su 3 pensa di non avere molto di cui essere fiero. Più della metà vorrebbero avere maggiore rispetto di se stessi.

E' stato chiesto ai ragazzi quanto sono soddisfatti della loro vita. Le risposte sono state positive: il 68% ha espresso giudizi pienamente positivi, il 23% si colloca in una fascia intermedia, mentre l’8% si dichiara infelice.

"Serve tanto ascolto - commenta il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -. Abbiamo cercato di farlo, in modo delicato e discreto, e abbiamo percepito l'emozione dei ragazzi nell'essere ascoltati. Questa indagine fornisce un patrimonio di conoscenza che restituiamo alla comunità mettendolo a disposizione dei ragazzi, delle famiglie, delle istituzioni, delle scuole, di tutti coloro che operano per l’infanzia,  per farne tesoro".

 “Siamo liete della buona accoglienza che l'indagine ha avuto da parte dei ragazzi, delle famiglie, delle istituzioni- dice Maria Luisa Cosso, Presidente della Fondazione Cosso. È nostra intenzione continuare su questa via per aiutare i ragazzi nella “scoperta” del loro intimo, in un momento in cui l'ambiente esterno e l'organizzazione del “quotidiano” portano spesso a non identificare i veri valori della vita”.

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