Therapeutic Residential Care per minori e giovani adulti: confronto internazionale a Malosco

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creato: 08 giugno 2017

TAGS: giovani servizi valutazione internazionale Minori

In questi giorni in Fondazione Zancan a Malosco (5-7 giugno) si sono incontrati esperti e ricercatori di 13 paesi (Australia, Canada, Danimarca, Germania, Inghilterra, Irlanda, Israele, Italia, Norvegia, Olanda, Scozia, Spagna, Stati Uniti) coordinati Jim Whittaker (University of Washington) Lisa Holmes (Loughborough University) e Jorge Fernandez Del Valle (Università di Oviedo).

Dopo due anni di studi paralleli il gruppo si è trovato a Malosco per entrare nel merito dei numeri (quanti ragazzi vivono l’esperienza della residenzialità terapeutica (TRC) nei tredici paesi, quanto è effettivamente terapeutica, quali criticità ostacolano un più efficace posizionamento della TRC). Il confronto è stato serrato, in particolare sui fondamentali: a cosa serve la TRC? per quali problemi? con quali metodologie? con quali tempi, costi ed esiti? In passato allontanare significava proteggere da genitori inadeguati, gestire disturbi del comportamento, reinserire… cioè verbi all’infinito, obiettivi generali, clinica titubante sul che fare, risposte professionali da meglio posizionare, dopo la scelta della residenzialità, per non allungarla oltre misura. Si è anche pensato che per diversi problemi bastasse un’unica risposta (l’allontanamento). Oggi l’esperienza accumulata in tanti paesi mette a disposizione condizioni per alzare l’asticella della sfida. Sono necessarie per dare maggiori speranze ai ragazzi che vivono questa condizione esistenziale molto difficile. Ad essi la vita non ha dato l’amore necessario che invece aiuta i loro coetanei ad affrontare i compiti di sviluppo senza le loro sofferenze. 13 paesi significa 3 continenti che cercano di mettere a disposizione i loro differenziali culturali guardando al futuro della TRC ed entrare nel merito del termine “terapeutico” in contesti residenziali. Sulla transizione terapeutica si è concentrata la riflessione, visto che chiama in gioco molte pratiche: da quelle basate sugli eccessi disciplinari (pedagogismi, psicologismi, sociologismi, psichiatrismi…), che accettano il rischio di cronicizzare la residenzialità, a quelle capaci di esiti riconoscibili nei tempi e nei setting della TRC. Le pratiche tradizionali hanno dato quello che potevano e per questo è stata condivisa la necessità di andare oltre. Le ricerche realizzate (e in corso d’opera) dal gruppo internazionale preparano strade promettenti e sostenibili, che potrebbero riconciliare gli operatori e le amministrazioni oggi ingaggiate in un difficile confronto.

Nel gruppo internazionale l’Italia è rappresentata Cinzia Canali, Tiziano Vecchiato (Fondazione Emanuela Zancan di Padova) e Laura Palareti (Università di Bologna). Tra gli altri componenti ci sono esperti dell’Associazione internazionale per la valutazione di esito iaOBERfcs (coordinata dalla Fondazione Zancan), di Eusarf, di altri network tra Usa e Canada, insieme impegnati nello sviluppo di ricerche necessarie per innovare le pratiche residenziali.

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