1.

Contro le disuguaglianze la Costituzione

La Fondazione «E. Zancan» ha partecipato, con due interventi di: monsignor Giovanni Nervo e Tiziano Vecchiato, al convegno «Povertà e disuguaglianze. Strategie per l’inclusione sociale», organizzato dall’associazione famiglie rurali a Laggio di Cadore (sabato 6 e domenica 7 novembre).
Monsignor Giovanni Nervo, con la relazione «La Costituzione fondamento di uguaglianza sociale contro le disuguaglianze e le discriminazioni sociali» ha proposto una rilettura originale del testo costituzionale. Il direttore della Fondazione ha presentato i dati contenuti nel rapporto povertà 2010, con approfondimenti a livello regionale.
«Disuguaglianza significa che alcuni hanno troppo, altri troppo poco; alcuni hanno molto potere e fanno quello che vogliono, altri non hanno nessun potere per far valere i loro diritti. Riferimento irrinunciabile per la promozione dell’uguaglianza è la Costituzione, la cui violazione produce povertà ed emarginazione sociale». Nel ripercorrere alcuni dei più significativi articoli della Carta, monsignor Nervo ha ricordato che molti dei problemi della società odierna sono originati da specifiche violazioni del dettato costituzionale. Ad esempio, l’astensionismo elettorale vìola il primo articolo della Costituzione che attribuisce la sovranità al popolo, mentre la mancata accettazione degli immigrati rappresenta una violazione dell’articolo 2 che riconosce e garantisce gli inviolabili diritti dell’uomo: «Quando non vengono riconosciuti e garantiti, come spesso avviene per gli immigrati, nasce una povertà che porta all’esclusione sociale». Ed è nella violazione dell’articolo 3 che si radica la piaga della povertà perché «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Dalla violazione di questo articolo nascono le varie forme di disuguaglianza, discriminazione ed esclusione sociale. Sono forme moderne e acute di povertà. Un altro aspetto cruciale è quello del lavoro: la disoccupazione involontaria è una delle forme più gravi di disuguaglianza fra chi ha il lavoro e chi non lo ha perché diventa sorgente di povertà e di esclusione.

2.

La valutazione della progettazione sociale del volontariato

Quale impatto sociale hanno le iniziative delle associazioni finanziate dai Centri di servizio per il volontariato in questi anni? A rispondere è una ricerca sul tema «La valutazione della progettazione sociale del volontariato», condotta dai 3 Csv del Veneto (Belluno, Rovigo, Verona) insieme con la Fondazione «E. Zancan». I risultati sono stati presentati a Rovigo (12 novembre), a Verona (16 novembre) e a Belluno (4 dicembre).
I dati ottenuti sono altrettante misure di impatto sociale dell’azione volontaria. Le indicazioni emerse da questo lavoro hanno inoltre consentito di migliorare i nuovi bandi dei Csv, innovando le tipologie, esplicitando ulteriormente i criteri di valutazione e affinando gli obiettivi dei progetti di rete e della co-progettazione. I risultati confermano che il ruolo dei Csv e del volontariato nei prossimi anni sarà sempre più quello di sviluppare reti fra soggetti, organizzazioni, individui, territori in una società a crescente rischio di disgregazione e di esclusione sociale.
I risultati della ricerca sono disponibili nelle pubblicazioni

3.

Veneto, la crisi morde sempre più

Nei primi sei mesi del 2010, sono state ben 3.175 le richieste di aiuto economico giunte agli sportelli del Microcredito e del Fondo straordinario di solidarietà per chi ha perso il lavoro delle nove Caritas diocesane venete: il doppio rispetto al 2009, quando le domande erano state 3.047 nell’arco, invece, di dodici mesi.
È questo il dato più eclatante emerso a Zelarino nel corso di un convegno organizzato dalle Caritas venete e dalla Fondazione «E. Zancan» (30 novembre) per un confronto con le istituzioni regionali sul tema del welfare e della povertà. In sala, sindaci, rappresentanti del terzo settore, sindacati, operatori Caritas e rappresentanti del mondo economico, consiglieri regionali.

I numeri e il profilo del bisogno
Complessivamente, fra il 2008 e il 2010, le Caritas hanno dato aiuti in denaro (nella forma di piccoli prestiti o di contributi a fondo perduto) per ben 5,7 milioni di euro (precisamente 2.283.990 per il microcredito, 3.431,686 attraverso il fondo di sostegno a chi ha perso il lavoro); 6.806 le persone che si sono rivolte agli sportelli (2.778 per il microcredito, 4.028 per il fondo straordinario). Molti gli stranieri, ma anche numerosi italiani. Del totale delle richieste di aiuto, il 77% circa ha ottenuto un finanziamento. Quanto all’identikit, le persone che chiedono di accedere al Fondo straordinario sono in maggioranza uomini (circa il 75%) e stranieri (60%), di età media di 41 anni. Spesso a trovarsi in difficoltà sono le coppie con figli a carico (55%), ma ci sono anche persone sole (15%) o sole con figli (11%) oppure, ancora, coppie senza figli (8%). Il titolo di studio è generalmente basso: la metà ha la licenza media inferiore, il 13% ha la licenza elementare o nessun titolo e soltanto il 5% è laureato. Beneficiari microcredito, sono invece sia uomini (54%) che donne (46%), 6 su dieci sono stranieri (Chioggia, Padova, Treviso e Verona sono in prevalenza italiani). Età media 45 anni (fascia d'età 40-50 anni) e sempre 6 su 10 sono coniugati (in larga parte con figli a carico). Problemi più comuni: lavoro e spese di casa.
Dall’analisi della Fondazione «E. Zancan», emerge come il Fondo straordinario è associabile a condizioni di povertà, mentre il microcredito ha più a che fare con le situazioni di impoverimento. Fra i soggetti più esposti a povertà e impoverimento ci sono le persone che non hanno famiglia, le famiglie con figli a carico e i lavoratori a basso reddito.
Il programma e i commenti di don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas Vicentina e Delegato per le Caritas del Triveneto e di Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan sono consultabili nella news e nei comunicati stampa del convegno.
I materiali distribuiti sono scaricabili dall’area download.

4.

Conoscere e confrontarsi con il “diverso”: nuove forme di cittadinanza possibili

Alla società contemporanea piace etichettare con il termine «diverso» quelle componenti cui guarda con diffidenza, che preferisce lasciare possibilmente in silenzio. Eppure un altro modello di società, capace di dialogare e confrontarsi anche con queste diversità, è possibile: lo confermano le tante testimonianze condivise a Milano nell’ambito del convegno «Contro o dentro? Innovazioni possibili dei laboratori di cittadinanza responsabile», organizzato dalla Fondazione Casa della carità e dalla Fondazione «E. Zancan» il 26 novembre scorso. Obiettivo dell’iniziativa era di mettere in rete esperienze virtuose di «laboratori di cittadinanza sociale» realizzate in diverse città del paese. L’impegno delle due fondazioni su questi temi viene da lontano, poiché entrambe vi si dedicano, congiuntamente, da oltre tre anni.
Con il termine «laboratori di cittadinanza» si intendono, in sostanza, quei «cantieri» che si propongono di creare nuove forme di comunità, avendo come parola chiave il concetto di «inclusione». Questi laboratori sono un’esperienza assolutamente positiva e da valorizzare, ci mettono a disposizione la possibilità di sviluppare nuove idee, di sperimentarle sul campo, di capire quanto possono aiutarci a superare i conflitti, con soluzioni vere, cioè a beneficio di tutti.
Il convegno ha potuto contare sull’apporto di monsignor Giovanni Nervo, che ha riflettuto sui principi della Costituzione e sul pericolo che, nella società moderna, vengano persi o traditi.
Come spiega don Virgilio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità: «Il contributo di monsignor Nervo è stato importante perché oggi anche la messa in discussione dei principi della Costituzione pone l’urgenza di una riflessione da parte di tutte le grandi esperienze di volontariato e impresa sociale sul bene comune, le opportunità e i diritti».
I principali contenuti, le riflessioni e le esperienze presentate a Milano sono contenute nel volume, Contro o dentro? Innovazioni possibili dei laboratori di cittadinanza responsabile, a cura di Virginio Colmegna, Augusto Palmonari, Tiziano Vecchiato, edito dalla Fondazione Zancan.

5.

Verso quale welfare: a 10 anni dall’approvazione della Legge n. 328/2000

Siamo molto, troppo indietro nell’iter che porta all’elaborazione dei livelli essenziali di assistenza sociale. I territori non possono aspettare i tempi delle negoziazioni politiche e dei veti incrociati. È il commento del direttore della Fondazione «E. Zancan», Tiziano Vecchiato, intervenuto al convegno «Le politiche sociali: dalla legge 328 al federalismo fiscale» a Genova per il decennale della «legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» (29 novembre).
Il motivo del ritardo è che, diversamente da quanto previsto dalla legge del 2000 e dalla riforma costituzionale del 2001, non sono ancora stati individuati i parametri per la definizione dei Lea sociali. La mancata definizione del finanziamento non rende possibile l’equità distributiva delle risorse, l’efficacia delle risposte e un migliore incontro tra diritti e doveri. Le contraddizioni da superare non sono poche e si concentrano su alcune questioni di fondo come la definizione della spesa per assistenza sociale (sono 30 o 49 miliardi?), il rapporto tra trasferimenti monetari e servizi (attualmente è di 12 a 1), i contenuti tecnici dei Lea sociali e la loro attuazione nel federalismo. Un grande problema è di natura economica: i comuni italiani hanno oggi una capacità media di finanziamento di circa 111 euro pro capite, ma con differenze ingiustificate da Sud a Nord: Si va da un minimo di 29 euro pro capite nei territori più poveri a oltre 263 euro pro capite in quelli più ricchi. Per questo il sistema di perequazione, previsto dal disegno federalista, dovrà farsi carico di un grande sforzo di riequilibrio. Il fatto che, ad oggi, l’85% delle risorse sono gestite dallo Stato e non da comuni e regioni non facilita l’azione di riequilibrio e una qualificazione dell’assistenza sociale a sostegno del lavoro e dello sviluppo.
Il bilancio dei dieci anni della legge è comunque positivo, poichè ha profondamente influenzato la riforma costituzionale nel prevedere i Lea sociali e anche in modo in cui la legge 42/2009 ha interpretato il federalismo solidale. Oltre a questo, si riconosce alla legge 328/2000 il merito di aver reso possibile nei territori la programmazione integrata e il potenziamento della collaborazione pubblico-privato. Nei prossimi anni ci si aspetta un maggiore impegno nell’integrazione delle politiche per le persone e le famiglie, a tutti i livelli, e più decisi investimenti nella valutazione dell’impatto sociale e dell’efficacia dei servizi. È quindi al rendimento sociale dei diritti e non solo alla loro esigibilità burocratica che bisognerà guardare.

Per un approfondimento del tema si consiglia la lettura dell'articolo Livelli essenziali di assistenza sociale: finanziamento, costi, equità distributiva (Maria Bezze, Tiziano Vecchiato), consultabile gratuitamente nel sito.

6.

Rivista Studi Zancan: abbonamenti 2011

Per l'anno 2011 le quota e modalità di abbonamento alla rivista «Studi Zancan. Politiche e servizi alle persone» sono:
- cartaceo € 50,00;
- on line € 35,00;
- on line + cartaceo € 65,00:
- on line speciale € 80,00. Questa ultima versione consente di accedere on line a:

La quota va versata sul c/c postale n. 12106357, intestato a:
Centro studi e Ricerca sociale Fondazione «E. Zancan» Onlus. Via Vescovado 66 - 35141 Padova.
La richiesta può essere effettuata inviando un'e-mail all'indirizzo segreteria@fondazionezancan.it o un fax al numero 049 663013, indicando i propri dati: nome e cognome, indirizzo postale, e-mail.

7.

Strumenti di lavoro: 1 libro 1 euro - Politiche per l’infanzia e la famiglia

Politiche per l’infanzia e la famiglia è un segno di profonda gratitudine al prof. Alfredo Carlo Moro, che ha collaborato con la Fondazione «E. Zancan»  in molti seminari sull’infanzia e l’adolescenza, sulla famiglia, sulle politiche sociali, a cominciare dal 1976, con un seminario di studio sul tema «Riforma delle leggi sull’adozione e sull’affidamento educativo del minore». Egli, all’interno degli approfondimenti, sviluppava con grande competenza e professionalità gli aspetti giuridici; lo faceva sempre con una profonda umanità e con una visione globale, anche critica ma sempre costruttiva, delle politiche sociali.
Il volume che proponiamo questo mese come strumento di lavoro espone il pensiero di Alfredo Carlo Moro in tre sezioni riguardanti «infanzia e adolescenza», «famiglia», «politiche sociali». I contributi raccolti non hanno solo un valore storico, ma contengono pure criteri di orientamento e chiavi di lettura della realtà sociale, che sono di piena attualità.
Chi ha il compito e la responsabilità di formare gli operatori sociali, educativi, sanitari, della giustizia, sia nella formazione di base sia nella formazione permanente, può trovare negli scritti del prof. Alfredo Carlo Moro materiali rigorosamente scientifici e insieme di forte e stimolante contenuto etico e politico.
Il volume Politiche per l’infanzia e la famiglia. Il contributo di Alfredo Carlo Moro alle proposte culturali della Fondazione Zancan può essere ritirato di persona (presentando la scheda scaricabile dal sito) presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00).
Si può ricevere direttamente a casa, con spese a carico, a seguito di richiesta via fax (049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it), compilando sempre la scheda.
La richiesta va effettuata entro il 31 gennaio 2011.


Può essere un bel regalo di Natale ad amici e conoscenti.

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