1.

Ricerca, formazione, lavoro sul campo: mai più comparti separati nel servizio sociale

Ricerca, studio e lavoro sul campo sono ambiti che, nel servizio sociale, per troppo tempo non hanno dialogato. La consapevolezza che si debbano eliminare queste barriere e favorire una sinergia tra i comparti ha spinto la Fondazione «E. Zancan» di Padova a promuovere un seminario di ricerca «Come formare e sostenere la capacità degli assistenti sociali di utilizzare le prove di efficacia nel lavoro a diretto contatto con l’utenza?» (Padova, 23 giugno). L’incontro è il primo di una serie di appuntamenti, per favorire un dialogo tra le varie anime della professione.
Da questo primo incontro è emersa la necessità che chi insegna, chi fa ricerca e chi lavora sul campo trovino un modo per condividere esperienze, metodi, informazioni così da creare un circolo virtuoso. È fondamentale un lavoro in sinergia per alimentare reciprocamente conoscenza e costruire percorsi v. Per questo è stata particolarmente importante la presenza congiunta al seminario dei rappresentanti degli ordini regionali degli assistenti sociali, dei docenti e dei centri di ricerca.
Lavorare in una dimensione di accordo non può che dare benefici a tutti, ma finora così non è stato: al momento la ricerca nel servizio sociale è insufficiente. Sono state condotte ricerche sul servizio sociale ma non dall’interno della professione. Ciò comporta che spesso gli operatori lavorino con impegno, introducendo anche innovazioni, senza che ci sia però un momento di teorizzazione delle prassi. A queste carenze si aggiungono la mancata predisposizione, da parte delle Università, di spazi specifici per questo tipo di ricerca. Tutto questo si inserisce in un contesto di crisi e di scarsa attenzione ai servizi sociali con investimenti inadeguati.
Gli assistenti sociali possono contribuire moltissimo allo sviluppo di nuove conoscenze sulle prove di efficacia. Sono risultati, questi, che si possono costruire solo grazie a coloro che lavorano a diretto contatto con le persone. Questo, però, richiede che il lavoro quotidiano sia supportato dalla formazione sul campo, da attività di sperimentazione e, soprattutto, dalla divulgazione dei risultati.

2.

Comunicare i risultati del lavoro professionale

L’ associazione scientifica per l’invecchiamento attivo e le cure integrate – Piaci, ha promosso un laboratorio teorico-pratico di due giorni per imparare a comunicare i risultati del lavoro professionale (Padova, 9-10 giugno).
L’evento è stato accreditato dal Consiglio dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali.
I partecipanti al laboratorio hanno avuto la possibilità di meglio documentare il proprio lavoro e di valorizzarlo attraverso rapporti, relazioni o articoli scientifici. Questo tipo di documentazione è molto importante non solo per il singolo professionista, ma per tutto il settore, perché contribuisce a dare forma a una letteratura ancora scarsa nell’ambito dei servizi sociali.
L’attività di rendicontazione dei risultati è importante per almeno due motivi: da un lato, perché per lo sviluppo del servizio sociale - come disciplina e come professione - è necessaria un’integrazione teorica e pratica. Dall’altro, perchè la scrittura è uno strumento indispensabile per sviluppare una valutazione degli esiti degli interventi, aspetto che al momento è carente. L’assenza di valutazione è dovuta al fatto che gli operatori sono «sopraffatti» dal carico di lavoro quotidiano e, anche per questo, serve l’acquisizione di una nuova forma mentis, che valorizzi l’importanza di questa parte del lavoro sociale.

3.

Come garantire l’efficacia degli interventi all’infanzia? Esperti internazionali a Bolzano

Esperti e operatori da tutto il mondo riuniti per condividere prassi, esperienze, idee per migliorare l’efficacia dei servizi all’infanzia: è successo a Bolzano il 29 giugno, nella sede della Libera Università, dove si è svolto il convegno internazionale dal titolo «Usare le prove di efficacia nei servizi per l’infanzia e la famiglia: cosa ci insegnano gli altri paesi». L’iniziativa è stata organizzata dalla Fondazione «E. Zancan» di Padova in collaborazione con la Libera Università di Bolzano, l’International association for outcome-based evaluation and research on family and children’s services (Iaober) e il Comune di Bolzano, con il patrocinio di Eassw (European association of schools of social work) e della Provincia Autonoma di Bolzano.
È stato un momento importante di confronto e dibattito. Si sono riuniti in città professionisti ed esperti da diversi paesi, non solo coinvolti nell’esperienza Iaober (con esperti nordamericani, europei e australiani), ma anche provenienti da Austria, Olanda, Inghilterra. Segno che l’attenzione sulla valutazione d’efficacia è molto alta. Anche a livello nazionale si è ottenuto un ottimo riscontro, con operatori dalle regioni di tutto il Centro-Nord, che nel loro lavoro quotidiano cercano di mettere in pratica la verifica dei risultati. È emersa dal convegno una gran voglia di cambiamento e di reazione. A manifestare notevole interesse sono stati anche i dirigenti, perché la valutazione d’esito consente una verifica del rapporto tra costi ed efficacia e quindi una migliore gestione delle risorse. Le prove d’efficacia, d’altro canto, vanno a beneficio delle famiglie, che hanno la possibilità di toccare con mano il risultato e l’aiuto che ricevono.
Gli operatori chiedono con insistenza la garanzia di un percorso di presa in carico non frammentato, ma strutturato, documentato, attraverso il quale ottenere risultati concreti ed efficaci.
Nel convegno, il rettore della Libera Università di Bolzano, Walter A. Lorenz, ha proposto un’analisi molto interessante, mettendo a confronto gli approcci pragmatici e quelli idealisti e ideologici, basati su premesse teoriche non sempre fondate. Il suo intervento ha dato un forte impulso ai giovani ricercatori per cercare nuove strade. L’assessore Mauro Randi del Comune di Bolzano ha dettato le priorità a livello locale: lavorare sulla comunità e sostenere la genitorialità facendo attenzione non tanto ad aumentare le risorse quanto a potenziare il loro rendimento. Jim Whittaker, professore dell’Università di Washington, ha sottolineato che qualunque siano le differenze di welfare o culturali, sono due gli obiettivi da raggiungere: la permanenza in famiglia dei minori e la realizzazione di interventi efficaci. Una sfida, questa, raccolta dalla Fondazione Zancan con la ricerca Risc (Rischio per l'infanzia e soluzioni per contrastarlo), che ha evidenziato come sia possibile fare ricerca nei contesti di lavoro con indici di efficacia molto interessanti.
In una giornata di confronto internazionale, Marianne Berry, direttore del centro australiano per la protezione dell’infanzia, ha lanciato un avvertimento: «Abbiamo a disposizione modelli efficaci di intervento, ma non dobbiamo pensare che siano replicabili senza averli contestualizzati nella cultura e nel sistema di welfare in cui si opera. Quindi la collaborazione internazionale va spinta sulla personalizzazione delle soluzioni».

4.

Infanzia, valutazione, lavoro di cura: temi al centro dei seminari estivi della Fondazione Zancan

Sono iniziati i seminari estivi 2011 della Fondazione «E. Zancan». Fino al mese di settembre si susseguiranno nella sede estiva di Malosco, in provincia di Trento, numerosi seminari di ricerca a invito, nei quali esperti e professionisti di diverse materie si incontreranno per condividere esperienze, buone prassi, riflessioni e avviare progetti.
I seminari di ricerca sono laboratori di idee e di nuove soluzioni. Spesso sono la premessa per successive sperimentazioni. Negli ultimi anni sono stati utilizzati anche come momenti di verifica intermedia e finale di progetti per meglio valutare il loro impatto e le loro potenzialità.
Dopo un seminario internazionale è stato realizzato un seminario in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa e l’Agenzia per le Onlus dedicato alla produzione di «linee guida per la definizione dei livelli essenziali di rappresentanza e partecipazione del Terzo settore». In un altro seminario si affronterà un tema di forte attualità «La promozione dell’integrazione tra culture nel territorio», realizzato in collaborazione con le Acli regionali «Quale valorizzazione del lavoro non retribuito dentro un quadro di ridisegno delle politiche di welfare?». Il futuro della tutela dell’infanzia sarà invece al centro dell’iniziativa in collaborazione con la Fondazione Paideia, per riflettere su come
investire in modo nuovo per far ritrovare ai servizi per l’infanzia la capacità di meglio tutelare bisogni e diritti.
A Malosco, durante il mesi di luglio  si parlerà del concorso tra «pubblico» e «privato» nella esigibilità ed effettiva tutela dei diritti sociali.
I lavori riprenderanno dopo la pausa di agosto con i seguenti appuntamenti:

  • Valori e spiritualità nel lavoro a servizio alle persone: verifica intermedia dei risultati della sperimentazione
  • La metodologia di presa in carico personalizzata di PersonaLAB (con vari gruppi di ricerca)
  • Il futuro delle politiche giovanili (in collaborazione con la Fondazione Cariparma)
  • Comunicare la povertà a livello diocesano (in collaborazione Caritas NordEst)
  • Nuove soluzioni per la presa in carico dei bisogni e la valutazione dell’efficacia dell’assistenza sociosanitaria (in collaborazione con Fimmg del Veneto).
5.

Offerta culturale e persone immigrate

È on line il n. 3/2011 della rivista «Studi Zancan» che, nella sezione monografica, raccoglie i contributi presentati nel corso del seminario di ricerca «Accesso all’offerta culturale da parte delle persone immigrate», organizzato dalla Fondazione «E. Zancan» in collaborazione con la Fondazione Migrantes a Malosco (Trento) nel luglio 2010. Il seminario è stato coordinato da Paolo de Stefani, membro del comitato scientifico della Fondazione «E. Zancan», e da Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes.
Nel suo contributo introduttivo De Stefani denuncia la tendenza a considerare l’immigrazione come un problema di ordine pubblico, piuttosto che una sfida culturale. Riferisce, inoltre, di un «approccio difensivo» diffuso in Italia, teso a tutelare i diritti culturali di una minoranza. Perego, invece, lancia un appello a fondare una nuova cultura delle relazioni e dell’ascolto, promuovendo nuove prassi che mettano al centro le relazioni e i diritti delle persone.
Secondo Patrizia Toss le istituzioni culturali sono chiamate a favorire la partecipazione degli immigrati già nella fase di progettazione delle iniziative. È inoltre necessario aiutare i nuovi cittadini a vivere le proprie appartenenze culturali senza sentirsi costretti a scegliere tra esse. Mary Rimola individua le principali barriere che ostacolano l’accesso all’offerta culturale e sottolinea il fenomeno della «retrocessione forzata»: il fatto di essere «migrato» comporta la retrocessione a una posizione di inferiorità nella scala sociale. L’autrice suggerisce quindi di ripensare la mediazione culturale, non più a senso unico ma bidirezionale, rivolta cioè anche agli italiani.
Gianfranco Bonesso sottolinea la tendenza ad attribuire un’importanza fondamentale agli aspetti giuridici più che ai bisogni dei soggetti e si concentra sulla produzione culturale delle persone immigrate. Maria Massignan, infine, riferisce della particolare condizione in cui si trovano gli adolescenti appena arrivati in Italia, inseriti direttamente nella scuola superiore con una conoscenza limitata dell’italiano. L’invito è di trovare risposte adeguate ai bisogni e ai diritti di questa fascia vulnerabile attraverso progetti che coinvolgano attivamente la scuola. Ulteriori approfondimenti sul tema sono contenuti nella sezione «Esperienze e documentazione».
La sezione «Politiche e servizi» contiene contributi sui temi della famiglia, dei giovani, del volontariato e della continuità delle cure.

6.

Strumenti di lavoro 1 libro 1 euro

L'impegno della Fondazione Zancan sul fronte delle politiche sociali e del servizio alle persone si è spinto, negli ultimi anni, su un'analisi critica dei modelli i di welfare, presenti nel contesto italiano e in quello internazionale che sottendono differenti concezioni di stato sociale e solidarietà. Il volume «Solidarietà: confronto tra concezioni e modelli», proposto questo mese come strumento di lavoro ad un euro, mette a confronto diverse visioni di solidarietà.

Chi fosse interessato all’acquisto della pubblicazione deve compilare l’apposita scheda che può essere presentata di persona presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00), oppure inviando un fax (049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it).

La richiesta va effettuata entro il 31 agosto 2011.

In caso di spedizione della pubblicazione le spese sono a carico del destinatario.

Per conoscere le proposte di ogni mese (strumenti di lavoro: 1 libro 1 euro) si può consultare la sezione news del sito www.fondazionezancan.it.

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