1.

Concorso tra pubblico e privato nella esigibilità ed effettiva tutela dei diritti sociali

Strumenti, modalità, condizioni per un concorso tra struttura pubblica e risorsa privata nelle politiche sociali e ricadute sul piano della esigibilità ed effettiva tutela dei diritti sociali sono stati il tema del seminario organizzato dalla Fondazione «E. Zancan» a Malosco dal 20 al 23 luglio.
La situazione finanziaria italiana presenta gravi criticità legate all’elevato debito pubblico e al ridotto tasso di crescita. Tutto fa ritenere che questa situazione si protrarrà nel prossimo futuro con negative ripercussioni sui servizi socioassistenziali e sociosanitari (ma, più in generale, sul complesso della spesa pubblica) ponendo nuovi interrogativi sui modi di intendere e praticare la sussidiarietà e la solidarietà. La Fondazione ha già approfondito in seminari e in studi apparsi sulla rivista «Studi Zancan» il tema della compartecipazione alla spesa da parte degli utenti e delle famiglie. Tuttavia, nuovo è l’approccio del concorso «costitutivo» sotto il profilo sia delle strutture, sia delle fonti di finanziamento (diretto, come apporto dei privati; indiretto, attraverso la leva fiscale). Come può il patrimonio di servizi, disponibilità di persone e organizzazioni, progettazione, capacità di rilevazione, monitoraggio e controllo, potenzialità finanziarie e patrimoniali del terzo settore essere parte costitutiva di un sistema di sicurezza sociale «pubblico-privato»? E come si concilia tutto questo con la tutela sociale dei diritti dei cittadini, che storicamente e concettualmente ha sempre visto come soggetto obbligato la pubblica amministrazione?
Nel seminario si è prospettato un rovesciamento del concetto di sussidiarietà, che vede quale primo protagonista il cittadino e le formazioni sociali cui lo stesso dà vita. Inoltre, si sono approfonditi alcuni modelli di collaborazione tra pubblico e privato in corso di realizzazione e nuovi contenitori di risorse private (non solo finanziarie, ma anche di senso e di relazione). Infine, si è anche analizzato un possibile schema procedimentale per la realizzazione di tale collaborazione.
Il momento attuale di crisi, di tagli alle risorse, di difficoltà dei servizi potrebbe far dire che non è più tempo di diritti. Invece, proprio questo è il banco di prova per l’attuazione di un sistema basato sull’incontro fra diritti e doveri, a tutela dei più deboli. Per questo proprio oggi la collaborazione tra pubblico e privato può aiutare a evidenziare che non ci possono essere  diritti senza i doveri di tutti. Di più: una maggiore e migliore collaborazione tra pubblico e privato può generare maggiore coesione sociale anche in una fase di crisi e può evidenziare come potenziare il rendimento delle risorse di welfare.

2.

Immigrazione: oltre la logica dell’emergenza per creare vera integrazione

Lo scorso anno la Fondazione «E. Zancan» ha approfondito, nel corso di un seminario, il tema dell’accesso culturale da parte delle persone immigrate. I principali contenuti di quell’incontro sono pubblicati nella sezione monografica del numero 3/2011 della rivista «Studi Zancan». La Fondazione ha voluto tornare ad affrontare la questione con il seminario «La promozione dell’integrazione tra culture nel territorio», realizzato in collaborazione con la Fondazione Migrantes.
Il tema del seminario è stato sviluppato in prospettiva interdisciplinare e con grande attenzione alle differenze che le politiche in materia di immigrazione presentano a livello territoriale. I gruppi di lavoro hanno approfondito in particolare due aspetti chiave delle politiche sociali e culturali, che sono gli ambiti particolarmente toccati dal fenomeno dell’immigrazione. Il primo è la partecipazione individuale e collettiva degli immigrati all’elaborazione delle politiche territoriali (non solo di quelle rivolte specificamente a loro). Il secondo è l’azione di formazione interculturale e interprofessionale a una nuova cittadinanza che è necessario intraprendere per far risultare l’immigrazione un’opportunità e una risorsa invece che un problema per la società italiana ed europea, già carica di tensioni e fragilità. Il seminario ha fornito spunti di riflessione e operativi a chi opera a livello istituzionale, politico, professionale e di volontariato con l’intento di «governare» il fenomeno migratorio, senza limitarsi a gestire le emergenze.
A distanza di anni l'immigrazione è vista ancora come emergenza perché abbiamo dimenticato la nostra storia: quello che hanno patito i 30 milioni di emigranti italiani sparsi nel mondo. Lo documenta ampiamente Gian Antonio Stella del Corriere della Sera nel volume: «L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi». Inoltre, l’approccio emergenziale prevale perché il fenomeno, che iniziava nel 1980, è stato governato con molto ritardo: la prima legge Foschi è del 1986, quelle successive non hanno impostato seriamente il problema. L’ultima, la Bossi-Fini, è una legge non di accoglienza ma di esclusione e presenta l’immigrazione come un pericolo da cui difendersi.
Come fare per invertire la rotta? Occorre una informazione ampia, disinteressata, oggettiva che apra all’accoglienza, non al rifiuto. Oltretutto, noi abbiamo bisogno degli immigrati, per lavori che gli italiani non fanno più, per coprire il deficit demografico, per aprirci alla globalizzazione che tocca tutti gli aspetti della nostra vita economica, culturale e sociale. In questo processo gli stessi immigrati dovrebbero avere un ruolo di protagonisti. Questo richiede però che noi sappiamo metterci in ascolto e riconoscere le qualità e le competenze che gli immigrati portano con sé. Nella costruzione di una società multietnica un ruolo di primo piano è riservato alla cultura, perché consente lo scambio e l’arricchimento reciproco fra le culture delle varie etnie.

3.

Servizi agli anziani: a Trieste si sperimenta la presa in carico personalizzata

In tempi di crisi del welfare come quelli attuali diventa sempre più urgente riuscire a conciliare i bisogni di salute delle persone anziane con le possibilità di presa in carico dei servizi. La sfida è di riuscire a dare risposte appropriate ed efficaci. Per fare questo è indispensabile un cambiamento culturale e metodologico, che passa necessariamente attraverso una maggiore umanizzazione e personalizzazione dei servizi. Su questo da anni si concentra la Fondazione «E. Zancan», che insiste sulla necessità di passare dalla tradizionale assistenza «per prestazioni» a una presa in carico personalizzata.
Si inserisce in questo contesto l’iniziativa «Lavorare per progetti personalizzati con le persone anziane», che ha come protagonisti l’Asp Itis di Trieste e la cooperativa Kcs, che gestisce strutture specializzate per la terza e la quarta età e per i disabili. Nei prossimi mesi si sperimenteranno nuovi approcci valutativi di presa in carico: la persona sarà considerata nella sua globalità, prestando attenzione non solo alle dimensioni funzionale organica, cognitivo comportamentale, ma anche socioambientale e relazionale, valoriale e spirituale.
In questo progetto protagonisti attivi saranno gli operatori, che si trovano più a diretto contatto con le persone anziane. A loro sarà chiesto di osservare la persona e individuare i segnali che indicano un cambiamento riconducibile alle azioni personalizzate messe in atto. Inoltre, sarà di loro competenza la definizione e il monitoraggio dei «fattori osservabili». Il coinvolgimento diretto degli operatori è una delle condizioni che rendono questo progetto particolarmente interessante: per la prima volta viene loro chiesto di monitorare, valutare e restituire i risultati del proprio lavoro. Oltre agli operatori, il progetto chiamerà in causa tutti i soggetti che operano nell’ambito dei servizi agli anziani. Questo crea un sistema diffuso che consente una presa in carico personalizzata e realizza una vera, concreta, sussidiarietà orizzontale. L’Asp Itis ha la possibilità di controllare tutte le fasi della presa in carico e questo permette di sperimentare un’assistenza individuale.
In generale, la sperimentazione mira a realizzare una sistematica valutazione degli esiti e ad analizzare il rapporto costo/efficacia degli interventi, ma punta anche a realizzare metodologie integrate tra organizzazioni pubbliche e private.

4.

Pubblicato dal Ministero lo studio Risc

Lo studio nazionale «Risc – Rischio per l’infanzia e soluzioni per contrastare l’allontanamento dalla famiglia», coordinato dalla Fondazione «E. Zancan» e finanziato dal ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Divisione III - Politiche per l’infanzia e l’adolescenza - è pubblicato nel numero 12 della collana «Quaderni della Ricerca Sociale» - disponibile on line nel sito del Ministero, nella sezione Studi e statistiche (http://www.lavoro. gov.it /Lavoro/Strumenti/StudiStatistiche) e nel download del sito della Fondazione «E. Zancan».
La sperimentazione ha consentito, in termini concreti, la definizione della «soglia di rischio», al di sotto della quale è possibile non allontanare un figlio dai genitori. È un traguardo, questo, particolarmente importante perché in linea con i dettati della Convenzione Onu del 1989, che attribuisce il compito di vigilanza agli stati «affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non lo decidano». La separazione dei figli va dunque considerata sempre una misura speciale ed estrema. Da qui nascono ulteriori motivazioni per la ricerca, non solo scientifiche e giuridiche, ma anche valoriali ed etiche, per identificare soluzioni affidabili e valide, che oggi conosciamo poco. Un altro valore aggiunto di Risc è la possibilità di fornire agli operatori una visione globale della condizione del bambino e dei genitori, che ha consentito di porre maggiore attenzione alle aree critiche e ai punti di forza della persona, sui quali poter costruire un progetto personalizzato di aiuto.
La ricerca si è basata sul lavoro di 6 unità sperimentali, operanti in altrettante regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Veneto) e impegnate a identificare le azioni che compongono il progetto individualizzato, quantificandone l’efficacia e i costi. L’importanza di Risc sta nel fatto che ha permesso di sperimentare sul campo una metodologia di lavoro che utilizza strumenti per la valutazione d’efficacia degli interventi rivolti ai minori e alle loro famiglie. Risc consente di sperimentare un modello di presa in carico personalizzata dei bisogni dei bambini e delle famiglie ad alto rischio di allontanamento e rende possibile una valutazione degli indici di efficacia ottenuti. Pertanto, ai fini della legge n. 42/2009 sul federalismo fiscale, aggiunge un ulteriore elemento alla possibilità di definire e meglio governare i Lea sociali e sociosanitari.

5.

Definito un modello di valutazione degli esiti dei progetti finanziati dai Csv

Si è conclusa con la restituzione dei risultati la ricerca su «La valutazione della progettazione sociale del volontariato», realizzata dalla Fondazione Zancan con i Csv di Belluno, Rovigo e Verona. Nel corso del 2010 e del 2011 è stata condotta un’indagine sull’impatto della progettazione sociale realizzata dai tre centri, coinvolgendo le associazioni di volontariato, gli utenti dei servizi e gli attori del welfare locale.
Nel 2011 le Odv hanno valutato 235 progetti (il 97% di quelle che hanno ricevuto un finanziamento dal Csv), sono stati coinvolti 338 utenti e 52 attori del welfare. Nel 2010 avevano partecipato 179 organizzazioni di volontariato, 106 utenti e 46 rappresentanti del welfare. Le organizzazioni di volontariato hanno espresso un livello di soddisfazione molto alto rispetto all’attività di progettazione sociale dei Csv. Gli aspetti più apprezzati sono la disponibilità e la competenza del personale del Csv, i tempi per l’erogazione del finanziamento, l’accesso alla documentazione per partecipare ai bandi, le modalità differenziate di consulenza.
I progetti finanziati dai Csv sono stati utili alle organizzazioni di volontariato, in particolare per potenziare: il metodo di lavoro, la visibilità sociale, le attività realizzate dando continuità ai servizi, la credibilità dell’Odv. I progetti finanzianti hanno permesso inoltre di migliorare la qualità dei servizi offerti rispetto agli aspetti relazionali, ma anche in termini di affidabilità, comunicazione e capacità di risposta. In uno scenario di assenza del finanziamento del Csv, quasi metà delle associazioni (45%) affermano che non avrebbero realizzato il progetto; quasi un terzo avrebbe ridotto i servizi.
Positiva è anche la valutazione degli utenti. Emerge l’aiuto ricevuto non solo in termini di beni, servizi, contributi economici, ma anche nella sua dimensione immateriale, valorizzando l’apporto del volontariato nel suo senso più profondo, di ascolto, orientamento, affiancamento nell’affrontare i problemi, per ottimizzare il rendimento delle risorse economiche e umane.
Grazie a questo lavoro è stato possibile definire un modello di valutazione d’impatto in grado di responsabilizzare maggiormente i Csv e le Odv nelle proprie attività e nella gestione delle risorse. Un modello più coerente con la missione dei Csv e del volontariato e utile per facilitare i processi decisionali. La domanda principale cui ha cercato di dare risposta lo studio valutativo è se sia possibile misurare l’efficacia dei progetti, il loro impatto sociale, il loro rendimento in termini di utilità per le persone e le comunità locali. Poter valutare l’impatto sociale delle risorse messe a disposizione del volontariato è oggi ancora più importante vista la crisi che tutti stanno vivendo.
In un’epoca di forte riduzione e riorganizzazione dei servizi, la sfida dei Csv è trasformare le erogazioni e i finanziamenti delle fondazioni in investimenti sociali capaci di raccogliere e generare ulteriori risorse.

6.

Strumenti di lavoro: 1 libro 1 euro

Il «Servizio civile nazionale» è un'opportunità di servizio incentivato, che consente ai giovani di dedicare un anno della loro vita a servizio della comunità, con un compenso modesto ma significativo e all'interno di spazi operativi di grande interesse sociale, riguardanti i servizi alla persona, la salvaguardia del patrimonio ambientale, storico, artistico, culturale e la promozione della pace. Il volume «Il nuovo servizio civile. Esperienze e valutazioni dalla voce dei protagonisti» (2004) verifica se l'iniziativa, al di là della risposta numericamente alta dei primi anni, risponde alle finalità originarie di valore che l'avevano ispirata. La prima parte è dedicata al significato del servizio civile, al suo apporto alla società e ai valori costituzionali. La seconda parte riporta i risultati della ricerca e descrive la situazione di partenza e il profilo dei giovani nella fase iniziale dello studio. Successivamente si analizza la situazione un anno dopo con le valutazioni, le aree problematiche e le prospettive per il futuro, cosí come indicato dai giovani impegnati in questa esperienza.
I volumi possono essere ritirati di persona (presentando la scheda scaricabile dal sito www.fondazionezancan.it) presso la nostra sede in Via Vescovado, 66 - Padova, dal lunedì al venerdì (8.30-13.00 e 14.00-17.00).
Si possono ricevere direttamente a casa, con spese a carico, a seguito di richiesta via fax (049663013) o tramite email (segreteria@fondazionezancan.it) compilando sempre la scheda.
La richiesta va effettuata entro il 31 ottobre 2011.

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