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Welfare generativo. Responsabilizzare, rendere, rigenerare. La lotta alla povertà. Rapporto 2014 |
Il concetto di «welfare generativo», introdotto dalla Fondazione Zancan nel Rapporto 2012, ridefinisce le condizioni per lottare contro la povertà al fine di ridurre le pratiche assistenzialistiche, valorizzare le capacità individuali, investire in nuova socialità. I trasferimenti economici possono diventare investimenti. I costi possono trasformarsi in rendimenti. Le pratiche degenerative possono essere sostituite con processi generativi di risorse e capacità. Questo nuovo Rapporto entra nel merito della sintassi del welfare generativo. Lo fa partendo da un presupposto: non si lotta contro la povertà «a prescindere» dalle persone, ma «con» le persone. I numeri della crisi ci consegnano troppe disuguaglianze, distribuite in tante realtà sociali e ci dicono quanto ci siamo allontanati dalla Costituzione. Nel tempo i «diritti senza doveri» sono diventati privilegi. I più giovani non possono capirlo e accettarlo. Il Rapporto dedica ai bambini e ai ragazzi poveri un’attenzione particolare. Il focus sulla spesa pensionistica stima quanti beneficiano del diritto all’integrazione al minimo senza averne bisogno. Serve un cambio di paradigma. È necessario per affrontare le difficoltà, malgrado la crisi. Responsabilizzare gli individui significa farli diventare persone per rigenerare una società con sempre meno solidarietà, ridurre le disuguaglianze, dare dignità ai poveri, far ripartire un paese sconfitto. Contenuti Presentazione Parte prima: Poveri, impoveriti e risorse 1. Fotogrammi di povertà 2. Povertà e disuguaglianze 3. Poveri o a rischio di diventarlo 4. Sperperare o rendere Parte seconda: Focus su infanzia, giovinezza e terza età 5. Bambini e ragazzi poveri 6. I giovani nel tempo della crisi 7. Le pensioni assistenziali in Italia Parte terza: Potenziali di welfare generativo 8. Verso un nuovo welfare: da assistenziale a generativo 9. Valori e sintassi di un welfare generativo 10. Valutazione di impatto e di generatività sociale 11. Sintesi per proseguire Autori: Maria Bezze, Cinzia Canali, Devis Geron, Luciano Greco, Giuseppe Benvegnù-Pasini, Tiziano Vecchiato. Editore Il Mulino (pp. 202 – 19,00 euro) |
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On line Studi Zancan 5/2014 |
È on line il quinto numero di Studi Zancan. Come andare oltre l’attuale welfare? Un’attenzione rinnovata ai bisogni e alle risposte può farsi spazio e in che modo? Come trasformare il curare in prendersi cura, oltre quello che sappiamo? Con quali nuove forme di umanità e prossimità? A partire da queste domande, Tiziano Vecchiato suggerisce l’idea che dobbiamo investire in forme di aiuto basate sullo spezzare il pane, a dividendo sociale. Anche gli aiutati possono aggiungere valore. Il problema è riconoscere questa possibilità in ogni persona. Francesco Mosetti-d’Henry riporta l’esperienza del condominio solidale: un’alternativa all’abitare, superando il diffuso individualismo e coinvolgendo le persone in un nuovo welfare che si basi sulla sussidiarietà. Non potendo contare illimitatamente sul patrimonio economico e sulla ri-disegnazione del territorio si agisce sul patrimonio sociale. Nell’articolo «Strategie per promuovere una vita dignitosa», Daniele Salmaso ribadisce che l’invecchiamento è un processo fisiologico e non una malattia e come tale non è prevenibile. L’invecchiamento attivo può essere una modalità di contrasto che posticipa l’insorgere di disabilità e morbilità riducendole in un periodo più breve. La prevenzione può essere attuata attraverso stili di vita sani, l’attività lavorativa, l’associazionismo, il volontariato e l’università delle libere età: sono ambiti di rilevante interesse sui quali investire per promuovere un invecchiamento salutare. La monografia è dedicata ai bisogni e diritti delle persone anziane. Casa, cure domiciliari, istituti, altre forme di ricovero. Dai diritti degli anziani non autosufficienti al lavoro socialmente utile. Prevenzione della cronicità, vigilanza e controllo... Sono alcune questioni cruciali su cui ha lavorato la Fondazione Zancan negli ultimi cinquant’anni, riflettendo sulla condizione sociale delle persone anziane di ieri e oggi. Tiziano Vecchiato guarda al domani in una prospettiva di welfare generativo, cercando di collegare i problemi alle potenzialità, malgrado la recessione di welfare e di umanità che sta penalizzando soprattutto le persone anziane non autosufficienti. Anna Maria Zilianti ricorda che la contrapposizione tra domiciliarità e residenzialità, basata su interventi scarsamente partecipati, è inutile e dannosa. Impedisce la costruzione di percorsi di cura articolati, personalizzati e modificabili nel corso del tempo grazie al contributo delle famiglie e delle persone anziane. Per non perdersi nella ricerca ideale di spazi di cura la bussola deve sempre essere la persona, nella sua unicità. Sul tema dell’assistenza domiciliare alle persone anziane si concentra anche Flavia Franzoni. L’emergenza della non autosufficienza ha reso necessaria l’evoluzione dei servizi a domicilio, lo sviluppo di nuove figure professionali e il sostegno ai familiari che si prendono cura dei propri cari. Questi sforzi «creativi» però non bastano più è necessario continuare a ricercare nuove soluzioni. A partire dai principi del valore assoluto della persona, del bene comune, della libertà, uguaglianza e fratellanza, Paolo Da Col fa conoscere ai più giovani e ricorda ai meno giovani gli avvenimenti salienti accaduti nel mondo degli anziani in Italia negli ultimi 50 anni. Anna Maria Zilianti analizzando la letteratura italiana sul servizio sociale testimonia l’evoluzione del dibattito sui temi dell’invecchiamento che ha portato nel tempo a ribaltare rappresentazioni e propositi soltanto assistenziali e poco inclini alla partecipazione delle persone anziane. Daniele Salmaso e Lorenza Anfossi espongono i punti principali dei testi pubblicati dalla Fondazione Zancan a seguito di riflessioni sulla condizione degli anziani, sul loro stato di emarginazione, di isolamento sociale, sui loro bisogni, sui servizi disponibili e sulla definizione di possibili soluzioni. Un’analisi delle normative che hanno interessato l’età anziana, dal 1960 ai giorni nostri è presentata da Francesco Mosetti-d’Henry. Collegando temporalmente le attività della Fondazione con il «calendario» normativo, si può notare come l’attività scientifica forgiata in questi cinquant’anni dalla Fondazione è stata l’humus ideale se non proprio il catalizzatore specifico per la produzione normativa nazionale e locale. Nella sezione «Ricerche ed esperienze» Giulia Barbero Vignola e Francesca Miari presentano alcuni dati dello studio longitudinale Crescere sul tema del consumo di alcol, tabacco e droghe in preadolescenza. |
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La vita religiosa oggi, nelle sue opere di carità, è in grado di autogenerarsi? |
Papa Francesco non manca occasione di sollecitare il mondo della vita religiosa, soprattutto quello impegnato nelle opere di carità, di solidarietà e sulla frontiera dell’emarginazione, a scelte profetiche e coraggiose. Lo fa con poche parole ma con più eloquenza di gesti. Il convegno CISM-USMI «Con Papa Francesco verso le periferie della storia: cuore della chiesa. La vita religiosa traccia nuovi itinerari di carità» (Roma, 5-6 dicembre), ha fatto proprie le sfide di papa Francesco. Sabato 6 dicembre Tiziano Vecchiato è intervenuto sul tema: «La vita religiosa oggi, nelle sue opere di carità, è in grado di autogenerarsi?». «Come andare oltre l’attuale welfare? In che modo i credenti possono indicare la strada con nuovi modi di far incontrare i diritti dei poveri con diritti a corrispettivo sociale? Quello che ricevi non è solo per te. Dobbiamo fare spazio al rendimento dei talenti. Dobbiamo investire in forme di aiuto basate sullo spezzare il pane, a dividendo sociale. Anche agli aiutati può essere chiesto se aggiungono valore. Se contribuiscono a rigenerare le risorse a loro disposizione. Se hanno amato i loro prossimi. Il problema è riconoscere questa possibilità in ogni persona». |
4.
Povertà infantile: «Servizi all'infanzia e soluzioni per contrastarla» |
Secondo i dati più recenti, il numero di minori in povertà assoluta è andato costantemente aumentando negli ultimi anni. L'Istat stima sia raddoppiato tra il 2011 (723 mila bambini e ragazzi) e il 2013 (1 milione 434 mila). Inoltre, nel 2013 il 27,9% dei bambini italiani fino a 6 anni (oltre uno su quattro) era a rischio di povertà o esclusione sociale. A fronte di questo quadro problematico è proseguito anche nel 2014 l'impegno della Fondazione Zancan nel trovare soluzioni innovative per la prima infanzia nell'ambito del progetto Tfiey (Transatlantic Forum on Inclusive Early Years) coordinato dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione CON IL SUD. Il progetto - al suo secondo anno – ha portato all'attenzione degli amministratori, degli operatori e delle comunità locali la questione dei «servizi per la prima infanzia». In questa ottica si è svolto a Napoli, il 3 dicembre scorso il secondo convegno nazionale «Orientarsi nei servizi per l'infanzia, innovarli, valutarli. Con i genitori». L'infanzia è maggiormente a rischio quando c'è deprivazione, dipendenza, quando gli adulti non sono in grado di fare i genitori. Il problema va affrontato con molta attenzione, ci vuole un grande sforzo collettivo per aiutare in modi nuovi e più efficaci questi bambini e le loro famiglie. Da qui l'impegno nell'ambito del progetto TFIEY, che ha l'obiettivo di costruire un network italiano di persone impegnate nella cura e nell'educazione della prima infanzia e nella prevenzione della povertà infantile. La sfida è di riuscire a costruire una rete, un tavolo di discussione permanente, per riunire e far dialogare tra loro autorità pubbliche nazionali e locali, operatori, professionisti del terzo settore, ricercatori, magistrati, giornalisti, educatori e opinion leader, alla ricerca di soluzioni e pratiche condivise a difesa dell'infanzia. Raccolte di dati e buone pratiche, divulgazione di raccomandazioni, seminari periodici e studi ad hoc sono gli strumenti con cui il progetto vuole creare una coscienza condivisa per quanto riguarda il benessere dell'infanzia. |
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Bambini in affido, gli errori da evitare |
Bambini e ragazzi in affido: come aiutarli al meglio? Quali errori evitare? In primis: come fare le scelte più appropriate nelle situazioni a rischio di allontanamento dalla famiglia d’origine? Nella sola Emilia Romagna, dove i minori accolti in comunità o nei nuclei affidatari, sono circa 3.440 (dati al 31 dicembre 2012, dal sito E-R Sociale), ci si sta chiedendo se il sistema di protezione, tutela e accoglienza «fuori famiglia» sta funzionando come si deve. La preoccupazione di tutti è centrata sulla qualità dei servizi: quali i punti di forza, quali le criticità? Lo dirà una ricerca sul territorio proposta dal Coordinamento regionale delle comunità di accoglienza residenziale dell’Emilia-Romagna in accordo con l’Assessorato regionale alle Politiche Sociali. Curatore scientifico lo psicologo e pedagogista Roberto Maurizio (Fondazione Zancan): «Con la ricerca faremo incontri sul campo per capire come e che cosa c’è da migliorare. Ci serviremo, ad esempio, di focus group, uno per provincia, con operatori del Pubblico e del Privato. Si tratta di capire se, e come, i vari passaggi delle procedure per l’affidamento (a famiglie o strutture di accoglienza comunitarie) sono appropriati al bisogno – capaci di verificare l’effettiva necessità dell’allontanamento del minore dalla famiglia – e se fatti bene: invio eseguito nel modo giusto, nel luogo più idoneo ad aiutare il bambino, che tenga conto delle sue specificità». Tra le 305 realtà che accolgono minori (dati al 15 settembre 2014, sempre dal sito E-R Sociale), prevalgono le case-famiglia (105) con una permanenza importante (oltre i 2 anni nel 55% dei casi), seguite dalle comunità educative residenziali (80). A febbraio uscirà il primo report. |
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Veneto dei valori e welfare generativo |
Come usciamo dalla crisi? Con quali valori, pratiche, comportamenti? È possibile recuperare una visione fondata su un umanesimo convivialista e personalista? Quali percorsi per rigenerare un modello di società in grado di integrare sviluppo personale, sociale, culturale, economico e politico in un ambiente naturale finito? Sono alcuni degli interrogativi alla base del progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra tre istituzioni culturali - Fondazione Lanza, Fondazione Zancan, Etimos Foundation - che hanno avviato un partenariato strategico per valorizzare e integrare le rispettive competenze ed esperienze con l’obiettivo specifico di diventare un laboratorio permanente di ricerca/azione a livello regionale e nazionale per l’elaborazione di nuovi modelli di società. Muovendo dalla ricerca sui valori degli italiani già svolta dal Censis, il lavoro ha approfondito e analizzato lo stato di salute di alcuni valori fondamentali nella vita attuale dei veneti: dal senso civico al senso del lavoro, dalla famiglia agli affetti, dal rapporto con il denaro al consumo, dall’impegno per gli altri al rapporto con il territorio e l’ambiente naturale. I seminari hanno favorito il confronto e la raccolta di idee e proposte, attraverso la presentazione di esperienze e buone pratiche già in atto nel vissuto quotidiano delle persone e delle comunità locali, a cui guardare con attenzione perché possono essere generative di percorsi futuri. Lunedì 1 dicembre c’è stato l’ultimo seminario sul tema «Welfare generativo per una maggiore inclusione sociale» Sono intervenuti:
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Chiusura natalizia |
ll centro di documentazione sulle politiche sociali e gli uffici della Fondazione sono chiusi dal 24 dicembre al 6 gennaio. |
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