1.
Pensioni assistenziali anche a famiglie non povere |
Pensioni assistenziali anche a chi potrebbe non averne bisogno, con una spesa di almeno un miliardo di euro all’anno. È quanto emerge dal nuovo Rapporto 2014 sulla lotta alla povertà «Welfare generativo. Responsabilizzare, rendere, rigenerare», edito dal Mulino. L’analisi è stata elaborata a partire dai dati dell’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012. Dalle stime emerge che su quasi 829mila pensioni o assegni sociali oltre un quinto (circa 182mila), equivalenti a una spesa di 950 milioni di euro, andrebbero a famiglie con ricchezza netta superiore ai 301mila euro e quasi un terzo (circa 240mila), equivalenti a una spesa di 1,25 miliardi, andrebbero a famiglie con una ricchezza superiore ai 202mila euro. L’analisi considera anche le integrazioni al minimo delle pensioni da lavoro: la spesa stimata per erogazioni in favore di famiglie con ricchezza netta superiore ai 301mila euro è di oltre 1 miliardo, mentre la spesa stimata per erogazioni a beneficiari in famiglie con ricchezza oltre i 215mila euro è di quasi 1,5 miliardi. Sulla base di questi dati è evidente che una parte rilevante di spesa per pensioni assistenziali è destinata a soggetti che non sono a rischio di povertà. Il problema è che questi trattamenti assistenziali vengono erogati per diritto anche a chi potrebbe non averne bisogno, visto che viene valutato il suo reddito e non i patrimoni di cui dispone. Si determina così una perdita di efficacia redistributiva delle pensioni assistenziali e si conferma l’inefficienza di questo comparto della spesa sociale. Come porvi rimedio? Ad esempio, applicando un parametro di accesso ai trattamenti di tipo misto reddituale-patrimoniale, anziché il solo criterio del reddito. Ci troviamo con molti strumenti che però non abbattono la povertà degli anziani in maniera efficiente, sottraendo risorse ad altre fasce deboli della popolazione. È conseguenza di un sistema di welfare incapace di verificare la propria equità ed efficacia nel far rendere le risorse a disposizione. La Fondazione Zancan evidenzia il cronico squilibrio del welfare italiano. Il confronto con i paesi dell’Ue conferma lo sbilanciamento strutturale della nostra spesa per «protezione sociale»: nel 2011 in Italia la quota di spesa a favore di «vecchiaia e superstiti» (oltre il 61%) era molto superiore alla media europea (46%), mentre la quota destinata alle altre aree (salute, famiglia e infanzia, occupazione, …) era inferiore alla media Ue. All’insieme di tutte le altre voci l’Italia destinava invece un quarto in meno rispetto alla media Ue (Eurostat). La revisione delle pensioni assistenziali è uno dei messaggi/proposta di riqualificazione della spesa per lottare contro la povertà lanciati dal Rapporto 2014. Il rapporto evidenzia che con le attuali azioni di contrasto della povertà non si riducono le disuguaglianze territoriali, anzi aumentano; cresce il divario tra generazioni con un impoverimento collettivo a danno dei più giovani; l’uso delle risorse è inefficiente e, come nel caso delle pensioni, contrario ai principi di equità e giustizia sociale. La possibilità di rendere e rigenerare le risorse c’è, ma con scelte coraggiose e capaci di rimettere in discussione i privilegi e le «soluzioni» che danno ad alcuni togliendo a chi ne ha più bisogno. |
2.
Servizi all’infanzia: la sfida dell’integrazione |
Superare le integrazioni autoreferenziali, lunghe e inconcludenti, sviluppare nei servizi un approccio basato su una visione olistica del bambino e delle sue relazioni, utilizzare tutti gli strumenti tecnici e amministrativi, anche innovativi, per rendere flessibili le soluzioni adottate dalle amministrazioni. Sono questi i messaggi emersi dal seminario TFIEY sul tema «Sistemi integrati: nuove frontiere per i servizi all’infanzia» svoltosi a Roma presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati il 13 e 14 gennaio. Continuano così le attività del forum transatlantico Tfiey dedicato all’infanzia, coordinato in Italia dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con Fondazione Emanuela Zancan, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione CON IL SUD. Obiettivo del progetto è di costruire una rete, un tavolo di discussione permanente, per riunire e far dialogare autorità pubbliche nazionali e locali, operatori, professionisti del terzo settore, ricercatori, magistrati, giornalisti, educatori e opinion leader, alla ricerca di soluzioni e pratiche condivise a difesa dell’infanzia. «Mai quanto oggi la politica si trova di fronte alla necessità di fare scelte che assicurino al paese un futuro - ha affermato l’on. Sandra Zampa, vicepresidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Mai quanto oggi è chiamata a mettere mano alla piaga delle diseguaglianze e delle opportunità che, per alcuni, sembrano davvero negate. Non credo sia accettabile che tra loro vi siano bambine, bambini e adolescenti a meno che il nostro Paese non sia determinato a 'suicidarsi'. Eppure sta avvenendo, come ormai tutti gli indicatori e le ricerche confermano: da ultimo anche l'indagine conoscitiva sulla povertà minorile condotta dalla Commissione bicamerale infanzia e adolescenza che, di recente, ha approvato un allarmante documento conclusivo con dati da brivido sia in materia di povertà materiale che educativa. Una doppia deprivazione che segna il presente ma anche il futuro dei minori: vivere in una condizione di povertà educativa significa avere ben scarse possibilità di uscire da quella materiale. Poche risorse, molteplicità di problemi. Ecco perché oggi abbiamo necessità di investire su un sistema integrato di servizi per l'infanzia. Ecco perché anche oggi emerge la pressante richiesta al Governo di mettere in atto un piano di investimento straordinario per l'infanzia. La Bicamerale e il Parlamento attendono il Piano per l'infanzia e l'adolescenza di cui l'Italia è priva da anni nonostante la previsione di sua cadenza biennale. Il Governo lo presenti al più presto e assuma l'impegno a dare risposte da troppo tempo attese». La prima infanzia è un terreno di tutti e di nessuno. È di tutti quando parlarne rappresenta un modo per alimentare la speranza ma anche per evitarla con auspici, dichiarazioni, attestazioni di valore a cui non fanno seguito le pratiche necessarie. È di nessuno quando il vuoto di iniziativa e di responsabilità ci mette davanti una realtà meno generosa, più cruda, reale. Gli indici di deprivazione, di accesso inadeguato, di disuguaglianza, descrivono dei deficit profondi di umanità e di capacità sociale e politica di affrontare in modo adeguato queste sfide. Un modo per giustificarsi è dire che i problemi sono troppo grandi, sovrastano le singole capacità, le singole fonti di risorse. Proprio per questo è necessario ripartire in modo diverso, facendo di capacità limitate e settoriali la ragione sfidante per ridurre questo dislivello, con tutta la forza disponibile, da portare a concorso al risultato, valorizzando tutte le capacità a disposizione. L’integrazione serve a questo, a superare ostacoli più grandi di ogni parte interessata, a configurare risorse in modo inedito e finalizzato alla natura dei problemi, a non subire le difficoltà ma a farne parete di roccia da superare grazie anche alla sua forza, la forza che ogni problema mette a disposizione.
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Quale idea per Padova? Ripensare la città per vivere insieme |
La Comunità di Sant’Egidio ha promosso un convegno dal titolo «Quale idea per Padova? Ripensare la città per vivere insieme» (Padova, giovedì 15 gennaio 2015 ore 9.30-13.30). Padova in questi anni è cambiata. La città riflette i cambiamenti radicali in atto nel mondo. Il rischio è il disorientamento. È necessario comprendere meglio, saper leggere la città. Ma occorre anche guardare al futuro di Padova. Nuove sono le sfide e nuove le opportunità. Quali idee? La città ha bisogno di pensieri larghi (capaci di includere) e di pensieri lunghi (capaci di visione). La vera sfida è vivere insieme in pace. Creare spazi per l’incontro, l’accoglienza e la solidarietà. È l’invito di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: «Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!» Sono intervenuti:
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Il Comune di Treviso apripista in Veneto nel welfare generativo |
Il Comune di Treviso è pronto a fare da apripista in Veneto e ad adottare come sistema di protezione sociale il «welfare generativo». Il nuovo modello nasce come alternativa ai sistemi basati sull'assistenzialismo che negli anni si sono rivelati inefficaci e incapaci di rispondere ai bisogni crescenti delle comunità. Il 22 gennaio scorso si è svolto presso la Sala Rosso Coletti di Santa Caterina un incontro per approfondire i potenziali di welfare generativo e valutare sperimentazioni pratiche sul territorio comunale. Erano presenti l'assessore alle Politiche sociali Liana Manfio, il dirigente del settore servizi sociali del Comune Giorgio Paris, il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato e alcuni ricercatori del centro studi padovano. La volontà dell’assessore è di affrontare i servizi sociali in modo più utile per la comunità. Certamente il welfare generativo è una logica vincente perché pone l'accento sui diritti ma anche sui doveri della persona ridandole dignità e facendola sentire realmente utile. Per questo Treviso è fortemente interessata a questo nuovo tipo di approccio. Treviso inizierà un percorso con la Fondazione Zancan che porterà all'avvio di una fase di sperimentazione nei prossimi mesi nell'ambito di alcuni servizi sociali comunali. Questo non riguarderà solo gli assistenti sociali ma tutto il personale del settore e, anche, attori esterni. L'obiettivo è di uscire dalla logica assistenzialistica che interessa, purtroppo, ancora alcuni servizi, per adottare invece un'ottica che renda la persona attiva e protagonista di un processo di riscatto. Il senso del welfare generativo è proprio questo: coinvolgere la persona valorizzandola. Welfare generativo significa passare da logiche di «costo» a soluzioni di «investimento» in grado, cioè, di valorizzare le risorse a disposizione, facendole rendere senza sprecarle. È possibile chiedendo alle persone aiutate di mettersi in gioco, contrastando la passività in cui la logica assistenziale le ha troppo spesso confinate. Un approccio di questo tipo favorisce il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti realmente sociali, ogni aiutato che valorizza le proprie capacità è, infatti, anche moltiplicatore di valore. In una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo è indispensabile adottare un approccio a maggiore capacità e potenza, che non si limita a raccogliere e ridistribuire, ma che possa davvero promuovere corresponsabilità sociali, rigenerare le risorse, grazie alla responsabilizzazione resa possibile da nuovi modi di intendere i diritti e doveri sociali. In questo modo il welfare da costo diventa investimento. |
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#Diamociunamano: verso pratiche di welfare generativo |
Bene che il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali promuova le azioni sperimentali #diamociunamano. Contribuiscono ad aprire nuovi scenari di welfare. Sono proposte che la Fondazione Zancan ha fatto da tempo per passare da un welfare assistenziale a un welfare generativo. L’ultimo Rapporto 2014 sulla lotta alla povertà lo ribadisce a chiare lettere già nel titolo «Welfare generativo. Responsabilizzare, rendere, rigenerare». La scelta del Ministero, di intesa con l’Anci, va nella direzione giusta. Speriamo che le negoziazioni, concertazioni, condivisioni non diventino un ostacolo al fare e non allunghino senza motivo la realizzazione di queste scelte. Sono necessarie per dare nuove possibilità a persone in difficoltà. Il coinvolgimento degli «aiutati» anticipa soluzioni strategiche necessarie per riconfigurare il modo stesso di intendere gli aiuti di welfare. C’è però un rischio da evitare: utilizzare il valore sociale prodotto per ripianare perdite e inefficienze degli attuali modi degenerativi di gestire il bene pubblico e i servizi sociali di interesse generale. Proprio in questo momento abbiamo bisogno di segnali positivi e provocatori, che diano speranza alle nuove generazioni. Un modo per farlo è di mettere a bilancio consuntivo il valore prodotto dagli aiutati così che possa essere reinvestito. |
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Sistemi integrati per l’infanzia e la famiglia. Continuità e integrazione dei servizi |
Il quinto seminario del progetto Transatlantic Forum on Inclusive Early Years si è svolto a Malahide (Dublin, Irlanda), dal 26 al 28 gennaio 2015 sul tema: «Sistemi integrati per l’infanzia e la famiglia. Continuità e integrazione dei serviz». L’incontro ha affrontato la questione dell'integrazione dei sistemi e la continuità tra i servizi per migliorare le risposte alle famiglie, soprattutto a basso reddito o immigrate. L’obiettivo è stato quello di analizzare e discutere tra diversi paesi le modalità di integrazione tra servizi, ad esempio sistema sanitario, sociale, educativo, giudiziario. Le presentazioni si sono concentrate sull'importanza e i vantaggi dell’integrazione e della continuità dei servizi per la prima infanzia. È stato lasciato spazio a referenti del governo irlandese per descrivere quanto fatto nel loro paese rispetto alla programmazione integrata dei servizi per i bambini e le famiglie povere e/o immigrate. Il focus su un paese ha consentito di considerare anche gli ostacoli incontrati e le soluzioni messe in atto per il loro superamento. Nel corso del seminario si sono avvicendati esperti che hanno descritto servizi ti tipo universalistico, aperti a tutte le famiglie con bambini piccoli e altri con un target più specifico, sia rivolte a famiglie fragili sia localizzate in aree particolarmente svantaggiate. Il seminario è stato concluso da una tavola rotonda con referenti politici di Svezia, Irlanda e Stati Uniti per discutere i principali ostacoli che nei loro paesi impediscono una maggiore integrazione e l'allineamento dei servizi. |
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Abbonamento 2015 Studi Zancan. Speciale promozione per i nuovi abbonati |
Segnaliamo che anche per il 2015 il costo dell’abbonamento annuale della rivista «Studi Zancan. Politiche e servizi alle persone» rimane invariato (35,00 €). Sei numeri on line che approfondiranno: le politiche sociali, i servizi alla persona e alla famiglia, la tutela dei soggetti deboli, la lotta alla povertà, il volontariato, l’integrazione sociosanitaria, i sistemi di welfare, la progettazione personalizzata, la valutazione di esito, il welfare generativo. Per tutto il mese di febbraio ai nuovi abbonati, è riservata una promozione: in omaggio riceveranno gli ultimi 3 numeri del 2014. Speriamo di averVi tra i nostri lettori. L’importo può essere versato
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