Primo rapporto sui sistemi regionali di welfare

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creato: 17 novembre 2005

Oggi giovedì 17 novembre 2005 a Padova, durante il convegno "Stato, Regioni e welfare per le famiglie" organizzato dal Dipartimento di Scienze statistiche dell'Università di Padova e dalla Fondazione Lanza, è stato presentato nella sua versione integrale e definitiva il PRIMO RAPPORTO SUI SISTEMI REGIONALI DI WELFARE, edito dalla Fondazione Zancan e curato da Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan.

Il decentramento di responsabilità alle regioni, a seguito delle modifiche del titolo V della Costituzione, rende oggi necessaria una verifica continuativa delle condizioni «costitutive» del nostro sistema di welfare. Da qui la decisone della Fondazione di raccogliere tutti i materiali su questi argomenti in un volume, intitolato "SISTEMI REGIONALI DI WELFARE: PROFILI E ANALISI COMPARATA - PRIMO RAPPORTO" e dato alle stampe di recente nella sua versione integrale e definitiva. Si tratta di un testo ricco di dati: per facilitare forme di valutazione pubblica e sociale dei sistemi di welfare regionali, per rendere possibili verifiche delle scelte regionali in termini di livelli e qualità della spesa, di quantità e organizzazione dell'offerta, di indici di efficacia idonei ad esempio a documentare l'attuazione dei livelli essenziali di assistenza. Uno strumento per capire come ogni Regione si pone rispetto alle altre, nello scenario italiano, per fare analisi comparative e utilizzarle per valutazioni tecniche e sociali sulle diverse capacità regionali non solo di dare risposte ai propri bisogni ma anche di contribuire allo sviluppo umano, economico e sociale del Paese.

Il Rapporto è costituito di tre parti. Nella prima parte le Regioni sono messe in comparazione rispetto a indicatori di tipo demografico, di benessere e di disagio sociale, indicatori di spesa sociale e indicatori sulla protezione sanitaria e sociale. Nella seconda parte sono approfonditi i rapporti istituzionali nelle norme regionali e i rapporti tra istituzioni pubbliche, terzo settore e volontariato. Infine, la terza parte presenta i profili regionali. I dati utilizzati provengono tutti da fonti istituzionali (Istat, Ministeri, bilanci delle Regioni… ) e sono gli ultimi disponibili in ordine di tempo.

«Proprio ieri - afferma Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan e curatore del Rapporto - è stata approvata un'ulteriore riforma costituzionale che dà alle Regioni piena autonomia su molte materie, ad esempio sull'assistenza sanitaria e più in generale sulle risposte sociosanitarie ai bisogni delle famiglie. Questo pone con ancora maggiore urgenza la necessità di capire dove stiamo andando, dove vanno le Regioni; di creare un sistema di confronto e monitoraggio, sia sulle scelte positive che le Regioni fanno e faranno, sia sulle crescenti differenze. Tale problema è stato chiaramente denunciato oggi dalla Cei. Il rischio, infatti, è che in futuro ci sia un diverso trattamento dei cittadini a seconda delle regioni di residenza, mettendo in questo modo in discussione la garanzia dei livelli essenziali di assistenza e quindi l'assetto di equità distributiva e di solidarismo sociale che ha finora caratterizzato il nostro sistema di welfare».

BREVE PROFILO DELLA REGIONE VENETO

L'Italia è uno dei Paesi a più basso tasso di natalità del mondo. Ciò significa che la speranza di rinnovamento sociale è praticamente nulla. In Veneto, in particolare, questo problema è ancor più vivo, in quanto l'indice di vecchiaia è superiore alla media nazionale (è di 102,9, dove Italia=100). Rispetto alla media nazionale, si registra una criticità anche nell'ambito della famiglia: l'indice dei divorziati è molto alto (tasso dei divorziati per 1.000 coppie: 103,4, per Italia=100). In Veneto sono registrati 5,1 separazioni e 3,0 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate. Altre criticità riguardano: le dipendenze da sostanze, ad esempio rispetto al numero di persone di quattordici ani e più che consumano oltre mezzo litro di vino al giorno per 1.000 persone (105,7, tenendo l'Italia pari a 100); la sofferenza psichica (per quanto riguarda le persone affette da disturbi psichici per 1.000 persone, il tasso è di 102,2, con Italia pari a 100). Questo richiede un maggior investimento dei servizi sanitari e sociali in questi ambiti.
Il Veneto registra un record negativo nell'ambito della detenzione: il tasso di sovraffollamento nelle carceri è il più alto d'Italia, pari a 66,0, mentre la media nazionale è 35,1. Per quanto riguarda gli indicatori di offerta, ci vuole un maggiore impegno per ridurre i posti letto e le giornate di degenza in strutture pubbliche e private: rispetto a questi indicatori, siamo sopra la media nazionale.
Anche se l'assistenza sanitaria territoriale presenta aspetti positivi, in particolare per i soggetti non autosufficienti, c'è ancora da fare per quanto riguarda la domiciliarità : i trattamenti che favoriscono la permanenza a casa sono più bassi della media nazionale.
Punto di forza, in Veneto, è la capacità di risposta per la disabilità : i posti per disabili fisici nelle strutture semiresidenziali superano di molto la media nazionale.
Anche per la tossicodipendenza si evidenzia una buona capacità di risposta, nell'accoglienza in strutture residenziali e semiresidenziali; è importante però che i servizi riorientino l'offerta verso le nuove forme di dipendenza causate non soltanto da droghe: ad esempio il gioco d'azzardo, lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet, da lavoro ecc.
Negativo, invece, è il dato relativo all'offerta residenziale per gli anziani. I posti nelle strutture residenziali sono molto oltre la media nazionale. Questo assorbe risorse che potrebbero essere meglio destinate all'assistenza domiciliare e alimenta una spirale perversa di spesa sociosanitaria fuori controllo.

Un problema che emerge dal Rapporto è la diversa capacità di utilizzo dei fondi da parte delle amministrazioni regionali. Per valutarle il Rapporto utilizza lo stesso criterio applicato dagli enti pubblici.
Delle risorse complessivamente allocate dalla regione Veneto alla spesa sociale, il 21,7% risulta effettivamente utilizzato nel corso dello stesso anno finanziario (valore medio dell'Italia: 34,6%); un altro 61,9% viene rinviato agli anni successivi (valore medio dell'Italia: 35,9%). Rimane invece inutilizzato il 16,4% delle risorse complessive (valore medio dell'Italia: 23,6%). «Ovviamente questo andamento non è imputabile tutto alla responsabilità regionale - sottolinea Tiziano Vecchiato -: certi ritardi dipendono dai tempi di trasferimento delle risorse dallo Stato alle Regioni. Ci indica però una prima strada da seguire per un miglioramento dei sistemi di welfare regionale, e cioè di rendere più efficienti i processi amministrativi per il pieno utilizzo dei fondi disponibili».

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