Social card, ''comuni schiacciati dalla burocrazia, dare aiuto così è difficile''

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creato: 07 marzo 2014

TAGS: welfare diritti

Il commento della Fondazione Zancan al dossier di Save the Children e Caritas. “Sollevato il problema di come la carta acquisti viene gestita illudendo i poveri”

PADOVA - “La verità si fa strada, ma ancora troppo lentamente, dopo un'enfasi ingiustificata sulle misure risolutive e innovative che da quindici anni tengono le politiche di contrasto alla povertà legate al palo della conservazione e dei trasferimenti economici gestiti burocraticamente”. Questo il commento del direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato al dossier presentato ieri da Save the children e Caritas Italiana sull’inefficienza della nuova carta acquisti sperimentale. “Bene che Save the Children sollevi il problema di come la social card viene realmente gestita illudendo i poveri - aggiunge -. Aiuta a ricostruire la filiera delle responsabilità nell’ideazione e della gestione centralistica della carta e dei problemi che sta creando ai comuni, cui mancano anche le risorse professionali”. Per Vecchiato è sufficiente girare nelle amministrazioni locali “per avere conferma che la realtà è diversa dalla fantasia: gli assistenti sociali non bastano e i pensionamenti non sono stati sostituiti”. Anche al Nord la precarizzazione del lavoro sociale è sempre più estesa: “Capita ad esempio di trovare comuni con metà assistenti sociali precari, a partita Iva, a tempo determinato - sottolinea -. Devono gestire la crescita esponenziale della domanda e occuparsi degli aspetti amministrativi a discapito della capacità professionale di dare aiuto”.

La Fondazione Zancan invita quindi a “fare tesoro delle denunce che aiutano a entrare nel merito concreto dei problemi e delle responsabilità che sarebbe ingiusto e riduttivo scaricare sugli enti locali” visto che sono nate dal livello centrale. E auspica che sia l'occasione “per ripensare e riorientare le scelte senza bruciare ulteriori risorse e mortificare le speranze dei poveri ma anche degli operatori, precari e anch'essi ‘poveri relativi’, che quotidianamente si occupano dei più deboli” (Redattore Sociale).

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