Nell’Assemblea nazionale 2014 di Assifero “Oltre il denaro!”, un convegno affronterà il tema “Ruolo e valore aggiunto della filantropia istituzionale nelle politiche di contrasto alla povertà in Italia” (Torino, 3 aprile, ore 10.00-13.00). Nella tavola rotonda Tiziano Vecchiato approfondirà il tema del welfare generativo.
I tassi di povertà persistenti condannano l’Italia a essere tra i paesi europei meno capaci di trasformare in valore sociale le risorse a disposizione. Il problema non è come tagliare e ridurle, ma come far fruttare il capitale economico e sociale a disposizione. È un capitale gestito a costo e non a investimento: non fa fruttare le risorse, non cerca il loro rendimento, non valorizza le capacità per rigenerarle. Si limita ad amministrare molti diritti con pochi doveri. A queste condizioni un salto di capacità sociale e di civiltà del prendersi cura non è possibile. È recessione di welfare cioè di umanità.
In natura ogni organismo vivente non si limita a raccogliere e consumare. Fa di più: alimenta la vita, la promuove, la rigenera, mette a disposizione i propri frutti. Il suo contrario è dissipare energie, senza dare speranza alla vita. È una sfida che può essere affrontata, anche in condizioni difficili come quelle attuali.
Ogni aiutato che valorizza le proprie capacità è moltiplicatore di valore. Non è solo una costatazione, è un’opzione etica e strategica, visto che a tutti, anche agli ultimi va riconosciuto il diritto di contribuire ad una socialità che si rinnova e diventa capace di essere più solidale. Le potenzialità del welfare generativo possono favorire il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti sociali. Da dove partire? Dal lavoro a rendimento sociale, finalizzato a produrre capitale sociale. Gli esempi non mancano: il lavoro socialmente utile delle persone anziane autosufficienti, il servizio civile, le molteplici forme di lavoro di utilità sociale. Possono farlo tutti, non solo i motivati e i volontari, ma tutti gli aiutati, trasformando gli ammortizzatori sociali, i sussidi, i trasferimenti monetari… in altrettante azioni a rendimento sociale. Non si tratta di chiedere «lavoro socialmente utile» (di cui conosciamo le possibili distorsioni) o volontariato, ma di trasformare gli aiuti a disposizione in valore economico e sociale, destinando gli utili a totale dividendo sociale. Può diventare generativo di ulteriore aiuto, grazie al valore economico e relazionale messo a disposizione dagli aiutati.
Il programma e le note organizzative sono in allegato.