Bambini e ragazzi in affido: come aiutarli al meglio? Quali errori evitare? In primis: come fare le scelte più appropriate nelle situazioni a rischio di allontanamento dalla famiglia d’origine? Nella sola Emilia Romagna, dove i minori accolti in comunità o nei nuclei affidatari, sono circa 3.440 (dati al 31 dicembre 2012, dal sito E-R Sociale), ci si sta chiedendo se il sistema di protezione, tutela e accoglienza “fuori famiglia” sta funzionando come si deve.
La preoccupazione di tutti è centrata sulla qualità dei servizi: quali i punti di forza, quali le criticità? Lo dirà una ricerca sul territorio proposta dal Coordinamento regionale delle comunità di accoglienza residenziale dell’Emilia-Romagna in accordo con l’Assessorato regionale alle Politiche Sociali. Curatore scientifico lo psicologo e pedagogista Roberto Maurizio (Fondazione Zancan): «Con la ricerca faremo incontri sul campo per capire come e che cosa c’è da migliorare. Ci serviremo, ad esempio, di focus group, uno per provincia, con operatori del Pubblico e del Privato. Si tratta di capire se, e come, i vari passaggi delle procedure per l’affidamento (a famiglie o strutture di accoglienza comunitarie) sono appropriati al bisogno – capaci di verificare l’effettiva necessità dell’allontanamento del minore dalla famiglia – e se fatti bene: invio eseguito nel modo giusto, nel luogo più idoneo ad aiutare il bambino, che tenga conto delle sue specificità».
Tra le 305 realtà che accolgono minori (dati al 15 settembre 2014, sempre dal sito E-R Sociale), prevalgono le case-famiglia (105) con una permanenza importante (oltre i 2 anni nel 55% dei casi), seguite dalle comunità educative residenziali (80). A febbraio uscirà il primo report.
sociale.corriere.it (10 novembre 2014)