Pensioni assistenziali anche a famiglie non povere

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creato: 07 gennaio 2015

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Pensioni assistenziali anche a chi non ne ha bisogno, con una spesa di almeno un miliardo di euro all’anno. È l’allarme lanciato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova dalle pagine del nuovo Rapporto 2014 sulla lotta alla povertà della Fondazione Emanuela Zancan dal titolo “Welfare generativo. Responsabilizzare, rendere, rigenerare”, edito dal Mulino.

L’analisi è stata elaborata a partire dai dati dell’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012. Dalle stime emerge che su quasi 829mila pensioni o assegni sociali oltre un quinto (circa 182mila), equivalenti a una spesa di 950 milioni di euro, andrebbero a famiglie con ricchezza netta superiore ai 301mila euro e quasi un terzo (circa 240mila), equivalenti a una spesa di 1,25 miliardi, andrebbero a famiglie con una ricchezza superiore ai 202mila euro. L’analisi considera anche le integrazioni al minimo delle pensioni da lavoro: la spesa stimata per erogazioni in favore di famiglie con ricchezza netta superiore ai 301mila euro è di oltre 1 miliardo, mentre la spesa stimata per erogazioni a beneficiari in famiglie con ricchezza oltre i 215mila euro è di quasi di 1,5 miliardi.

“Sulla base di questi dati è evidente che una parte rilevante di spesa per pensioni assistenziali è destinata a soggetti che non sono a rischio di povertà – avverte il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, spiegando i motivi di questa incongruenza -. Il problema è che questi trattamenti assistenziali vengono erogati per diritto a chi non ne ha bisogno, visto che viene valutato il suo reddito e non i patrimoni di cui dispone. Si determina così una perdita di efficacia redistributiva delle pensioni assistenziali e si conferma l’inefficienza di questo comparto della spesa sociale”.

Come porvi rimedio? “Ad esempio, applicando un parametro di accesso ai trattamenti di tipo misto reddituale-patrimoniale, anziché il solo criterio del reddito. Ci troviamo con molti strumenti che però non abbattono la povertà degli anziani in maniera efficiente, sottraendo risorse ad altre fasce deboli della popolazione. È conseguenza di un sistema di welfare incapace di verificare la propria equità ed efficacia nel far rendere le risorse a disposizione”.

La Fondazione Zancan evidenzia il cronico squilibrio del welfare italiano. Il confronto con i paesi dell’Ue conferma lo sbilanciamento strutturale della nostra spesa per “protezione sociale”: nel 2011 in Italia la quota di spesa a favore di “vecchiaia e superstiti” (oltre il 61%) era molto superiore alla media europea (46%), mentre la quota destinata alle altre aree (salute, famiglia e infanzia, occupazione, …) era inferiore alla media Ue. All’insieme di tutte le altre voci l’Italia destinava invece un quarto in meno rispetto alla media Ue  (Eurostat).

“La revisione delle pensioni assistenziali è uno dei messaggi/proposta di riqualificazione della spesa per lottare contro la povertà lanciati dal Rapporto 2014 - conclude Vecchiato -. Dall’analisi emerge che con le attuali azioni di contrasto della povertà non si riducono le disuguaglianze territoriali, anzi aumentano; cresce il divario tra generazioni con un impoverimento collettivo a danno dei più giovani; l’uso delle risorse è inefficiente e, come in questo caso, contrario ai principi di equità e giustizia sociale. La possibilità di rendere e rigenerare le risorse c’è, ma con scelte coraggiose e capaci di rimettere in discussione i privilegi e le “soluzioni” che danno ad alcuni togliendo a chi ne ha più bisogno”.

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