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Rigenerare capacità e risorse. La lotta alla povertà. Rapporto 2013 |
A gennaio in libreria il rapporto 2013 sulla lotta alla povertà dal titolo «Rigenerare capacità e risorse» (ed. Il Mulino). Il rapporto esce in una fase della vita italiana nella quale la crisi economica rivela indici di depressione mai raggiunti nel corso degli ultimi vent’anni. Tra il 2011 e il 2012 sono cresciuti di circa un milione e mezzo i poveri di «povertà relativa» e di «povertà assoluta»; la disoccupazione ha raggiunto la cifra record di oltre 3 milioni, colpendo tutto l’arco dell’età lavorativa e in particolare il mondo giovanile, con gravi riflessi economici, psicologici e sociali. La povertà ha superato da anni le caratteristiche tipiche del fenomeno transitorio e congiunturale, per assumere i connotati di una involuzione strutturale, che allarga progressivamente le disuguaglianze sociali, intacca i diritti fondamentali dei cittadini e per questo chiama in causa le grandi scelte politiche e richiede la mobilitazione di tutte le forze culturali e sociali. Da 17 anni la Fondazione Emanuela Zancan, nei rapporti annuali sulla povertà ha cercato di richiamare le forze politiche e l’opinione pubblica sul rischio di un progressivo degrado e dell’emarginazione delle fasce più deboli del Paese. Ha incontrato solo acquiescenza, come se si trattasse di un normale aspetto fisiologico, presente in ogni processo di sviluppo, rimediabile attraverso interventi marginali di carattere assistenzialistico. Solo recentemente, in concomitanza con la «Legge di stabilità», sono apparse le prime proposte da parte di forze sociali, politiche e governative, che richiedevano di affrontare il fenomeno della povertà in termini organici e radicali. Purtroppo l’esito non si è molto discostato dalle decisioni del passato: un piccolo allargamento dell’intervento assistenziale. La Fondazione si inserisce in questo processo di risveglio della coscienza politica, con alcune caratteristiche peculiari: anzitutto non si tratta del tradizionale rapporto sul fenomeno della povertà, ma viene messo l’accento sulla «lotta alla povertà», evidenziando le iniziative in atto, sia a livello istituzionale, sia a livello sociale, per contrastare o quantomeno per ridurre le inquietanti proporzioni che ha assunto il fenomeno nel nostro Paese, anche in confronto con analoghi impegni in atto a livello internazionale. Va superato lo stadio della rivendicazione, pur legittima, dei diritti dei poveri, che abbia come controparte lo Stato, considerato come raccoglitore e distributore di risorse secondo criteri di giustizia ed equità, per investire l’intera comunità nazionale nello sforzo di creare e rigenerare risorse, che consentano a tutti di fruire di una «cittadinanza alla pari». La proposta, qualificata come «welfare generativo», sollecita, oltre le forze politiche, anche quelle sindacali, imprenditoriali, del mondo culturale, della ricerca e del non profit ad interrogarsi sulle modalità che consentano, ad esempio, ai lavoratori in cassa integrazione in deroga di restituire alla società, sotto forme di lavoro socialmente utile, quello che dalla società ricevono, per la loro giusta sopravvivenza, nei momenti di forzata disoccupazione. Il welfare generativo, superando la semplice dimensione economica, diventa la strada efficace per recuperare valori solennemente sanciti dalla Costituzione, ma che rischiano di rimanere nel limbo delle buone intenzioni: – il valore della solidarietà, che la Carta inserisce tra i «doveri inderogabili», da esercitare a vari livelli, politico, economico e sociale; – il valore della «responsabilità» che invita i cittadini tutti ad interrogarsi sul contributo che ciascuno, per la sua parte, può dare nella realizzazione del «bene comune»; – il valore dell’uguaglianza che impone di riservare agli «ultimi della fila» «un’attenzione privilegiata», al fine di consentire a tutti di essere riconosciuti nella loro dignità e ai poveri di essere percepiti come «risorsa» e non solo come «problema». La riscoperta e l’applicazione nel vissuto quotidiano di questi valori comporta un cambiamento radicale del costume dominante: non sarà quindi indolore. Però il recupero di una maggiore giustizia sociale e la salvaguardia della dignità dei poveri, possono garantire a tutti la sicurezza che scaturisce dalla pace sociale. Sommario: Presentazione Parte prima: Una sfida inedita 1. Fotogrammi di povertà. 2. La povertà nella crisi. 3. Spesa non governata. 4. Welfare degenerativo o generativo? 5. La lotta alla povertà non ha cittadinanza in Italia. 6. Un caso di studio: il sostegno per l’inclusione attiva. 7. Prestazioni sociali con «corrispettivo» e capacità generativa. 8. La spesa pubblica può essere generativa Parte seconda: Bambini poveri 9. La povertà infantile. 10. Gli interventi per la prima infanzia possono ridurre la povertà. 11. La povertà è carenza di benessere e di futuro. 12. Conoscere la povertà per contrastarla Parte terza: Rigenerare capacità e risorse oltre la crisi 13. Praticare i doveri per alimentare i diritti Riferimenti bibliografici |
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Valutazioni di welfare: on line Studi Zancan 5/2013 |
Nel quinto numero della rivista «Studi Zancan» Maria Bezze e Tiziano Vecchiato prefigurano i cambiamenti necessari per promuovere responsabilizzazioni interne ed esterne all’amministrazione, per rendere trasparenti le responsabilità, verificare il loro esercizio, misurare gli esiti con indici di costo e di costo/efficacia, per adottare un sistema di verifica e valutazione partecipata in grado di riconoscere i traguardi di migliore socialità e di trasformare la spesa sociale da costo a investimento. Irene Marin, Antonella Spanò, Chiara Pegoraro e Tiziana Frison dopo aver chiarito le caratteristiche della demenza e la sua diffusione a livello nazionale focalizzano l’attenzione sui modelli organizzativi che favoriscono il supporto e l’educazione dei familiari che si occupano dei propri cari con demenza. L’intervista ad Augusto Palmonari sui servizi per l’infanzia è stata fatta in occasione dell’iniziativa «1964-2014 – Memoria e progetto – I 50 anni della Fondazione Zancan». Nei prossimi numeri verranno proposte altre interviste sui temi fondamentali di studio e ricerca della Fondazione (disabilità, anziani, volontariato ecc.). La monografia è dedicata a esperienze di valutazione di welfare attuate nel territorio toscano. Maria Bezze e Tiziano Vecchiato riportano i risultati di una metodologia di valutazione comparativa dei servizi sociali basata su una visione complessiva del sistema. Elena Innocenti e Francesca Ricci si focalizzano sulla valutazione di alcuni servizi per anziani non autosufficienti e sul contributo che possono dare le organizzazioni sindacali nell’ottica del decentramento amministrativo. Il sindacato infatti come soggetto fortemente radicato nel territorio è rappresentativo non solo dei propri associati, ma di un intero gruppo sociale. Nello specifico di Fnp Cisl Toscana, quello degli anziani. Giulia Barbero Vignola, Aldo De Togni e Fosco Foglietta presentano il progetto denominato «L’esercizio fisico è medicina», promosso dall’Azienda sanitaria locale di Ferrara che ha cercato di capire cosa incide maggiormente sulle decisioni delle persone adulte e anziane nell’attivarsi e nel dare più attenzione all’esercizio e al benessere fisico. Cirillo e collaboratori illustrano i risultati a breve termine della presa in carico di 136 nuclei familiari a rischio sociosanitario, valutati da una équipe interdisciplinare integrata e seguiti con un progetto personalizzato. L’analisi è riferita a fattori di rischio e protettivi nei domini sociale, sanitario e psico-relazionale, agli obiettivi specifici, alle azioni messe in campo nei 6 mesi e infine ai risultati in termini di variazione semi-quantitativa dei fattori di rischio e di quelli protettivi, tra il tempo 0 – all’ingresso – ed il tempo 1 – dopo 6 mesi. Daniele Salmaso, Sonia Noacco e Maura Mesaglio esplorano l’importanza che gli infermieri danno alle diverse dimensioni valoriali e con quali strumenti le rilevano. L’intento è di definire possibili percorsi utili a strutturare modalità di rilevazione riguardo ciò che sta «al di là» della dimensione biologica e che, probabilmente, per la persona conta di più della dimensione biologica stessa. |
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Dalla legge di stabilità una brutta giornata per la lotta alla povertà |
La scelta di introdurre nel maxi-emendamento della Legge di stabilità un’estensione della nuova social card da parte del Governo è positiva, nel senso che era necessario salvaguardare la credibilità del ministro Giovannini che a più riprese, a titolo personale e politico, si era impegnato sul tema della povertà. Questa scelta è quindi un modo per rafforzare il Governo in una fase politica in cui è esposto ad attacchi interni e degli avversari e alla perdita di una parte delle forze politiche che lo sostengono. Sul piano tecnico e strategico non è, invece, una buona scelta, perché allarga la sperimentazione, contribuendo a creare confusione nei territori interessati, che comunque avranno il vantaggio di poter mettere a bilancio risorse nazionali per dare i trasferimenti economici che avrebbero comunque erogato con risorse proprie. Si tratta quindi di un allargamento dello studio, con una dotazione di 40 milioni all’anno per tre anni. La cosa che più preoccupa è il futuro della lotta alla povertà. Per la politica è un’uscita di scena o, quanto meno, la possibilità di giustificare una grave assenza, visto che quanti non vorranno affrontare in modo strutturale i problemi della povertà potranno aspettare dopo che saranno finiti gli studi, evitando scelte urgenti e necessarie. Queste non riguardano soltanto il numero crescente di poveri, ma un’intera società fortemente impoverita. Se quindi si può parlare di una buona giornata per la salute del Governo, è invece una brutta giornata per i poveri e per quanti continuano a sperare e a spendersi nel nostro Paese perché la povertà venga affrontata in modo strutturale e non soltanto superficiale. |
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I valori degli italiani |
Qualcosa sta cambiando La crisi antropologica - contrassegnata da egoismo diffuso, passività, irresponsabilità, materialismo spinto - che ha profondamente segnato il nostro Paese sembra aver raggiunto la punta massima e aver esaurito la propria spinta propulsiva. Si tratta di un rallentamento che lascia presagire una ripartenza che fa pensare al movimento del pendolo? Oppure si è davvero esaurita la caduta e, finalmente, sta cominciando qualcosa di nuovo? I risultati della Ricerca Censis su «I valori degli Italiani 2013. Il ritorno del pendolo»(Marsilio Ed.), presentata a inizio novembre scorso a Roma, offrono documentate risposte e linee di tendenza agli interrogativi evidenziati. I dati della ricerca Censis 2013 Il 29,5% degli italiani afferma di ricevere moltissima carica dalla possibilità di aiutare qualcuno in difficoltà, mentre la cura del proprio benessere (palestra, massaggi, …) si attesta al 16%. Il 40% degli italiani si dice molto disponibile a fare visita agli ammalati. Più del 36% si dice assolutamente pronto a rendersi disponibile in caso di calamità naturale, per contribuire al bene comune. Il 37% si dice molto o abbastanza disponibile a dare una mano nella manutenzione delle scuole e il 34% si dichiara pronto a impegnarsi nella manutenzione delle spiagge e dei boschi. L’80% degli italiani afferma di amare moltissimo i propri familiari, il 64% il proprio partner, il 22% i colleghi di lavoro. Il 26% ritiene di vivere in un territorio in cui la coesione sociale è forte, per il 64% è discreta, solo il 9% pensa che sia modesta. E soltanto il 10% pensa che l’onestà dei cittadini che abitano nel proprio territorio sia scarsa. Il 59% degli italiani afferma che curare la propria spiritualità procura una buona dose di energia positiva. Il 35% degli imprenditori e quasi il 31% degli artigiani italiani ritengono che collaborare bene con i colleghi darebbe molta carica. Certo, l’85% si dice preoccupato e il 71% indignato, ma solo il 26,5% dice di sentirsi frustrato e il 13% disperato. Al contrario, il 59% degli italiani si sente vitale (e anche il 48% degli over 65 anni). I valori del Nordest: cosa sta accadendo? Ma è arrivato anche al Nord Est il tempo di un nuovo inizio? Per andare dove? Con quale valori? Con quali nuove energie? Intraprendendo quali nuovi percorsi? Tre Fondazioni: un percorso condiviso La Fondazione Lanza, la Fondazione Zancan e Etimos Foundation, tre realtà del Nordest, tre punti di osservazione specialistici sulla società, hanno scelto di riunire le loro forze per comporre un unico sguardo, capace di mettere a fuoco la complessità della realtà in cui viviamo. Da questa sinergia nasce un percorso che si propone di ispirare e orientare un cambiamento concreto, a partire dall’esperienza maturata nei propri specifici ambiti di competenza: il rapporto tra etica e ambiti di vita (bioetica, ambiente, economia, formazione) per Fondazione Lanza, la riflessione su politiche sociali e welfare per Fondazione Zancan, la sperimentazione sui meccanismi dell’economia e della finanza come strumenti di crescita per le persone e le comunità per Etimos Foundation. Un percorso aperto di ricerca e di confronto per una «nuova etica civile» caratterizzata dai filoni della corresponsabilità, dell’inclusione sociale e della convivialità. Un confronto per una nuova etica civile Giovedì 5 dicembre a Padova (ore 17-19), c/o la sede della Fondazione Lanza, Giulio De Rita, ricercatore Censis, ha presentato i risultati della Ricerca Censis «I valori degli italiani 2013». A seguire, hanno riflettuto sui risultati della ricerca Lorenzo Biagi, Segretario Generale della Fondazione Lanza, Marco Santori, Presidente di Etimos Foundation e Tiziano Vecchiato, Direttore della Fondazione E. Zancan. L’incontro è stato anche l’occasione per presentare il progetto di lavoro congiunto avviato dalle tre Fondazioni per ripensare i modelli culturali e le modalità organizzative, in ambito etico/valoriale, economico/finanziario, sociosanitario, necessarie per rilanciare lo sviluppo economico e sociale del Nordest a partire dalle esperienze e dalle buone pratiche che già oggi promuovono percorsi di sostenibilità, coesione sociale, reciprocità e condivisione. |
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Servizi per l’infanzia per lottare contro la povertà |
Investire nell'infanzia è coltivare la vita. È questo il messaggio lanciato da Torino lo scorso 9 dicembre nell’ambito del primo convegno nazionale del progetto «TFIEY - Transatlantic Forum on Inclusive Early Years - Investire per lo sviluppo dei bambini che vivono in famiglie povere e/o immigrate». Il progetto - promosso in Italia dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con la Fondazione Emanuela Zancan onlus - si propone di individuare politiche, strategie e pratiche innovative rivolte alla tutela della prima infanzia (0-6 anni), in particolare per i bambini che vivono in famiglie a basso reddito, immigrati o che non hanno il necessario per crescere bene. In concreto, punta ad attivare rappresentanti di autorità pubbliche nazionali e locali, operatori di strutture sociali, sanitarie, educative, professionisti del terzo settore, ricercatori, magistrati, giornalisti, educatori e opinion leader coinvolti, in modo intersettoriale, nella cura e nell'educazione della prima infanzia e nella prevenzione della povertà infantile. La nostra è una società con meno futuro e incapace di investire nel domani dei propri figli. I confronti europei ci insegnano che la disponibilità o meno di servizi per la prima infanzia contribuisce notevolmente a ridurre la povertà dei bambini, ben oltre l’effetto dei trasferimenti economici. Invece l’Italia è ancora indietro: la spesa pubblica per l'infanzia nel 2009 valeva solo lo 0,7% del Pil, contro valori sopra 1% nel centro-nord Europa, e la diffusione di servizi essenziali quali gli asili nido è disomogenea nel paese. Per garantire un futuro alla società sono dunque necessarie risposte innovative a sostegno della prima infanzia, come quelle raccolte nell’ambito del progetto TFIEY. Si è conclusa, infatti, l'analisi di 44 esperienze inviate per le loro caratteristiche «innovative»: la Commissione, composta da referenti della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Cariplo, della Fondazione Zancan ed esperti della Università di Torino e dell'Università di Milano, ha individuato quattro esperienze particolarmente significative per il loro carattere di innovatività, replicabilità, flessibilità e sostenibilità: «Mamme a scuola» dell'Associazione Mamme a scuola onlus, «Un nido per ogni bambino» della Fondazione Aiutare i Bambini onlus, «Servizi educativi per la prima infanzia» del Comune di Novara, «Progetto Oasi» del Comune di Moncalieri. Sono state inoltre selezionate quattro esperienze nel settore sanitario per la loro valenza e capacità di copertura a livello regionale dei servizi per la cura dei bambini: Istituto Giannina Gaslini (Liguria), Unità di Neuropsichiatria Infantile - Policlinico di Milano (Lombardia), Oncoematologia Pediatrica - Ospedale Infantile Regina Margherita (Piemonte), Irccs-Fondazione Stella Maris (Toscana). Il convegno torinese si inserisce in un ampio programma triennale (fino al 2015) di meeting internazionali, eventi nazionali, azioni di disseminazione e riflessione, momenti di approfondimento con quanti sono impegnati nell'area dell'infanzia. Sono intervenuti tra gli altri, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Toscana, Grazia Sestini, Teresa Marzocchi (Conferenza delle Regioni), Raffaela Milano (Save the Children IT). |
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Cosa pensano della scuola i ragazzi di oggi |
Lo studio CRESCERE ci offre uno spaccato sul mondo dei giovani oggi, su come vivono i ragazzi in provincia di Padova, a confronto con quelli nel resto d’Italia e d’Europa. Molti sono i temi esaminati dalla ricerca: dalla frequenza scolastica all’uso del tempo libero, dall’attività sportiva al benessere psicofisico, dalla capacità di relazionarsi con i coetanei al modo di pensare al proprio futuro. Uno dei temi affrontati è il rapporto tra i giovani e la scuola. L’ambiente scolastico è, infatti, un contesto fondamentale per lo sviluppo dei ragazzi, in esso trascorrono buona parte del loro tempo e ricevono stimoli continui, da parte degli insegnanti e dal gruppo di pari. Un campione di ragazzi che hanno frequentato il primo anno di scuola secondaria di primo grado (scuola media) è stato chiamato a esprimere il proprio giudizio su vari aspetti. I primi risultati, ancora provvisori, ci dicono che in provincia di Padova due dodicenni su tre apprezzano la scuola (piace «molto» al 9% dei ragazzi, «abbastanza» al 57%). La maggioranza degli studenti valuta in modo positivo i propri insegnanti: il 69% dichiara di sentirsi trattato in modo giusto (soltanto il 10% non è d’accordo); il 61% riporta di essere incoraggiato a esprimere il proprio punto di vista (l’11% non è d’accordo); il 66% dichiara, infine, di ricevere sostegno adeguato da parte dei propri insegnanti, quando c’è bisogno di aiuto supplementare (l’11% non è d’accordo). La relazione studente-insegnante è considerata come una delle componenti che più contribuiscono all’esperienza scolastica dell’adolescente. Anche da altri studi emerge come una relazione positiva con i propri insegnanti favorisca una maggiore capacità di affrontare i problemi, non solo in ambito scolastico, e di imparare a trovare soluzioni. Per quanto riguarda le criticità, lo studio CRESCERE ci dice che un ragazzo su quattro dichiara di sentirsi stressato dalla scuola («molto» o «abbastanza»). Esiste una relazione negativa tra il grado di apprezzamento e il livello di stress percepito, cioè i giovani cui piace molto la scuola si sentono meno stressati per l’impegno richiesto, che vivono anzi in modo positivo. Questi risultati sono importanti se considerati insieme alle evidenze emerse da altre ricerche non solo italiane. Relazioni conflittuali con insegnanti e compagni diventano infatti fattori di rischio per gli studenti, influenzando negativamente l’apprendimento e il rendimento scolastico, e in senso più ampio riducono il loro benessere psicosociale. Ecco perché è importante capire come crescono i nostri ragazzi, quali sono i fattori che favoriscono lo sviluppo positivo e come prevenire e contrastare i rischi prima che sia troppo tardi. Interviste sul tema a Giulia Barbero Vignola, Cinzia Canali e Tiziano Vecchiato sono disponibili sulla pagina facebook della Fondazione. |
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Fai circolare le idee e prendi uno dei nostri «pacchetti pubblicazioni» |
In occasione dei nostri 50 anni (1964-2014) abbiamo selezionato i principali temi di studio e ricerca della Fondazione e alcune pubblicazioni (volumi o numeri di rivista). Ve li proponiamo in pacchetti a fronte di una quota simbolica. La diffusione culturale è essenziale per lo sviluppo dei servizi alla persona. Per visualizzare le selezioni proposte vedi la news. Il pagamento può essere fatto:
I conti correnti sono intestati a Fondazione «E. Zancan» Onlus, via Vescovado 66, 35141 Padova. Invia copia della ricevuta del versamento/bonifico (fz@fondazionezancan.it; fax 049 663013), indicando: nome e cognome o denominazione dell’ente, indirizzo, e-mail, il tema scelto. Il costo per la spedizione delle pubblicazioni è di 1,30 euro al pacchetto. Per maggiori informazioni tel. 049663800. |
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Studi Zancan 2014: nuova veste editoriale |
Il 2014 significa 50 anni della Fondazione Zancan. Sarà un anno particolare anche per «Studi Zancan». Proporrà monografie sul passato, il presente e il futuro dei servizi alle persone perché sono cinquant’anni di vita del nostro welfare. Ci sarà anche un cambiamento editoriale con una nuova grafica e, dopo alcuni anni di prova, proporremo «Studi Zancan» solo in formato digitale (meno carta, meno spazio, con la possibilità di stampare quello che interessa). Speriamo di averLa tra i nostri lettori. Il costo dell’abbonamento annuale (6 numeri) è di 35,00 €. Un numero singolo costa 7,00 € L’importo può essere versato
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