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Studi Zancan 1/2014 |
È on line il numero 1/2014 di Studi Zancan. Cambiamento editoriale, stampa facilitata e grafica innovativa per agevolare la lettura e la diffusione dei contenuti. L’articolo di Maria Bezze, Devis Geron e Tiziano Vecchiato: «La lotta alla povertà con soluzioni di welfare generativo» rientra tra le pubblicazioni in ricorrenza dei 50 anni della Fondazione Zancan. Dall’inizio della crisi economica in Italia sono aumentate la disuguaglianza reddituale, la povertà (ha raggiunto nel 2012 i livelli massimi rilevati nelle ultime serie storiche) e la disoccupazione con ricadute particolarmente negative tra i giovani. In questo quadro, la spesa pubblica nel nostro Paese continua ad essere gestita come un «costo» e non come un «investimento» sociale. Con la proposta del «welfare generativo» la Fondazione Zancan ha considerato la possibilità strategica di meglio valorizzare le capacità e potenzialità delle persone, superando la logica dei trasferimenti assistenziali. Un welfare generativo non si limita a raccogliere e redistribuire bensì rigenera le risorse, facendole rendere e responsabilizzando le persone, creando maggior valore per l’intera collettività. Anna Ziliotto ci aiuta a riflettere sull’esperienza del trapianto, le percezioni del corpo, il rapporto con la malattia, i vissuti di chi ricomincia a vivere dopo essere stato sottoposto all’intervento. Attraverso un’esperienza etnografica in ambito clinico, svolta presso alcune strutture sanitarie del Veneto, vengono approfonditi gli aspetti e le rappresentazioni culturali legati all’acquisizione e alla perdita di parti del corpo vissuti fra coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nel mondo dei trapianti. Simone Visentin nel suo articolo si sofferma sul rapporto tra valutazione di esito e disabilità complessa per ripensare i principi della care. Per il capability approach di Sen il benessere personale è dato dalla ricchezza di opportunità che una persona ha per poter fare ed essere ciò che reputa importante per lei. Quindi il processo di cura, e la valutazione di esito che lo caratterizza, deve saper allargare e supportare lo spazio di scelta della persona utente, promuovendo un adattamento creativo gratificante. Nel caso delle persone con disabilità complessa, essendo difficile comprendere il loro punto di vista, appare ancora più necessario ispirarsi a una logica compartecipata che, valorizzando le loro competenze espressive e decisionali, coinvolga nella definizione e nella verifica degli obiettivi di cura i familiari e i caregiver. La monografia - di Maria Bezze, Devis Geron e Tiziano Vecchiato - è dedicata alle persone non autosufficienti in Veneto. Disabilità e non autosufficienza sono fenomeni che presentano una dimensione istituzionale, ma che ancor più riguardano la dimensione sociale. In un quadro nazionale di bisogni crescenti, anche la Regione Veneto si caratterizza per un considerevole fabbisogno di interventi per la non autosufficienza, destinati a crescere nei prossimi anni in conseguenza dei futuri cambiamenti socio-demografici. Al prevedibile aumento di domanda di assistenza si accompagneranno maggiori esigenze di spesa, sia pubblica che privata. Appare quindi necessario ricercare soluzioni innovative per un maggiore e migliore supporto alle persone disabili e non autosufficienti e alle loro famiglie. Daniele Salmaso approfondisce il tema delle azioni generative dell’infermiere nel prendersi cura delle persone. In questo momento di severa crisi economica in cui i sistemi di welfare sono messi in discussione, appare sfidante lanciare un dibattito all’interno della professione infermieristica per valutare come questa possa essere generativa nel prendersi cura della persona. Da qualche mese è stato costituito un gruppo di ricerca infermieristica, che sta analizzando le azioni assistenziali che possono essere generative utilizzando l’approccio della «grounded theory». Le azioni identificate come generative potranno essere dapprima utilizzate per sperimentare attraverso la ricerca la loro efficacia e successivamente utilizzate dalle organizzazioni per ripensare modelli organizzativi congruenti. Le riflessioni proposte da Maria Pia Fontana nascono dall’esigenza di stimolare il dibattito e il confronto sulla nuova fisionomia che le comunità di accoglienza per minori dovrebbero assumere in una dimensione interculturale. Sono necessari nuovi requisiti formali e strutturali dei servizi e un incremento delle sensibilità personali e culturali degli operatori. Cosa si intende per bullismo? Chi sono le vittime e chi gli attori? A subire prepotenze sono soprattutto i maschi o le femmine? Sono più bulli gli italiani o gli stranieri? A partire dallo studio Crescere, Giulia Barbero Vignola e Giada Decimi offrono risposte a queste domande. |
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Don Giovanni e le gemme del cambiamento |
Il 21 marzo 2013 ci lasciava monsignor Giovanni Nervo, fondatore e primo presidente della Caritas. Tiziano Vecchiato lo ricorda parlando di come don Giovanni amasse le «gemme terminali», quegli incipit di cambiamento sociale e del welfare che solo i profeti sanno vedere e promuovere. È passato un anno da quando don Giovanni ci ha lasciati e sembra ieri. Parlare di lui è sentirlo vivo in mezzo a noi, discreto come sempre, in ascolto. Sentirsi ascoltati e capiti è stata per molti un’esperienza difficile da dimenticare, inconsueta in un mondo in cui tutti vorrebbero dire, convincere, far prevalere il proprio punto di vista. Non è vita vissuta ma ostentata. Quella vera è invece incontro, attenzione, condivisione… per generare nuova vita. Il Vangelo e la Costituzione in dialogo, per riconoscere potenziali di nuova socialità. Anzi per prefigurarli nelle gemme o, come le chiamava don Giovanni Nervo, le «gemme terminali». Perché chiamarle così? Perché in primavera gli abeti, i pini, i larici esprimono i propri potenziali di crescita proprio ai confini, nelle punte dei rami, dove si concentra il massimo di fragilità e potenzialità. Le gemme, fragili e potenti, sono un futuro che accetta tutti i rischi di questa sfida. Don Giovanni diceva che per affrontarla è necessario cercare e riconoscere le gemme del cambiamento sociale. Lì è il massimo della nostra fragilità e il massimo del cambiamento possibile. Basta poco per scoraggiarlo, per fermarlo, per trasformarlo in conflitto, per fare della vita il suo contrario. Molte criticità sociali sono nate così, dalla disattenzione, dall’incapacità di accogliere il nuovo e coltivarlo. La vita che si rinnova ogni primavera è discreta, come quella sociale. Ma può diventare impetuosa, quando non è compresa e accolta. Erano le sue raccomandazioni: perché una migrazione di popoli non si trasformasse in vent’anni di emergenza sociale, in vent’anni di paura e di chiusura all’incontro tra umanità. Lo diceva anche per le emergenze educative, nei profondi cambiamenti che le famiglie stanno attraversando da anni. Lo diceva per la «non autosufficienza». Non c’era motivo di farne un’emergenza sociale e sanitaria, visto che le risorse non mancavano, come pure le capacità, le professionalità, le possibilità di generare nuovo lavoro per prendersi cura di bisogni umani fondamentali. Ma, senza coraggio e attenzione, i potenziali a disposizione si trasformano in sfide impossibili. È colpa della politica miope, incapace di guardare oltre gli utili a breve. Ma è anche e soprattutto deficit di un’umanità, chiusa in se stessa, resiliente ai cambiamenti, entropica, incapace di accogliere il proprio bene. Non si spiegherebbe diversamente il crollo di speranza sociale. È umanità che non fa spazio alle nuove generazioni, preoccupata di difendere i diritti consolidati, ostile alle innovazioni necessarie, incapace di investire nel proprio futuro e per il bene di tutti. Don Giovanni era molto affezionato alle gemme «terminali», perché ci chiedono di guardare in alto e all’orizzonte. Si aggiungono alle innovazioni precedenti, le perfezionano, ne preparano altre. È vita sociale che si rinnova, senza replicarsi, travalicando il già visto, preparando nuovi modi di essere società. Non è facile capirlo, in una recessione di welfare come quella che stiamo vivendo. Ma lo sanno i profeti come lui, condannati a vedere prima e meglio quello che tutti gli altri non vedono e non ascoltano. Purtroppo gli altri sono, «quasi tutti», immersi nel presente e incapaci di ascoltare la brezza leggera. Lo capiranno dopo e tardi mentre la sofferenza dei profeti si consuma come lo sforzo delle gemme in primavera. Devono lottare contro la freddezza, mentre la pianta da cui stanno nascendo le spinge, concentrando nella loro fragilità la propria forza, anche se non è pronta a non essere più come prima. |
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È online il sito sul welfare generativo |
Un nuovo sito della Fondazione Zancan per un orizzonte generativo (www.welfaregenerativo.it). È un luogo di approfondimento sul tema del welfare generativo, pensato come una vera e propria community interattiva aperta a suggerimenti e contributi da parte di quanti desiderano raccontare le proprie esperienze e pratiche «generative» o sono semplicemente interessati a conoscere meglio la tematica. La proposta culturale del welfare generativo è stata introdotta dalla Fondazione Zancan nel suo Rapporto annuale 2012 (Vincere la povertà con un welfare generativo. La lotta alla povertà. Rapporto 2012, Bologna, Il Mulino) e ripresa e ampliata nel Rapporto 2013 (Rigenerare capacità e risorse. La lotta alla povertà. Rapporto 2013, Bologna, Il Mulino). Nel corso degli ultimi due anni la proposta ha riscosso notevole interesse, alimentato un proficuo dibattito su nuove strategie di welfare, indotto molteplici attori sociali a riflettere sulla opportunità di adottare nuove prospettive ideali e pratiche a livello sia micro (professionale) sia macro (istituzionale). Il nuovo sito web si propone di «mettere a sistema» queste riflessioni e contributi sul tema, in una logica di condivisione e diffusione culturale, che vuole anche ispirare il dibattito e le azioni di policy verso un orizzonte «generativo». Cos’è il welfare generativo Stiamo vivendo una fase nella quale la crisi economica rivela indici di depressione mai raggiunti nel corso degli ultimi vent’anni. Tra il 2011 e il 2012 sono cresciuti di circa un milione e mezzo sia i poveri di «povertà relativa» sia i poveri di «povertà assoluta». La disoccupazione ha raggiunto la cifra record di oltre 3 milioni, colpendo tutto l’arco dell’età lavorativa e in particolare il mondo giovanile, con gravi riflessi economici, psicologici e sociali. La povertà ha superato da anni le caratteristiche tipiche del fenomeno transitorio e congiunturale, per assumere i connotati di un'involuzione strutturale, che allarga progressivamente le disuguaglianze sociali, intacca i diritti fondamentali dei cittadini e per questo chiama in causa le grandi scelte politiche e richiede la mobilitazione di tutte le forze culturali e sociali. Va superato un modello di welfare basato quasi esclusivamente su uno stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e i trasferimenti monetari. Serve un welfare che sia in grado di rigenerare le risorse (già) disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività. Questo nuovo orizzonte culturale, delineato dalla Fondazione Zancan nel Rapporto sulla lotta alla povertà 2012 e approfondito nel Rapporto 2013, viene qualificato come «welfare generativo»: un welfare che abbandoni la logica di «costo», a consumo di risorse pubbliche e private, per abbracciare una logica di welfare come «investimento» ad alto rendimento sociale. |
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L'azione generativa dell'infermiere nel prendersi cura della persona |
Il dibattito sul «welfare state» coinvolge quotidianamente le democrazie occidentali, che avevano visto forti sviluppi sul versante dello «stato sociale» fin dalla metà del secolo scorso, e che vedono ora mettere in discussione questa esperienza sotto la scure della sostenibilità economica. La crisi economica ha fortemente accelerato le discussioni sullo «stato di salute» del welfare, costringendo a porre riflessioni tanto sulla sostenibilità, quanto sulla capacità di fronteggiare le diseguaglianze, ma ancor più sulla necessità di trovare percorsi nuovi che consentano di governare in modo migliore le risorse presenti, promuovendo un coinvolgimento della persona aiutata affinché concorra al risultato e possa essa stessa generare risorse (Fondazione Emanuela Zancan, 2012;2013). Obbliga le istituzioni sanitarie a riflettere sul rischio che politiche di austerità sul personale infermieristico hanno in termini di esiti negativi sui pazienti (Aiken L.G. e altri, 2014). Omissioni di assistenza definite come «cure perse» impediscono agli infermieri, che operano in condizioni di organico inadeguato, di promuovere l’autonomia dei pazienti attraverso azioni educative (Kalish B.J. e altri, 2009; Salmaso D. e altri, 2010). Tra le parole chiave di un welfare generativo c'è soprattutto il passaggio dalla erogazione di aiuti alla trasformazione professionale del bisogno e delle capacità degli aiutati, misurandone il concorso al risultato grazie all’apporto professionale e personale. In questa prospettiva nell’anno 2013 la Fondazione E. Zancan Onlus, Centro studi e ricerca sociale ha promosso un seminario di ricerca in ambito infermieristico, in collaborazione con i Coordinamenti IPASVI del Triveneto, svoltosi a Malosco, ponendo il tema su «l’azione generativa dell’infermiere nel prendersi cura della persona». Il seminario ha permesso di analizzare il potenziale ruolo generativo della professione infermieristica, di approfondire le relazioni tra formazione, modelli organizzativi, competenze e mandati istituzionali. Li ha fatti diventare oggetto di studio, con l’intento di mettere a confronto conoscenze e competenze di alto livello, di natura professionale e scientifica. È stato elaborato un documento che potrà essere utilizzato dalle istituzioni per aumentare l’azione generativa dell’infermiere nell’assistenza alla persona. La Fondazione ha dato vita, da alcuni mesi, a un gruppo di ricerca infermieristica. Il gruppo ha scelto di analizzare le azioni assistenziali che possono essere potenzialmente generative utilizzando l’approccio della «grounded theory». Le azioni potenzialmente identificate come generative potranno essere utilizzate dapprima per sperimentare attraverso la ricerca la loro efficacia. Potrebbero successivamente essere utilizzate dalle organizzazioni per ripensare a modelli organizzativi congruenti. I professionisti che partecipano al gruppo di ricerca, coordinato da Daniele Salmaso ricercatore della Fondazione Zancan, sono liberi professionisti (Michele Fratti), senior con notevoli esperienze gestionali e/o formative (Fulvia Balboni e Rosalia Milan), professionisti che a diversi livelli di responsabilità operano nelle seguenti aziende: Elisabetta Allegrini, Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona; Lucia Stivanello, Azienda Ospedaliera di Padova; Maura Mesaglio e Renzo Moreale, Azienda Ospedaliera Universitaria S. Maria della Misericordia di Udine; Oliva Maragnolli, Corso di Laurea in Infermieristica, Università di Verona – Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona; Paola Bernardi, Corso di laurea in infermieristica, Università di Padova, sede di Treviso – Azienda Ulss 7 di Treviso; Ornella Bonso, Corso di laurea in infermieristica, Università di Padova sede di Mirano - Azienda Ulss 13 di Mirano; Giuseppe Bon, Azienda Ulss 13 di Mirano; Giuliana Bulgarelli, Azienda Uls di Modena; Giuseppina Capirossi, Azienda Ulss 20 Verona; Gaetana Pagiusco, Azienda Ulss 6 Vicenza; Tiziana Frison e Irene Marin, Azienda Ulss 16 di Padova; Francesca Rossi, Azienda Ulss 12 Venezia; Paola De Lucia, Azienda Uls 6 di Pordenone; Maria Zuliani, Ospedale S. Chiara - Apss Trento; Katia Molinari, Azienda pubblica per i servizi alla persona Aunania (TN); Carla Papparotto, Azienda pubblica per i servizi alla persona Opera Pia Coianiz (Tarcento – Udine). |
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Oltre la mente lo spazio di vita |
«Oltre la mente lo spazio di vita» è un corso per assistenti sociali organizzato dall'Associazione Piaci nell'ambito del Convegno dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria. Il Corso si svolge a Firenze il giorno 11 aprile 2014 (10.00-16.00). L’impostazione dell’iniziativa non è della tradizionale conferenza, ma di un dibattito aperto fra partecipanti e relatori, sulla base di esperienze concrete portate dagli stessi partecipanti. Per questo sollecitiamo l'invio dei casi, sui quali si farà una supervisione per ricavarne analisi, approfondimenti e nuove idee utili per tutti i partecipanti. La convinzione di base è che il modo migliore per rafforzare e diffondere strategie professionali di lavoro innovativo non possa che scaturire dall’incontro tra l’esperienza concreta degli operatori e le linee teoriche maturate dalla professione. All’iniziativa sono stati attribuiti 4 crediti formativi. Le indicazioni per l'iscrizione sono scaricabili dal sito AIP. Programma Introduzione: Tiziano Vecchiato (Padova) Oltre la mente lo spazio di vita, Elisabetta Neve (Padova), Silvana Tonon Giraldo (Venezia) Presentazione di esperienze a cura della Associazione Scientifica PIACI - Associazione per l’Invecchiamento Attivo e le Cure Integrate Discussione casi di studio con supervisione, Claudio Pedrelli (Reggio Emilia), Anna Maria Zilianti (Firenze) La mappa dei nuovi saperi, Elisabetta Neve (Padova) Sintesi e conclusioni, Silvana Tonon Giraldo (Venezia) Conclusioni e test di valutazione |
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World Social Work Day: la Fondazione Zancan per il servizio sociale |
Il 18 marzo è stata la giornata mondiale del servizio sociale, promossa dalle organizzazioni internazionali IFSW (International Federation of Social Workers) e IASSW (International Association of Schools of Social Work). In molte parti d’Italia si sono celebrati incontri, convegni, seminari. All’Università di Siena Tiziano Vecchiato ha tenuto la lezione magistrale «Le nuove frontiere del servizio sociale» all’interno del convegno «World Social Work Day - Innovazioni e inedite suggestioni nel servizio sociale toscano» (Siena, 18 marzo). All'Università degli Studi di Sassari è intervenuto nel convegno organizzato con l'Ordine degli Assistenti Sociali Regione Sardegna «La crisi economica e sociale – Le soluzioni del Servizio Sociale» (Sassari, 26 marzo). Sono state occasioni anche per un bilancio di quanto la Fondazione Zancan ha fatto per il servizio sociale nel nostro Paese con cinquant’anni di iniziative, ricerche e sperimentazioni nell’area dei servizi alle persone e dello sviluppo sociale. Tra le pubblicazioni realizzate (oltre 400 tra volumi e riviste) molte sono state dedicate al servizio sociale. La redazione di Studi Zancan ha selezionato una serie di articoli (scaricabili gratuitamente proprio nella giornata del 18 marzo) per condividerli con tutti gli interessati a sviluppare soluzioni di welfare generativo grazie all’apporto del servizio sociale. Le soluzioni non mancano e ne abbiamo proposto una selezione. |
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Educazione e/è politica |
Ben-essere, convivenza civile ed equità possono essere realizzate solo declinando in azioni due parole: educazione e politica. Solo la solidarietà di azione tra educazione e politica può creare le condizioni perché tutti gli individui diventino capaci di comprendere, capire, immaginare e valutare il mondo in cui vivono perché la democrazia si fonda su cittadini consapevoli e competenti in grado di orientare e sostenere una concreta idea di futuro. I luoghi educativi, sin dai nidi e dalle scuole d’infanzia, hanno il compito di far crescere cittadini responsabili e per questo hanno bisogno di buone politiche per creare le condizioni necessarie per svolgere questo ruolo. L’esistenza dei servizi educativi e le prospettive di futuro esigono:
Il Gruppo nazionale Nidi Infanzia, il Comune di Reggio nell’Emilia e il Centro Internazionale Loris Malaguzzi hanno promosso il XIX convegno nazionale dei servizi educativi e delle scuole d’infanzia sul tema «Educazione e/è politica» (Reggio Emilia 21-23 febbraio). Venerdì 21 febbraio Tiziano Vecchiato ha esposto i potenziali del welfare generativo. |
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Dire sociale! Un dizionario per conoscere ed intervenire |
La giornata formativa «Dire sociale! Un dizionario per conoscere ed intervenire» (Bari 25 febbraio) si è proposta di riflettere sulle conoscenze, competenze, azioni, strumenti e prospettive del Servizio sociale professionale. La scelta del titolo «Dire sociale» non è stata casuale. Il concetto del dire richiama l’attenzione su parole quali ascoltare, raccontare, descrivere, valutare, comunicare, ricreare e costruisce quel mondo – dinamico, variabile, instabile – che afferisce al lavoro sociale come professione. Cioè un’attività che si affranca dai legami storici con la filantropia e diventa lavoro, fondandosi su un approccio scientifico ai problemi e ai processi di cambiamento. Il Nuovo dizionario di servizio sociale presentato, non è una mera riedizione del dizionario del 2005, ma un testo arricchito da numerose voci e dalla riscrittura o integrazione di molti concetti già presenti, con l’obiettivo di dotare la comunità professionale di strumenti adeguati alle crescenti esigenze di lettura, interpretazione e cambiamento della società post-moderna. A ciascun componente della comunità il compito di appropriarsi di questi strumenti, ma anche di sondarne la validità e di essere parte attiva nella produzione di saperi, ovvero della capacità di «dire il sociale». Il confronto e il dialogo a più voci sul sociale e sulla professione è stato moderato da Tiziano Vecchiato. L’evento è stato organizzato dall’Ordine degli assistenti sociali della Puglia, Fondazione Firss, Oidos e Aps Carmela Giordano. |
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Cassintegrati al lavoro per la comunità? «Così si supera l'assistenzialismo» |
Plauso agli orientamenti del governo annunciati dal ministro Poletti: «È un welfare che va oltre l’assistenzialismo, che favorisce il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti realmente sociali». Intervista su Redattore sociale a Tiziano Vecchiato. «Le scelte del governo vanno nella direzione che indichiamo da almeno due anni. Si inizia a considerare il welfare non come un costo, ma come un investimento, per rigenerare le risorse a disposizione, coinvolgendo attivamente le persone aiutate». È molto positivo affermare «nessuno a casa a far niente» insieme con la necessità che le persone che ricevono aiuti e sussidi, compresi i cassintegrati, si sentano «impegnate anche moralmente» a moltiplicare la solidarietà nella comunità locale. «Sosteniamo da tempo questa linea – precisa il direttore Vecchiato -. L’abbiamo proposta nei rapporti sulla lotta alla povertà in Italia (‘Vincere la povertà con un welfare generativo’, nel 2012 e ‘Rigenerare capacità e risorse’, nel 2013). Ogni aiutato può infatti contribuire a rigenerare l’aiuto ricevuto e destinarlo a valore sociale». È la logica del welfare generativo, che dice alla persona «non posso aiutarti senza di te», che promuove l’attivazione delle risorse personali. Non è mera «restituzione dell’aiuto ricevuto» ma «generazione di valore, in forme dirette, come con il microcredito, o indirette, basate su lavoro volontario da destinare a utilità sociale». È un welfare che va oltre l’assistenzialismo, che favorisce il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti realmente sociali, cioè a dividendo sociale. «Ogni aiutato che valorizza le proprie capacità è e può diventare moltiplicatore di valore. Un diritto infatti si trasforma da individuale a sociale quando genera benefici per la persona e per la comunità». Ma la possibilità di un lavoro volontario dei cassintegrati pone anche dei rischi, come quello che si trasformi in precariato stabile o nuovo clientelismo. «Non ne abbiamo bisogno – precisa Vecchiato -, perché entrambi umiliano le persone e non producono socialità inclusiva, capace di rigenerare le risorse e ridare speranza». «Abbiamo di fronte scenari inediti: all’orizzonte ci sono nuovi modi di essere società, più solidali, ben oltre i diritti soltanto individuali. Abbiamo bisogno di imparare a farli diventare diritti a corrispettivo sociale. È nuovo valore a disposizione, prezioso e necessario, a vantaggio soprattutto delle nuove generazioni, che più di tutti hanno pagato gli effetti della crisi». |
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Vuoi capire da dove nasce il welfare generativo? |
L’idea guida del welfare generativo: «rigenerare capacità e risorse» nasce con il rapporto 2012 «Vincere la povertà con un welfare generativo» che guarda alla «lotta alla povertà" privilegiando la valutazione degli interventi e delle politiche, per capire cosa serve veramente e cosa è invece spesa assistenziale improduttiva e inutile. Parla a quanti si chiedono se gli aiuti sono efficaci e se le risorse vengono utilizzate in modo responsabile, per aiutare i poveri a uscire dalla povertà. La lotta alla povertà può fare un salto di qualità, ma in un welfare che diventa capace di rigenerare le proprie risorse, insieme con le persone. Un welfare generativo, dopo aver raccolto le risorse fiscali, e mentre le redistribuisce, deve diventare capace di farle rendere, con una sistematica responsabilizzazione sugli esiti, resa possibile da un diverso incontro tra diritti e doveri. Proponiamo il rapporto 2012 a 16,00 euro anzichè 19,00. Richiedetelo a segreteria@fondazionezancan.it (tel. 049663800). Il pagamento può essere fatto:
I conti correnti sono intestati a Fondazione «E. Zancan» Onlus, via Vescovado 66, 35141 Padova. Inviateci la copia della ricevuta del versamento/bonifico (segreteria@fondazionezancan.it; fax 049 663013), indicando: nome e cognome o denominazione dell’ente, indirizzo, e-mail, CF e/o PI. Totale offerta: 16,00 (Vincere la povertà con un welfare generativo) + 1,30 euro (spedizione postale) = 17,30. |
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