1.

Borse di Studio INPS per corsi di aggiornamento rivolti ad assistenti sociali

La Fondazione «E. Zancan» diffonde le conoscenze maturate nell’ambito della sua attività di ricerca scientifica di rilevante interesse sociale anche attraverso l’attività di formazione rivolta ad operatori sociali e sociosanitari. In questo modo vengono trasferite e disseminate le soluzioni innovative elaborate in percorsi di ricerca e sperimentazione e rivolte a produrre cambiamenti nel sistema di welfare.

Per il 2014 INPS – Gestione Dipendenti Pubblici ha accreditato 13 corsi di aggiornamento professionale, rivolti ad assistenti sociali, proposti dalla Fondazione, realizzati in collaborazione con Zancan Formazione Srl e con Aps Carmela Giordano di Bari.

Per partecipare ai nostri corsi l’Inps mette a disposizione borse di studio (Iniziativa Homo Sapiens Sapiens) che coprono il costo integrale della formazione.

Per accedere alle borse di studio occorre partecipare al bando attivato da INPS Gestione Dipendenti Pubblici.

Possono presentare domanda gli assistenti sociali dipendenti della Pubblica Amministrazione, utenti della Gestione Dipendenti Pubblici, ex Inpdap.

La partecipazione ai corsi dà diritto ai crediti formativi per la formazione continua degli assistenti sociali.

Per avere informazioni sui corsi accreditati, le ore di formazione, la sede di svolgimento, il numero di borse assegnate e quelle disponibili (cioè non riservate ad enti partner), il criterio di selezione delle domande e la data di scadenza per la presentazione delle stesse www.fondazionezancan.it.

Per ulteriori informazioni: tel. 049663800 oppure fz@fondazionezancan.it.

2.

Lo ZOOM APPROACH: una strategia per la valutazione di esito

Lo zoom approach è il tema dell’incontro di studio organizzato lo scorso 6 febbraio dall’Istituto Mario Negri di Milano. I lavori sono stati introdotti da Maurizio Bonati, capo del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri. Cinzia Canali e Tiziano Vecchiato hanno presentato ai ricercatori del Mario Negri le soluzioni utilizzate dalla fondazione Zancan nei propri progetti sperimentali in collaborazione con le unità operative partecipanti al laboratorio multicentrico PersonaLAB.

I problemi considerati da PersonaLAB sono distribuiti lungo il ciclo di vita: bambini poveri, deprivati, a rischio di allontanamento, giovani e adulti con gravi disabilità, persone anziane con problemi di ictus, polipatologie, demenza, persone affette da patologie oncologiche.

Si è visto come l’utilizzo delle metodiche utilizzate non solo consente di misurare i risultati, ma anche di amplificarne la portata, prefigurando gli esiti. Il problema tecnico e metodologico è «poterli riconoscere in modo amplificato», con soluzioni di Zoom Approach, per meglio approfondire il rapporto tra azioni realizzate ed esiti conseguiti. Gli studi di evidenza, in particolare dei problemi complessi, possono averne beneficio insieme con l’appropriatezza delle decisioni. Le componenti a disposizione per curare e prendersi cura sono farmacologiche, riabilitative, di supporto relazionale, di valorizzazione delle capacità. La loro diversa combinazione consente di configurare setting operativi in cui promuovere incontri di capacità professionale e non professionale.

Le soluzioni di Zoom approach potenziano le connessioni dell’arco terapeutico. Inizia con l’assessment e prosegue con soluzioni in cui curare e prendersi cura esprimono potenzialità verificabili e misurabili a diversi livelli di esito. Sono riconducibili all’appropriatezza delle prestazioni, al valore della personalizzazione, al concorso al risultato professionale e non professionale. I costi/efficacia riscontrati sono più sostenibili di quelli usuali. La discussione ha evidenziato potenzialità e possibili forme di collaborazione.

3.

Giustizia sociale, sostenibilità e welfare generativo

Per effetto della perdurante crisi economica, le parole «equità» e «giustizia sociale» appaiono con sempre maggiore frequenza all'interno del dibattito pubblico. Ci si interroga su dove tagliare, a chi imporre più sacrifici, su quali settori investire per recuperare produttività e benessere. Ma quali principi si debbono adottare per fare queste scelte?

L'attuale sistema, che amministra molti diritti e pochi doveri e che si fonda sulla raccolta di risorse (attraverso la leva fiscale) e sulla successiva redistribuzione non funziona più. In primo luogo perché stanno aumentando i bisogni complessi e la correlata domanda di intervento e in secondo luogo perché è oggettivamente diminuita l'occupazione fonte delle risorse fiscali e contributive a sostegno del sistema di welfare.

La sfida del futuro si gioca dunque nel passaggio dal welfare attuale ad un welfare a maggior capacità e potenza, rigenerando le risorse senza consumarle, anzi facendole rendere grazie alla responsabilizzazione resa possibile da un nuovo modo di intendere i diritti e i doveri sociali.

A questi temi è stato dedicato l’ultimo incontro ecclesiale di impegno civile e politico del ciclo «Giustizia come bene comune» organizzati dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Rufino di Concordia in Portogruaro (7 febbraio).

«Giustizia sociale, sostenibilità e welfare generativo» è il titolo dell’intervento tenuto da Tiziano Vecchiato.

4.

Patto per la salute

Patto per la Salute. Concluderlo subito. Per aprire un nuovo cantiere sociale: riorganizzare i servizi, assicurare diritti universali. Questo il titolo della lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, al Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, al Presidente dell’ANCI Piero Fassino, sottoscritta dai rappresentanti di importanti associazioni impegnate nel campo dei diritti alla tutela della salute e sociali: Pietro Barbieri (Fish), Giorgio Bignami (Forum Droghe), Stefano Cecconi (Sos Sanità), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele), Enzo Costa (Auser), Giovanna Del Giudice (Forum Salute Mentale), Girolamo Digilio (Unasam), Maria Grazia Giannichedda (Fondazione Basaglia), Gavino Maciocco (SaluteInternazionale), Tiziano Vecchiato (Fondazione Emanuela Zancan), don Armando Zappolini (Cnca).

Di seguito il testo per esteso.

In questi giorni Governo e Conferenza delle Regioni hanno ripreso il confronto sul nuovo Patto per la Salute. È un segnale positivo: perché bisogna mettere subito in sicurezza il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), duramente provato da anni di tagli lineari. Tagli che hanno compromesso il diritto dei cittadini alla tutela della salute e a cure di qualità. Soprattutto in alcune regioni. Per questo la prima decisione concreta del Patto sia quella di decidere il riparto del finanziamento di quest’anno: 109,902 miliardi, comprensivi dei 2 miliardi per evitare i nuovi ticket. Da questo livello si dovranno calcolare gli aumenti, certi, degli anni successivi.

La certezza sul finanziamento serve anche per evitare un uso sbagliato, irresponsabile e insostenibile della spending review, da parte di chi vorrebbe fare ancora cassa con i soldi destinati ai diritti delle persone. Quando invece bisogna colpire sprechi, inappropriatezza, inefficienza - e lottare contro la corruzione e per una sanità trasparente - anche per ottenere risparmi e liberare risorse, che devono restare nel SSN.

Ecco perché il Patto per la Salute va «chiuso» subito, assicurando un finanziamento adeguato.

Ma non basta.

Chiediamo al Governo e alle Regioni di «aprire un cantiere sociale» per la riorganizzazione del sistema socio sanitario.

Grazie alla quale sia possibile garantire il diritto alla Salute, nella sua definizione autentica, sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, … la cui realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a quello sanitario».

Pensiamo a un cantiere di partecipazione democratica, che coinvolga il sindacato confederale e le grandi associazioni impegnate nella tutela dei diritti sociali nel nostro Paese. Per restituire voce e potere ai cittadini e alle loro rappresentanze.

Un cantiere sociale che affronti i bisogni imposti dalla situazione epidemiologica e demografica: le patologie croniche e le non autosufficienze che spesso le accompagnano. Mentre crescono bisogni ad alta valenza sociale. Come nel campo 

delle dipendenze e della salute mentale dove è richiesto un intervento non solo medico, ma anche, e soprattutto, di inclusione sociale e lavorativa.

Bisogna fissare una credibile agenda di priorità:

- prevenzione e promozione della salute, in tutte le età della vita. Agendo sui «determinanti» che fanno salute (o malattia) e che influenzano gli stili di vita: reddito, istruzione, lavoro, ambiente …

- vera integrazione fra assistenza sociale e sanitaria, che deve diventare il cuore della revisione dei LEA sanitari, e per definire i Livelli essenziali delle prestazioni Sociali.

- potenziare i servizi nel territorio (con la riconversione e la riqualificazione della rete ospedaliera e dei ricoveri): assistenza distrettuale, domiciliare, cure primarie, case della salute, servizi di comunità e di iniziativa.

- universalità nell’accesso ai servizi, anche superando un sistema iniquo di compartecipazione, che esclude dalle cure milioni di persone. Perché il diritto alla salute e alle cure non è garantito dal mercato.

Queste priorità sono un’emergenza da affrontare nelle regioni soffocate dai piani di rientro, che devono così cambiare logica; ma sono necessarie in tutte le regioni, anche in quelle fino ad oggi cosiddette virtuose.

Sapendo che una vera riorganizzazione è possibile solo valorizzando e riconoscendo il lavoro nei servizi alla persona, superando le precarietà e i dumping tra settori e professioni. Vogliamo fare uscire l'Italia dalla grave crisi in cui si trova ormai da troppo tempo e contribuire al risanamento e alla rinascita del nostro Paese: facendo diventare la spesa per il welfare un grande investimento, che assicura diritti di cittadinanza, crea buona occupazione, alimenta lo sviluppo. Per farlo serve un grande impegno collettivo. Ecco perché la discussione sul Patto per la Salute deve uscire dalla tradizionale «cerchia degli addetti ai lavori». E aprirsi alla partecipazione democratica.

5.

Formazione e ricerca nel settore dei servizi per l’infanzia e per i giovani

La Fondazione Zancan ha ospitato l’Evaluation Board Meeting del progetto Tempus: «Transnational Academic Careers in Child and Youth Welfare» avviato a fine 2012 (12-13 febbraio 2014). La squadra impegnata nel progetto è composta da tre università europee (Libera Università di Bolzano, Trinity College di Dublino e University of Hildesheim Foundation), due università russe (Moscow State Regional University e Rostov-on-Don State Technical  University), tre università israeliane (The Hebrew University of Jerusalem, Ben-Gurion University of the Negev, Sapir College) e due centri di ricerca, uno israeliano (Haruv Institute) e uno italiano (Fondazione Zancan). I componenti condividono l’interesse a sviluppare la formazione e la ricerca nel settore dei servizi per l’infanzia e per i giovani.

L’obiettivo generale del progetto è quello di rinnovare i curricula degli studi universitari con particolare riferimento all’area dei servizi per l’infanzia e i giovani, migliorando il riconoscimento reciproco dei titoli di studio e la convergenza e l'armonizzazione degli studi universitari secondo le norme dell’Unione Europea. Gli obiettivi specifici sono: sviluppare programmi di studio e corsi per studenti universitari, attuare corsi universitari, creare una piattaforma online per corsi, materiali didattici, reti e supervisione internazionale, promuovere attività di ricerca e networking: ad esempio, con scambio di ricercatori nei laboratori congiunti, raccolta di informazioni sulle borse di studio, laboratorio per progetti di ricerca internazionali, rafforzare le reti tra studenti laureati in Russia, Israele e paesi dell’Unione Europea, stabilire connessioni con i servizi sociali e le organizzazioni non-accademiche. I ricercatori della Fondazione Zancan sono impegnati per sviluppare carriere di studio coerenti con i cambiamenti sociali. In questo progetto è fondamentale costruire reti collaborative tra i soggetti che operano in contesti culturali e politici molto diversi, condividendo idee e soluzioni che guardano al futuro.

6.

Studi Zancan 6/2013

Il sesto numero del 2013 della Rivista Studi Zancan apre con un articolo di Benvegnù-Pasini e Vecchiato sul tema del welfare generativo. In un momento storico in cui la drastica riduzione delle risorse e la crescita dei problemi può far nascere una crisi di fiducia nel futuro, l’articolo dona speranza riportando esperienze territoriali sul modo in cui è possibile «rigenerare capacità e risorse».

Giulia Barbero Vignola e Cinzia Canali nel loro articolo sintetizzano i risultati della sperimentazione Risc (Rischio per l’infanzia e soluzioni per contrastarlo) che ha l’obiettivo di contrastare il rischio di allontanamento dei minori dalla loro famiglia attraverso percorsi di progettazione personalizzata e valutazione di esito degli interventi.

Silvana Tonon Giraldo ci presenta il volume curato da Milena Diomede Canevini e Annamaria Campanini «Servizio sociale e lavoro sociale: questioni disciplinari e professionali» e sottolinea la necessità di favorire occasioni di riflessioni sul lavoro dell’assistente sociale, rendendo visibili gli esiti del proprio operato e incentivando la produzione di documentazione.

La sezione monografica è dedicata ad esperienze di valutazione nell’area dei servizi per minori. Cristina Braida espone le riflessioni nate a seguito della partecipazione di alcuni comuni e del Servizio tutela minori dell’Azienda Ulss 10 al laboratorio multicentrico PersonaLAB sulla valutazione di efficacia del lavoro per progetti personalizzati con bambini e ragazzi che vivono in famiglie multiproblematiche. Altre riflessioni sull’utilizzo della metodologia SP/FO sono raccolte nell’articolo di Federica Biondo, Sabine Krismer, Franca Magnani, Antonella Parisi e Karoline Wieland. Metodologia sperimentata nel Centro servizi alla persona di Ferrara con donne vittima di tratta e nell’ambito dell’Assistenza sociopedagogica di base della Provincia di Bolzano con minori a rischio di allontanamento. Tiziano Vecchiato approfondisce l’approccio che la Fondazione Zancan sta sviluppando nella ricerca di evidenze professionali basate sugli esiti. Nell’articolo l’attenzione è focalizzata sulle condizioni logiche e metodologiche per la definizione degli obiettivi e sul valore che esse possono esprimere per meglio valutare gli esiti.

Nella sezione esperienze Giulia Barbero Vignola ed Elisabetta Neve focalizzano l’attenzione sul modo in cui le persone anziane vivono la solitudine e riportano alcuni suggerimenti (invecchiamento attivo, esercizio fisico, volontariato…) perché non si tramuti in un fattore di disagio. Le riflessioni nascono da un’indagine condotta a San Michele frazione del Comune di Sassuolo.

«Un tesoro di storie» di Maria Chiara Cianfriglia e Federica De Girolami è l’esperienza resa possibile dalla cooperativa Insieme si può - che gestisce alcuni centri per anziani - con l’obiettivo di aprire le strutture per anziani al territorio, favorendo lo scambio tra giovani e anziani, per raccogliere e trasmettere le storie di vita e conoscenze del passato alle nuove generazioni. 

7.

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